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Davide d’Amico, o la forza delle radici

Davide d’Amico, o la forza delle radici

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di Giuseppe Ruggeri

Se è vero, come annota l’antropologo Ernesto De Martino, che ciascuno di noi deve possedere un “villaggio della memoria” per ritrovare e coltivare il senso del proprio esistere, ben si può dire che Davide D’Amico questo luogo non l’ha mai perso di vista. La forza delle radici, nel chirurgo nativo di Mazzarrà S. Andrea pioniere dei trapianti epatici in Italia, è stata difatti la corrente sotterranea che ha deciso i grandi traguardi di una vita lunga e operosa giunta oggi al suo consuntivo.

Classe 1936, Davide D’Amico, Professore Emerito di Chirurgia dell’Università di Padova in quiescenza lavorativa dal 2009, non ha mai smesso di ricevere tributi e riconoscimenti dalla comunità scientifica, ma specialmente dalla massiccia falange di pazienti cui ha regalato una nuova possibilità di vita. 800 (di cui 11 da donatori viventi) i trapianti di fegato effettuati nel corso di un quarantennio che lo ha formato, come professionista e uomo, alla scuola del Prof. Piergiuseppe Cevese, insigne chirurgo e anatomopatologo di origine vicentina. Proprio nella stazione di quella città immersa nella nebbia, umida e impersonale, D’Amico aveva mosso i primi passi di una carriera straordinaria culminata nella successione di Cevese alla guida del reparto da lui diretto. Imprescindibile, per D’Amico, la palestra formativa di Pittsburgh, alla scuola del “grande e geniale” Prof. Thomas Earl Starzl, ove ha appreso la tecnica del trapianto epatico poi esportata in Italia con i successi che conosciamo.

“Le mani del chirurgo” la sua autobiografia, presentata per immagini nell’evento in suo onore ospitato il 9 luglio scorso in un’Aula Magna del Rettorato affollata e partecipe, promosso e organizzato dall’Associazione Mogli Medici Italiani – Sez. Messina, presieduta da Lilly Cavallaro, e dalla Federspev Sicilia, presieduta dal Prof. Antonino Arcoraci. Un lungo e appassionato diario che ripercorre i momenti principali che hanno segnato a un tempo la storia personale di D’Amico e quella della chirurgia nel mondo, fino all’emozione di quel primo trapianto epatico da donatore vivente, avvenuto il 27 ottobre 1997 e trasmesso in diretta durante il congresso della società italiana di chirurgia in corso a Padova, alla presenza dell’allora ministro della salute Rosy Bindi.