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di ROBERTA VILLA
A distanza di un anno dalla scheda “Un vaccino spray nasale contro Covid-19 può essere la soluzione?”, in cui abbiamo parlato di vaccini contro Covid-19 sotto forma di spray nasale, questa linea di ricerca continua a essere prospettata come molto promettente: più facili da somministrare, più resistenti alle diverse condizioni di conservazione e trasporto, più accettabili per la popolazione, soprattutto per chi ha paura degli aghi. La vera svolta sarebbe tuttavia se la diversa via di somministrazione comportasse una maggiore efficacia di questi prodotti rispetto agli esistenti, grazie al fatto di sfruttare la stessa via usata dal virus per entrare nell’organismo [1,2].
I vaccini somministrati per iniezione autorizzati finora in Occidente organizzano infatti la difesa prevalentemente a livello del circolo sanguigno, cosicché il virus non possa diffondersi e proliferare provocando una malattia grave, ma non riescono a impedire l’infezione delle prime vie aeree, né, di conseguenza, il passaggio del contagio ad altri. Evocare una immunità locale che riesca a fare da barriera a livello di naso e gola potrebbe quindi essere una soluzione vincente anche per ridurre la circolazione del virus [3].
Dottore, ma sarebbe possibile avere un vaccino spray nasale contro Covid-19?
Nella scienza le belle idee vanno dimostrate, e ciò richiede tempo. Ci stanno lavorando decine di laboratori in tutto il mondo, affrontando la questione da diversi punti di vista.
Molti ricercatori stanno studiando le caratteristiche della risposta immunitaria a livello delle mucose, e in particolare il ruolo degli anticorpi locali chiamati IgA, evocati dall’infezione e dalle vaccinazioni già esistenti, per capire se davvero questi riescono a opporre una difesa in grado di neutralizzare SARS-CoV-2, anche nelle varianti Omicron attuali [4,5].
Altri ricercatori, invece, stanno mettendo alla prova diversi approcci per trasportare nelle mucose del naso o della gola il materiale capace poi di indurre una risposta immunitaria: per lo più si usano come vettori altri virus innocui, dagli adenovirus già utilizzati per i vaccini da iniettare (come quello di AstraZeneca, Jannsen e Sputnik) a virus influenzali o parainfluenzali attenuati, a quello della stomatite vescicolare, già modificato per produrre in passato un vaccino contro ebola [6,7,8].
Ci sono anche approcci più tradizionali, come il vaccino a subunità proteiche di SARS-CoV-2, una tecnica già largamente sperimentata contro l’influenza, prodotto in Iran e già autorizzato nel paese islamico.
Anche di Sputnik si dice sia già stata introdotta una versione spray, ma esistono solo dichiarazioni del ministro russo della salute, senza dati né conferme ufficiali.
Ma ho sentito di un vaccino contro Covid-19 sotto forma di spray nasale già autorizzato, è vero?
Ha fatto il giro del mondo l’ok a due vaccini anti Covid-19 per spray nasale autorizzati rispettivamente in Cina e in India. Il primo nasce dalla stessa collaborazione con ricercatori canadesi che ha permesso di realizzare il vaccino Cansino, qui semplicemente reso inalabile da naso e bocca come richiamo [8]; il secondo, invece, prodotto dalla Bharat Biotech sempre con un vettore adenovirale, ha ricevuto dalle autorità indiane il via libera anche come ciclo primario in due somministrazioni, attraverso gocce da instillare nel naso, dopo aver ricevuto dall’azienda una documentazione che è stata ritenuta sufficiente.
Di quali prove disponiamo?
Per ora questi semafori verdi sono stati accesi dai due Paesi asiatici anche senza che i risultati di studi di fase III, quelli necessari per dimostrare l’efficacia del prodotto su un’ampia popolazione, siano stati pubblicati. I dati disponibili hanno solo mostrato una risposta migliore e più duratura dopo l’inalazione di Cansino come richiamo in persone che avevano ricevuto due dosi del vaccino inattivato Coronavac, in alternativa a una terza dose con lo stesso prodotto.
Per quanto riguarda il vaccino indiano, l’azienda sostiene di aver dimostrato una superiorità delle gocce nel naso rispetto al suo prodotto iniettabile chiamato Covaxin. In nessuno dei due casi, tuttavia, è stata ancora indagata su una popolazione umana la capacità di questi prodotti di ridurre il rischio di trasmissione del virus, come in teoria si potrebbe sperare facciano, agendo sulle mucose, più di quanto facciano i vaccini utilizzati in Occidente.
Le uniche prove a questo riguardo si riferiscono a oggi a vari vaccini su modelli animali, dove in qualche caso fanno sperare anche in una protezione più ampia, che permetta di non dover continuamente aggiornare i vaccini alle varianti che si vanno selezionando nel pianeta [9,10]. Nulla fa pensare tuttavia, al momento in cui scriviamo, che questi vaccini siano più efficaci nei confronti della malattia grave rispetto a quelli a mRNA attualmente utilizzati nei Paesi ad alto reddito, né che le aziende che già li producono abbiano la possibilità o l’intenzione di cercarne l’autorizzazione da parte delle più severe agenzie regolatorie occidentali.
Due altri grandi studi su 20.000 persone circa in Cina e 40.000 in Africa stanno comunque mettendo alla prova altri due vaccini contro Covid-19 a virus SARS-CoV-2 vivo e attenuato, rispettivamente sotto forma di spray o gocce nel naso. E almeno un altro centinaio di candidati vaccini per spray, inalazione o gocce è attualmente oggetto di studio, anche se solo una ventina ha raggiunto le prime fasi cliniche, in cui si sperimenta la somministrazione in un numero crescente di volontari umani, misurando la risposta immunitaria a livello del sangue e delle mucose.
Dottore, esistono già vaccini nasali o per bocca?
L’idea che la stimolazione locale delle mucose possa proteggere meglio dall’infezione non è affatto nuova. Si basano su questo principio alcuni vaccini tradizionali o più innovativi somministrati per bocca, che favoriscono una barriera più efficace a livello dell’intestino contro microrganismi che hanno una trasmissione per via gastroenterica, come i rotavirus o gli agenti responsabili del colera, del tifo o della poliomielite.
Per quest’ultima malattia, in particolare, le strategie vaccinali dei diversi Paesi hanno affiancato o cambiato nel tempo l’approccio a seconda della condizione epidemiologica. Oggi, in Italia, dove la poliomielite (almeno per ora) è stata eliminata, si ritiene sufficiente proteggere dal rischio di malattia i singoli individui con l’iniezione di un vaccino a virus inattivato; dove invece il virus della polio è ancora circolante, occorre impedire l’infezione e la trasmissione, perché non raggiunga eventuali soggetti suscettibili: in questi casi, si utilizza il vaccino di Sabin a virus vivo e attenuato, sotto forma di gocce da prendere per bocca.
Lo stesso Albert Sabin, incoraggiato dal successo di questo prodotto a cui si deve l’eliminazione del virus della polio dalla maggior parte della superficie terrestre, provò a lungo a creare un vaccino a spray nasale efficace contro il morbillo, senza mai riuscirci. Anche altri tentativi con altre malattie non hanno avuto risultati soddisfacenti. L’unico vaccino per spray nasale autorizzato nei Paesi ad alto reddito è un antinfluenzale pediatrico. Speriamo che contro Covid-19 si riesca a ottenere un maggiore successo.
(Fonte: dottoremaeveroche.it)