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di MARIA CRISTINA VALSECCHI
![la “tiroide pigra” può essere causa di infertilità](https://dottoremaeveroche.it/wp-content/uploads/2022/09/img_tiroide_1-la-tiroide-pigra-puo-essere-causa-di-infertilita-e1663926375916-300x200.jpg)
La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla che si trova alla base del collo, nella parte anteriore, tra la trachea e l’esofago. Produce due ormoni, la triiodotironina (T3) e la tiroxina (T4), che controllano molte funzioni dell’organismo: il metabolismo di grassi, carboidrati e proteine, la frequenza del cuore e dei movimenti respiratori, il funzionamento dell’apparato gastrointestinale e l’assimilazione degli alimenti, la produzione dei globuli rossi. Controllano anche la regolarità del ciclo ovulatorio e la fertilità femminile: sono coinvolti nel processo di maturazione degli ovociti e nella preparazione dell’utero ad accogliere l’ovocita fecondato all’inizio della gravidanza [1].
L’ipotiroidismo o “tiroide pigra”, cioè una produzione insufficiente degli ormoni T3 e T4, altera il funzionamento di tutti questi apparati. In particolare, provoca irregolarità del ciclo mestruale e riduce la probabilità di concepire e dare inizio a una gravidanza.
Rimediare è semplice: è sufficiente assumere quotidianamente levotiroxina, il sostituto sintetico dell’ormone T4, per compensare la carenza di quello naturale. Spetta allo specialista endocrinologo diagnosticare l’ipotiroidismo, prescrivere il trattamento e indicare il dosaggio corretto della levotiroxina, che deve essere aggiornato periodicamente in base ai risultati di specifici esami del sangue.
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Dottore, che cosa si intende con “tiroide pigra” e come si diagnostica il problema?
La causa più frequente di ipotiroidismo è una malattia autoimmune, la tiroidite di Hashimoto. È un difetto del sistema immunitario che produce anticorpi diretti contro la tiroide: l’organismo per errore attacca sé stesso. A lungo andare questi anticorpi compromettono il funzionamento della ghiandola e la produzione di ormoni tiroidei. È una malattia molto diffusa, più frequente nella popolazione femminile che tra gli uomini. Si stima che ne soffra il 10% delle donne in età fertile.
Tante ne sono affette in forma asintomatica, senza saperlo: sono portatrici degli anticorpi anomali, ma la loro tiroide funziona ancora abbastanza bene e la produzione di ormoni è regolare o solo lievemente carente. Col tempo di solito la situazione evolve, la produzione di ormoni cala e si manifestano i sintomi caratteristici dell’ipotiroidismo: stanchezza cronica, sensibilità accentuata al freddo, difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria, secchezza della pelle e fragilità dei capelli.
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Chi accusa questi sintomi dovrebbe parlarne con il medico di famiglia e programmare una visita da uno specialista endocrinologo, che prescriverà gli esami necessari per diagnosticare la tiroidite di Hashimoto: la ricerca degli anticorpi anomali, il dosaggio nel sangue degli ormoni T3 e T4 e dell’ormone tireostimolante (TSH), la cui concentrazione ha un andamento inverso rispetto a quella di T3 e T4, cioè aumenta quanto più il livello degli ormoni tiroidei è carente.
Studi recenti hanno evidenziato che anche un deficit lieve degli ormoni tiroidei può ostacolare i tentativi di concepimento, quindi anche la tiroidite asintomatica può ridurre la fertilità femminile. Per questa ragione, quando una coppia pianifica una gravidanza e ha difficoltà a portare a termine il progetto, tra gli esami prescritti all’aspirante mamma ci sono anche quelli per valutare la funzionalità della tiroide, indipendentemente dal fatto che manifesti sintomi sospetti o meno.
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Che cosa succede in gravidanza in caso di ipotiroidismo non trattato?
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Oltre al rischio di infertilità, pianificare una gravidanza in una condizione di carenza di ormoni tiroidei comporta altri problemi. Se il concepimento va a buon fine e la futura mamma è ipotiroidea ma non sa di esserlo, quindi non assume levotiroxina per compensare il difetto, aumenta la probabilità che vada incontro ad alcune complicazioni ostetriche: interruzione spontanea della gravidanza, parto pretermine e basso peso alla nascita [2]. Inoltre, nel primo trimestre di attesa gli ormoni tiroidei materni sono indispensabili al nascituro per un corretto sviluppo del suo apparato scheletrico e del suo sistema nervoso centrale, fintanto che la sua stessa tiroide non entra in funzione e li produce in autonomia. Una condizione di ipotiroidismo materno non trattata può interferire con l’accrescimento fisico e con lo sviluppo intellettivo del piccolo.
La comunità medica è concorde sul fatto che un marcato ipotiroidismo debba essere trattato in gravidanza per prevenire questi danni, mentre non è ancora chiara l’entità del rischio se ipotiroidismo è lieve e asintomatico. Per precauzione, la American Thyroid Association raccomanda di sottoporsi a esami di controllo della funzionalità della tiroide a tutte le donne che pianificano o non escludono una gravidanza e hanno sintomi sospetti di ipotiroidismo, oppure non accusano sintomi ma hanno precedenti di patologie della tiroide tra parenti di primo grado, sono affette da diabete di tipo 1 o da un’altra patologia autoimmune, hanno 30 anni o più [3]. In base al risultato degli esami, spetta poi all’endocrinologo e al ginecologo decidere se intraprendere una terapia. La levotiroxina è innocua per il feto.
(Fonte: dottoremaeveroche.it)