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Uno dei disturbi digestivi più comuni è quello determinato dalla risalita dell’acido cloridrico gastrico dallo stomaco nell’esofago, ma a tale livello crea dei danni, questo può indurre complicazioni anche gravi
Il bruciore di stomaco è il sintomo principe nella malattia da reflusso, ma i danni prodotti dall’acido all’esofago possono determinare sintomi fuorvianti come “un nodo alla gola”, difficoltà alla deglutizione, dolore retrosternale, tosse o peggioramento di sintomi respiratori quale l’asma.
La causa della suddetta sintomatologia è rappresentata dall’esofagite che, se persistente, può determinare cicatrici e stenosi esofagee. La sua guarigione, a volte porta alla condizione nota come “esofago di Barret”.
Tale quadro si configura quando il rivestimento dell’esofago viene danneggiato dal reflusso acido, che provoca a tale livello flogosi e ispessimento del rivestimento.
Mentre il bruciore epigastrico è il segno principale dell’sofagite da reflusso nel caso dell’esofago di Barrett non si hanno sintomi, ma si ha una più elevata probabilità di sviluppare un cancro esofageo. Per questo è importante una costante monitorizzazione per individuare precocemente l’eventuale presenza di cellule precancerose.
Il rischio maggiore per questa patologia ce l’anno:
• Uomini bianchi di età superiore ai 50 anni.
• Persone con storia familiare di esofago di Barrett o cancro esofageo.
• Persone che fumano.
• Le persone con grasso addominale in eccesso.
• Pazienti con reflusso di lunga durata che durano più di cinque anni.
È opportuno, con tre dei suddetti fattori di rischio, di sottoporsi a una esofago-gastroscopia di screening.
L’incidenza dell’esofago di Barrett va dal 10% al 15% delle persone con malattia da reflusso gastro-esofageo. Un paziente su 200 con esofago di Barrett all’anno svilupperà un adenocarcinoma esofageo.
La terapia è rappresentata dagli inibitori della pompa protonica ma bisogna evitare fattori scatenanti, come caffè, alcool e fumo.