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Intervista al dr. Giacomo Caudo, Presidente Ordine dei Medici della Provincia di Messina di Giovanni Frazzica.
La conversazione, condensata in 5 punti su temi di grande attualità, ha dato modo al Presidente Caudo di dare risposte puntuali su temi che in questo momento sono paticolarmente attenzionati dai cittadini che vivono momenti di difficoltà e di ansia per la situazione in cui versa la Sanità.
1) C’è una preoccupazione crescente che riguarda la carenza di personale medico, come si può superare?
Esiste una reale preoccupazione per la carenza di personale medico, ma direi sanitario, che sta mettendo a repentaglio un’adeguata assistenza sanitaria. Appare francamente quasi impossibile porre rimedio nel breve periodo a tale carenza perché in base alla normativa vigente in Italia, i medici che possono operare nel servizio sanitario nazionale, devono necessariamente essere in possesso di diploma di specializzazione.
Per poter formare uno specialista mediamente occorrono quattro anni e lo Stato ha incrementato notevolmente il numero degli specializzandi in questi ultimi due anni, ma per poterne vedere i risultati occorre ancora qualche anno.
2) in prospettiva può servire l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina?
In Italia esiste il numero programmato in medicina e tenuto conto che la formazione è in massima parte in carico allo Stato, concettualmente non si può non essere d’accordo con la programmazione. Infatti creare un numero eccessivo rispetto alle esigenze, rappresenterebbe uno spreco oltre a determinare una ingiustificata forma di disoccupazione intellettuale. Ma occorre notare che il vero problema, nel nostro paese, non è il numero dei medici ma il numero dei medici in possesso del titolo specialistico.
L’errore fatto dal nostro Paese è quello di non avere sincronizzato il numero dei medici che ogni anno di laurea, col numero delle borse di studio di specializzazione. Ciò ha determinato che nonostante ci fosse presenza di medici, gli stessi non potevano operare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale determinando una enorme emigrazione di medici dall’Italia verso gli altri paesi. Infatti, le statistiche confermano quanto detto con una migrazione di circa mille medici l’anno, negli ultimi dieci anni.
3) dopo l’importazione di medici cubani in Calabria, potrebbero esserci altre emergenze da tamponare con gli stessi criteri?
Si tratta certamente di soluzioni tampone che possono essere accettabili in condizioni di grave emergenzialità. Naturalmente deve essere garantita la sicurezza delle cure e quindi la qualità prestazionale che non può non passare dal rispetto delle normative vigenti nel nostro paese.
4) Preoccupa la difficoltà in cui versano alcuni Ospedali, in particolare Barcellona, Mistretta, S. Agata e Taormina?
Esiste una giustificata preoccupazione sulle difficoltà in cui versano la maggior parte delle strutture ospedaliere a causa di un sottostimato finanziamento. Quando la coperta è corta, spesso sono gli estremi a restare scoperti, e tenuto conto che i citati presidi ospedalieri fanno capo ad un’unica Azienda, risulta quasi consequenziale che alcuni di essi ne pagano maggiormente le conseguenze. La preoccupazione si acuisce tenuto conto che è necessaria un’assistenza sanitaria che richiede l’integrazione di più branche specialistiche, per cui anche una deficienza di una di esse si ripercuote pesantemente sulla risposta assistenziale.
5) Va migliorato, nell’interesse del paziente, il rapporto tra sanità pubblica e sanità privata?
La risposta è ovviamente positiva, tenuto conto che l’assistenza pubblica non riesce a coprire interamente la domanda di salute dei cittadini. Bisogna però evitare il rischio di una sovrapposizione di offerta, cercando così di privilegiare una forma di collaborazione che sia quanto più possibilmente integrativa. La situazione economica deficitaria impone di evitare inutili doppioni che finirebbero per essere uno spreco.
(Fonte: mondonuovonews.com)