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La World Obesity Day una realtà sempre più diffusa

La World Obesity Day una realtà sempre più diffusa

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di Antonino Arcoraci

        Il 4 marzo 2023,la World Obesity Federation, ha dichiarato con la World Obesity Day in tutto il mondo, che l’obesità “non è una colpa, ma una malattia”.

        La Giornata, istituita nel 2015, mira, ogni anno, a ricordare che questa patologia tocca oltre 1 miliardo di persone. In Italia secondo dati del 4° Italian Barometer Obesity Report del 29 novembre 2022 – 25 milioni di cui 6 milioni, il 12% della popolazione adulta in sovrappeso, il 26,3% della popolazione bambini e adolescenti, dai 3-17 anni, obesi.

        Un numero impressionante, un’epidemia “flagello globale”, “una vera e propria emergenza” che ha bisogno di “una svolta radicale” come giustamente ha detto Orazio Schillaci nostro ministro della Salute.

        Un numero rilevante che tende sempre a crescere nel tempo, che potenzia il rischio di malattie non trasmissibili, inclusi i tumori, le malattie cardiovascolari, le autoimmuni,il diabete tipo 2, le patologie infiammatorie croniche, la predisposizione alle patologie allergiche, alla riduzione della sorveglianza immunitaria, alle malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer.

        La malattia non dipende solo dalla cattiva autogestione dei pazienti e tanto meno dalla volontà. Alla base del processo, ci sono alterazioni metaboliche geneticamente determinate dipendenti o condizionate da variazioni ormonali che portano alla riduzione della spesa energetica, spesso all’aumento dell’appetito, alla riduzione del senso di sazietà. Incidono anche fattori alimentari, ambientali; incide il “marketing digitale di prodotti alimentari malsani per i bambini e incide la proliferazione dei giochi online sedentari”.

        Sovrappeso e obesità che, fino pochi decenni fa erano sinonimo di ricchezza e di opulenza, oggi, conosciuti meglio, si dimostrano problema per la salute che coinvolge la società intera e diventa problema economico, sociale, elemento di discriminazione, spesso bullismo tra bambini.

        Del sovrappeso e delle obesità si interessa l’OMS e soprattutto il mondo medico scientifico che, alla luce delle moderne conoscenze, lancia un vero allarme. Le informazioni, soprattutto i pericoli, vengono divulgati in maniera universale – l’Obesity Day fa la sua parte- viene sottolineata l’importanza della malattia, viene sfatato lo slogan americano “il grasso e bello”; si fa cultura a tutti i livelli, ad incominciare dalle scuole.

        “Cambiare le prospettive” è stato il messaggio della World Obesity Day 2023 e, in Italia, su iniziativa dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, World Obesity Federation, SIO – Società Italiana dell’Obesità, Io Net – Italian Obesity Network, Open Italy, Obesity Policy Engagment Network, Amici Obesi – con gli auspici di ADI (Associazione di Dietetica e Nutrizione Clinica), AMD (Associazione Medici Diabetologi), AME (Associazione Medici Endocrinologi), IBDO Foundation, SICOB (Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità), SID (Società Italiana di Diabetologia), SIE (Società Italiana di Endocrinologia), SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica), SIMG (Società Italiana di Medicina Generale), si è andati nelle piazze, si è fatto screening, sono state date le informazioni per prevenire oltre che per curare.

        A Messina, città scelta tra la 4 città italiane, per l’Obesity Day, sono state coinvolte le scuole. Elena Romano e Maria Rosa Pinizzotto della 3^ A e Salvatore Pio Andreoli e Salvatore Lombardo della 4^ A Liceo Galilei di Spadafora, hanno istituito il “movimento SPA.DAFORA”, un progetto per la Formazione-Educazione-Dieta (FED) organizzato dall’ASP. In piazza Unione Europea, i ragazzi sotto lo striscione “Bambini in piazza per la Salute” e con lo slogan “Cambiamo i punti di vista: parliamo di obesità“, sostenuti dal Comitato Uisp, dalla Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica, dalla Croce Rossa, giocando, hanno accompagnato gli specialisti che hanno dato “consigli alimentari, fatto screening con il controllo del peso” e il “giro vita”. “Lavorando su più fronti”, hanno coinvolto le famiglie, le altre scuole, il mondo dello sport locale. Sono stati distribuiti Vademecum indicativi di consigli salutistici sempre rapportati all’età.

        La dieta mediterranea, dal 2010 patrimonio culturale immateriale sancito dell’UNESCO, ora divenuta patrimonio universale, non è la sola. La Fondazione Valter Longo Onlus che si basa su percorsi di Assistenza Nutrizionale per i pazienti in sovrappeso o obesi, detta “Linee guida” che sono basate sui principi della “Dieta della Longevità”. Attingono alle regole e alle abitudini della tavola dei “centenari” e degli anziani più longevi e suggeriscono un Menù 100% vegetale (o quasi) che al primo posto consiglia: adottare un’alimentazione il più possibile a base vegetale (legumi, ortaggi, frutta) e di pesce (2 o 3 volte a settimana), evitando quello ad alta percentuale di mercurio. Usare Olio extravergine d’Oliva, da consumare in quantità relativamente alte, dai 50 ai 100 ml al giorno. Al secondo: assumere ricche porzioni di carboidrati complessi (pomodori, broccoli, carote, legumi, ecc.) e inserire fagioli, ceci, piselli, come principale fonte di proteine. Al terzo: eliminare dal proprio menù i Junk Food e quelli ricchi di zuccheri semplici; privilegiare alimenti ricchi di grassi insaturi, come salmone, noci, mandorle, nocciole, e poveri di grassi idrogenati e trans, come quelli dei prodotti industriali e confezionati. Al quarto: mangiare due pasti e uno spuntino (per mantenere o ridurre il peso è consigliabile uno schema alimentare 2 + 1: colazione, pranzo e spuntino alla sera, oppure, colazione, spuntino a pranzo e pasto principale alla sera). Al quinto: fare colazione dopo le 8 e cenare prima delle 20, oppure consumare il primo pasto della giornata alle 9 e la cena prima delle 21.

        Sempre a Messina,come ha scritto Rita Serra, si è parlato di Medicina e sport. E’ stato svolto un programma di sport che ha coinvolto i bambini dai 2 ai 12 anni. Il programma, prima illustrato nella sede del Comune, comprensivo di varie attività motorie – dal mini calcio, basket, volley, hip hop, hula hoop, ai percorsi di giochi per i più piccini – ha coinvolto tutti: esperti e partecipanti. Ha sensibilizzato i presenti e impegnato l’assessore al Comune Massimo Finocchiaro a prendere l’impegno di “riqualificare” gli impianti sportivi che, con le scuole, rappresentano i presìdi di riferimento”.

        Finalmente, la città si è fatto un programma: opererà in questo settore di cui io e Santino Morabito dell’Endocrinologia e Malattie del ricambio dell’Ospedale Piemonte ci siamo sempre interessati. Per anni ci siamo sforzati di fare conoscere – a partire dalle scuole e dalle famiglie – il problema che già negli anni ’80 del secolo scorso era allarmante e sottovalutato. Finalmente la comunità capisce che “L’obesità è una sfida irrisolta di salute pubblica” che “colpisce e condiziona la vita di troppe persone”. Che, come ha sottolineato Santino Cannavò presidente di Uisp Messina, habisogno di tanto lavoro esu più fronti per arginare il problema. Ha bisogno il coinvolgimento della famiglia, di renderla edotta e responsabile per essere capace di fare in sintonia con la scuola e lo sport.

        Paolo Sbraccia, vicepresidente IBDO Foundation, in rappresentanza della World Obesity Federation ritiene essenziale “Investire molto nella prevenzione, nella gestione e nel trattamento dell’obesità”. Lo considera “azione economicamente vantaggiosa per i governi e per i servizi sanitari”. “Gli investimenti – egli scrive – possono aiutare a raggiungere gli obiettivi fissati dall’OMS per contrastare l’aumento dell’obesità e ottenere la riduzione del 25% della mortalità per le malattie non trasmissibili ad essa associate». Lo considera una necessità, un dovere da portare avanti nel tempo, ognuno nel suo ruolo.

        L’Italia comincia sentirlo e impegna il Parlamento: l’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete ha già fatto la sua richiesta perché l’obesità non resti una “condizione” ma sia qualificata “malattia ufficialmente dichiarata” da “includere nei LEA” a cui dare dignità e garantire cure nell’interesse dei malati.