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di Antonino Arcoraci
Di ambiente e salute se ne parla da tanto….in tutto il mondo, anche se l’attenzione è relativamente recente e motivata dal cambiamento climatico e dai danni ad esso connessi. L’Italia, già nel 1996 ha lanciato il suo allarme e in Veneto è nata l’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) con l’interesse di controllare, recuperare e tutelare l’ambiente, mirando alla prevenzione e alla promozione della salute collettiva: ambientale e umana. A raccogliere le conoscenze e a prendere coscienza del problema che non è solo locale, è nazionale, è mondiale.
Lentamente tutti gli Stati sanno che l’ambiente interferisce sulla salute dell’uomo, del mondo animale in genere e del mondo vegetale; che l’uomo interferisce sulla salute dell’ambiente, fa parte integrante dell’ambiente, risente della salute dell’ambiente. Incominciano a parlare di rischi e di tutela della collettività, avanzano proposte per un Piano di Azione su Salute e Ambiente, prendono coscienza che la salute fisica e mentale – come scritto da Antonio Dezio – è diretta espressione delle relazioni sociali ottimali all’interno dell’ambiente globale in cui l’uomo vive…dalla singola abitazione umana, fino a tutta l’atmosfera. Legano il concetto di salute all’uomo e al suo habitat fatto di lavoro, di famiglia, di territorio, di biosfera. Lo chiamano: equilibrio ecologico.
L’OMS, in un suo recente rapporto, riconosce l’uomo responsabile delle deficienze infrastrutturali croniche, dell’inquinamento industriale, delle modifiche idrogeologiche e della vulnerabilità sismica dell’area geografica, dell’inquinamento a livello globale. Insieme alla Fao, l’Unep e Woah, lanciano una vera e propria call to action per potenziare l’approccio One Health, un “modello sanitario” che si basa sull’integrazione di discipline diverse mirando a recuperare. Mandano l’invito a tutte le popolazioni perché sappiano gestirsi in ogni momento della giornata e lo motivano: la
qualità della vita non è disgiunta dall’ambiente, dipende dall’ambiente, dall’equilibrio uomo-ambiente. Parlano di salute ambientale e chiedono il coinvolgimento della comunità sanitaria mondiale. Individuano 17 azioni – già definite dall’Agenda di Ginevra – per raggiungere entro il 2030 il miglioramento della Condizione ambientale a garanzia della salute planetaria degli uomini: povertà zero, fame zero, salute e benessere, istruzione di qualità, uguaglianza di genere, acqua pulita e igiene, energia pulita e accessibile, lavoro dignitoso e crescita economica, industria innovazione e infrastrutture, ridurre le diseguaglianze, città e comunità sostenibili, consumismo e produzione responsabile, agire per il clima, la vita sott’acqua, la vita sulla terra, pace giustizia e istruzioni forti, patinership per gli obiettivi.
L’argomento Ambiente e salute entra in agenda nei vari G20. L’uomo come persona e l’ambiente nella sua globlità, sono sempre attenzionati. Sono stati stilati programmi, sono state proposte delle scadenze, ma fino ad ora, sono mancate le decisioni. In ogni occasione di incontro son prevalsi gli interessi nazionali, specie di natura economica e, pur se riconosciuto che il problema va affrontato in modo unitario, il tema è stato sempre rimandato.
L’inquinamento globale aumenta, l’acqua a tutti non viene garantita, l’energia pulita non è stata attenzionata a sufficienza, i sistemi alimentari sani non vengono tutelati, la crescita delle città non è stata codificata a dimensione umana.
Questo porta all’avanzamento della deforestazione, all’aumento della temperatura con i suoi effetti devastanti sul cambiamento climatico, all’aumento delle aree contaminate, alla perdita della biodiversità.
L’OMS lo denuncia, i governi ne prendono atto. Gli uomini ne sono a conoscenza, ma la stragrande maggioranza di loro non afferra il senso. Un pò per ignoranza, un po’ per negligenza, un po’ per interesse, continuano a sentirsi liberi e abusano. Non si sentono responsabili. Non sono istruiti sufficientemente, non conoscono le norme comportamentali e, se le conoscono, spesso non si attengono. In Italia e in tutto il mondo, pure con le variabili.
E dire che in tutto il mondo, la salute umana vuole essere protetta. La nostra Carta costituzionale, all’articolo 32, sancisce La tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e la supporta con gli art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, 3: eguaglianza e giustizia; 9: la tutela della ricerca scientifica e del paesaggio come bene, e 41: l’economia non deve arrecare danno alla salute, alla sicurezza.
Specie nelle grandi città dove c’è la maggiore densità urbana…dove è necessario riqualificare e rigenerare. Dove Urban Health e One Health devono correre sullo stesso binario, perché, come ha dichiarato il nostro sottosegretario di Stato alla Salute, Marcello Gemmato: il benessere dei cittadini è incentrato su un approccio olistico che vede salute umana, animale e ambientale strettamente correlate fra loro.
Questo nuoce. Le patologie da inquinamento ambientale sono in continuo aumento: dalle deficienze immunitarie, alle neoplasie, dalle malattie polmonari, all’ictus, alle demenze, alle malattie renali e metaboliche.
E’ tempo di istruire gli uomini a tutti i livelli, in tutti i settori, a partire dalla scuola dell’obbligo. E’ tempo di fare della salute, una materia di insegnamento“trasversale”, fin dall’infanzia. Di promuovere e applicare norme che aiutano la salute fisica e mentale: dalla prevenzione medica, all’incremento degli investimenti in agricoltura nei paesi poveri; di fronteggiare le emergenze, sostenere programmi di aiuto – ad iniziare dalle piccole cose – nella quotidianità, per tutti. E’ tempo di adottare uno stile di vita salutistico: camminare, non fumare, non bere alcoolici, bere molta acqua, non inquinare l’ambiente in cui si vive.
Specie nelle grandi città dove c’è la maggiore densità urbana. Oggi, il 37% della popolazione italiana vive in aree Metropolitane. L’inquinamento da smog, a Nord, è pressoché quotidiano nel periodo invernale. Lo Stato ne è consapevole e, per agevolare la riqualificazione dell’area urbana e rigenerare le aree ad alto rischio, presenta al Senato, la versione aggiornata del Manifesto
“La Salute nelle Città: Bene Comune”, che era già stato proposto nel 2016.
Questo Manifesto, costruito per un nuovo modello di Health City, è stato realizzato grazie al contribuito di oltre 200 esperti e 36 tra Istituzioni, enti, università, società scientifiche. In 10 punti definisce le linee fondamentali per una città vivibile, quale che sia la latitudine. Li concentra al “bene comune” che è benessere fisico, mentale e sociale: – Ogni cittadino ha diritto a una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano; Bisogna rendere la salute il fulcro di tutte le politiche urbane; Assicurare un alto livello di alfabetizzazione e di accessibilità all’informazione sanitaria per tutti i cittadini e inserire l’educazione sanitaria in tutti i programmi scolastici con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano; Incoraggiare stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle comunità e nei contesti familiari; Promuovere una cultura alimentare e la lotta alla povertà alimentare; Ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo; Sviluppare politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale e alla creazione di una vita salutare; Creare iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili; Intervenire per prevenire e contenere l’impatto delle malattie trasmissibili infettive e diffusive, promuovendo e incentivando i piani di vaccinazione, le profilassi e la capacità di reazione delle istituzioni coinvolte con la collaborazione dei cittadini; Considerare la salute delle fasce più deboli e a rischio quale priorità per l’inclusione sociale nel contesto urbano; Studiare e monitorare a livello urbano i determinanti della salute dei cittadini attraverso una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende Sanitarie, centri di ricerca, industria e professionisti.
L’Italia, già nel PNP (Piano nazionale Prevenzione) 2020-2025 ha adottato gli obiettivi per l’Agenda 2030. Ha previsto 3 linee strategiche: – Promozione di interventi di advocacy nelle politiche di altri settori (ambiente, trasporti, edilizia, urbanistica,
agricoltura, energia, istruzione);- Promozione e rafforzamento degli strumenti per facilitare l’integrazione e la sinergia tra i servizi di prevenzione del SSN e le agenzie del Sistema nazionale di protezione ambientale SNPA; – Adozione di interventi per la prevenzione e riduzione delle esposizioni ambientali (indoor e outdoor) e antropiche dannose per la salute.
Con queste “linee strategiche”, come si evince dal Piano nazionale della prevenzione riferito all’ambiente clima e salute, aggiornato nel maggio 2022, ha inteso: promuovere lo sviluppo di conoscenze e l’integrazione delle competenze tra gli operatori della salute e dell’ambiente sulla sorveglianza epidemiologica, la valutazione di impatto sanitario da esposizione a fattori ambientali antropici e naturali, anche cumulativo rispetto a più fattori e sorgenti inquinanti, la comunicazione e la gestione integrata dei rischi; realizzare e documentare attività in materia di sicurezza chimica di cui al REACH/CLP (controllo, formazione, informazione e altre attività), favorendo sinergia/integrazione con attività di specifici settori (es. biocidi, fitosanitari, fertilizzanti, cosmetici, edilizia, ecc.), rafforzando nell’ambito delle attività concernenti gli ambienti di vita e di lavoro le competenze in materia di valutazione e gestione del rischio chimico; implementare le buone pratiche sanitarie in materia di sostenibilità ed eco-compatibilità nella costruzione, ristrutturazione e “efficientamento” energetico degli edifici anche in relazione alla presenza di sostanze chimiche, biologiche e fisiche, promuovendo l’applicazione di misure atte a raggiungere l’eliminazione della presenza di amianto e contribuendo alla conoscenza del suo impatto ambientale e sanitario; migliorare la qualità dell’aria…. promuovendo interventi intersettoriali per rendere le città e gli insediamenti umani più sani, inclusivi e favorevoli alla salute, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili; promuovere interventi informativi nel settore delle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, naturali e antropiche e l’adozione di Piani di Sicurezza delle acque (PSA); prevenire gli effetti ambientali e sanitari avversi causati dalla gestione dei rifiuti, particolarmente in situazioni dove sono riconosciute elevate pressioni ambientali,
come ad esempio i siti contaminati, tenendo conto delle condizioni socio-economiche nell’ottica del contrasto alle disuguaglianze; rafforzare le capacità adattive e la risposta della popolazione e del sistema sanitario nei confronti dei rischi per la salute associati ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi e alle catastrofi naturali e promuovere misure di mitigazione con co-benefici per la salute; promuovere l’applicazione di misure per ridurre l’impatto ambientale della filiera agricola e zootecnica, nella gestione degli animali selvatici e nell’igiene urbana veterinaria.
Ha seguito la strategia intersettoriale integrata mirata a ridurre le malattie e le morti premature evitabili correlate all’impatto ambientale e sostenuto le pratiche produttive che tutelano la salute e il benessere delle persone e degli animali.
Il Governo Meloni ha spostato sul Fondo sanitario nazionale per i prossimi 3 anni, 7 miliardi e 50 milioni: 2 miliardi e 150 milioni per il 2023, 2 miliardi e 300 milioni per il 2024 e 2 miliardi e 600 milioni per il 2025. Ma servono anche modelli organizzativi, nuove idee, nuovi approcci per cambiare “la prospettiva”: la spesa sanitaria non deve essere più considerata una spesa, ma diventare un investimento.
Antonio Decaro, presidente Anci che prevede una sempre maggiore crescita dei grossi centri urbani, considera devastante l’aumento di CO2, si augura che le politiche sociali, culturali ed economiche portino a uno sviluppo urbano consapevole e, sulle linee definite dall’OMS, applichino l’Obiettivo 11, “Rendere le città inclusive, sicure, resilienti”.
Purtroppo siamo in ritardo. L’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico sono in fase assai avanzata. Arrestare il percorso in negativo, è sempre più difficile.
Come emerge dalle Giornate Italiane Mediche per l’Ambiente (GIMA, Pisa, aprile 2023) volute dalla Fnomceo, dall’Associazione Medici per l’Ambiente (Isde) Italia e dall’Associazione Italiana di Epidemiologia (Aie), i due fenomeni agiscono sinergicamente sulla salute umana, contrastando o riducendo l’efficacia delle terapie.
Bisogna prenderne atto. L’etica impone di agire. Ognuno in prima persona, deve sentirsi responsabile, collaborativo e
disponibile per le piccole e le grandi cose che sono di impatto sulla Terra. Nella quotidianità deve seguire i 10 consigli di Angela Barberi: comprare e consumare più frutta e verdura, specialmente se di stagione; nell’igiene e cura personale, limitare la plastica e usa e getta, sostituire lo spazzolino con uno di bambù, adoperare bagnoschiuma e shampoo in saponetta; sostituire le lampadine di casa con lampadine a led a basso consumo e staccare dalla presa i dispositivi in standby; provare a riciclare più acqua possibile e ridurre lo spreco chiudendo attentamente i rubinetti; riciclare i vecchi dispositivi elettronici presso dei centri specializzati oppure acquistare dispositivi ricondizionati; cucinare più spesso, evitare di acquistare prodotti già pronti sia al supermercato che in delivery; al supermercato prediligere i prodotti bio; non usare i dispositivi mentre sono in carica; svuotare spesso la casella di posta, anche se non sembra, le e-mail hanno un impatto sul nostro pianeta; trovare dei modi simpatici per riutilizzare vasetti e articoli vari. “One-Health” è stretto collegamento e interdipendenza tra la salute degli esseri umani, quella degli animali, delle piante e dell’ambiente in generale (compresi gli ecosistemi). E’ modello di integrazione e di collaborazione che permette di prevenire efficacemente le malattie in cui ogni uomo ha la sua parte.
Papa Francesco ricorda che Non possiamo pretendere di essere sani in un pianeta malato!