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“Messina tra macerie e incanti”: I ritratti di Antonello

“Messina tra macerie e incanti”: I ritratti di Antonello

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di Giuseppe Ruggeri

“Messina tra macerie e incanti” di Giuseppe Ruggeri, con prefazione a cura di Sergio Di Giacomo, è una raccolta di articoli, conferenze e introduzioni che l’Autore ha collazionato e stampato in proprio, per offrire ai lettori uno spaccato di vita cittadina ripercorso attraverso personaggi, libri ed eventi della sua storia. Ma anche attraverso i numerosi musei, presenti in città e dintorni, testimoni della memoria cittadina. Una memoria segnata da grandi catastrofi ma pure dalla tenace volontà di risorgere dalle proprie ceneri dopo ogni disastro.

Parecchie ancora, a Messina, le “macerie” di tante distruzioni, dietro le quali, però, occhieggiano altrettanti “incanti” che un occhio innamorato, come quello dell’Autore, non può non cogliere e far assurgere a simbolo dell’auspicato rinascimento di un’Urbe che fu un tempo – così come la definirono i nostri padri Latini – “civitas locupletissima”.


Nel suo breve ma corposo saggio dal titolo “Cristologia dipinta – L’umanesimo di Antonello da Messina” (Centro Studi Cammarata Edizioni Lussografica pp. 88, 2018), Mario Dal Bello, storico dell’arte e giornalista, traccia un interessante percorso della vita e dell’arte di Antonello da Messina. Rimarcandone (e non se ne parlerà mai abbastanza) i caratteri di umanità e libertà, mutuati dalla frequentazione assidua di grandi scuole pittoriche, ma soprattutto la sua geniale capacità di anticipazione di spunti estetici e contenutistici che saranno poi propri del futuro Rinascimento.

Nella pittura di Antonello (che ha “incantato” il mondo, trasferendo nei suoi dipinti la Messina del suo tempo) il lento e sovente travagliato passaggio dall’arte tardo-bizantina ai modelli rinascimentali approda a un certo punto a un maturo concetto d’incarnazione piena e consapevole di Cristo nella storia. Nella cristologia antonelliana – secondo Dal Bello – vibrano difatti le corde di un umanesimo assai lontano dalla fredda ieraticità delle rappresentazioni pittoriche medievali. Il Cristo di Antonello è piuttosto raffigurato come un individuo

in carne e ossa che soffre intensamente, e la cui lacerante passione riesce a riscattare il peccato proprio in funzione della sua straordinaria carica umana.

La sezione centrale del saggio è dedicata alle varie raffigurazioni pittoriche della Madonna, il cui culmine artistico è notoriamente rappresentato dall’”Annunciazione” custodita presso il Palazzo Abatellis di Palermo. La rara perfezione delle linee e la profonda serenità della fisionomia dipinte nel momento della rivelazione della divina maternità ne fanno uno dei capolavori dell’arte sacra di ogni epoca.

Un umanesimo vivo e composito ispira infine il pennello dell’insigne artista messinese nella realizzazione dell’ampia – e innovativa – ritrattistica di cui egli si conferma assoluto maestro. Una galleria di personaggi fissati in espressioni definitive eppure sempre cangianti – come il “Ritratto d’uomo”, custodito al Museo Mandralisca di Cefalù, che Leonardo Sciascia, con felice aforisma, definì “archetipo stesso della somiglianza”, a esemplificare l’estrema mutevolezza fisionomica dei “tipi” di Antonello, ritrattista-psicologo per eccellenza, che vi trasfonde con abile gioco di luci e spirito moderno la propria concezione religiosa della vita.

Senza mai tuttavia rinunciare, come si è scritto poc’anzi, a umanizzare il sacro che così viene ancor più ed efficacemente innestato nella storia dei tempi.