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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “1000 e 1”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “1000 e 1”

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di Filippo Cavallaro

Ormai da parecchi anni uso una frase del grande Leonardo da Vinci, ricordo che era ancora in uso la lavagna luminosa ed i fogli “lucidi” trasparenti. La usavo per invitare a non aver timore del dubbio nella pratica clinica di fisioterapia. La frase è “La esperienza non falla mai, ma sol fallano i nostri giudizi”.
Sostanzialmente Leonardo ci conferma che l’esperienza è vera, come direbbe Karl Popper, “è vera” perché l’esperienza si realizza nel Mondo 1, il giudizio è poi l’elaborazione attraverso quel vissuto nel Mondo 2, che per essere espresso come giudizio dovrà trovare i tempi ed i modi nell’unico mondo condiviso che è il Mondo 3.
Un testo più antico del “Libro di Pittvra” di M. Lionardo da Vinci, dove è scritta la frase, è quello dei racconti di Sindbād il marinaio, che riporta storie della tradizione orale orientale.
La frase sull’esperienza per il grande Maestro è legata all’esercizio del guardare per vedere, per saper cogliere ciò che ci rivela la natura attraverso l’osservazione. Si tratta di una osservazione penetrante, ricomponendo in essa la logica delle discipline scientifiche: fisica; matematica; geometria; anatomia; ottica. Questi contenuti dell’opera pittorica elevano la pittura avvicinandola alle arti liberali e speculative nobili: filosofia; poesia; teologia.
Di Sindbād e delle sue avventure sappiamo perché presente nella raccolta “Le mille e una notte”. Alcuni riferimenti fanno risalire il racconto a personaggi realmente vissuti nell’ottavo secolo dopo cristo alla corte di Harun al – Rashid califfo di Bagdad. Succede che dalla fine della 536ª notte viene narrata la storia del primo viaggio di Sindbād il marinaio, un viaggio dettato dal cercare fortuna per mare. Il marinaio scende ad esplorare un’isola con una vegetazione di alberi e prati, con lui anche altri passeggeri, ma appena accendono il fuoco per far da mangiare, l’isola cominciò a muoversi rivelandosi un pesce gigante su cui degli alberi avevano messo radici. Il pesce si inabissò e la maggior parte delle persone annegarono, anche Sindbād venne ritenuto morto, invece lui aggrappatosi ad un barile, riuscì ad essere spinto dalle correnti verso un’isola il cui re lo prende sotto la sua protezione.
Leonardo da Vinci nel suo testo, da altri consigli, e, di questi alcuni validi alla riflessione in questa noterella:

  • Uno è quello di “non applicare le conoscenze pratiche senza avvalersi del conforto scientifico”. Lo riconduco a tecniche che hanno una tradizione millenaria, … come il massaggio, che traggono molto dall’esperienza trasmessa e dall’esperienza diretta sul campo, in modo che il professionista fatta propria la tecnica la vivifichi con il suo personale contributo applicativo. Così sarà chiaro per il paziente, e per il suo corpo, che la mano trattante, e il “tocco” che lo sta curando, è specifico di Tale professionista, piuttosto che di Caio. Nel contempo il professionista non può essere solo esecutore meccanico in quanto il supporto delle conoscenze scientifiche hanno dato l’opportunità di sapere il funzionamento corporeo anche in termini di microbiologia e di biochimica, ma anche di etno antropologia e sociologia.
    Si mettono a disposizione del professionista non più solo il “tocco”, ma anche il significato delle modificazioni biologiche che esso può indurre e del significato culturale sul rispetto del se che ogni popolazione custodisce.
  • Un secondo consiglio è di “non sorprendere le persone usando l’inganno”. Come nella gestione delle catene muscolari in funzione della postura di cui ne fu un esempio esilarante lo spettacolo di Walter Chiari sulla giacca realizzata da un sarto famoso. Altro inganno può essere dettato dal vantaggio che in determinate circostanze viene dato dalla forza di gravità in funzione della postura.
  • Ancora uno è che “l’effetto, in natura, è dovuto ad un motivo”. Qui gli epidemiologi ci chiedono di rispondere ai criteri di consistenza, forza, specificità, temporalità e coerenza.
    Fa effetto l’esempio della farfalla che svolazzando in Amazzonia fa piovere a Parigi, di questi esempi ne esistono anche nella tradizione popolare come quella del chiodo:
    “Per colpa di un chiodo si perse lo zoccolo;
    per colpa di uno zoccolo si perse il cavallo;
    per colpa di un cavallo si perse il cavaliere;
    per colpa di un cavaliere si perse la battaglia;
    per colpa di una battaglia si perse il Regno;
    … e tutto per colpa di un chiodo.”
  • C’è poi il consiglio che “con il tempo ogni cosa varia”. Considerando la connessione dei movimenti singoli di ogni specifica struttura corporea ed il loro condizionarsi reciprocamente, ma anche che si può produrre un dato movimento ponendo in essere le condizioni in base alle quali ha luogo in natura.
  • Infine, che “ogni azione fatta dalla natura non si può fare in un tempo inferiore con gli stessi mezzi”. In quanto l’operare dei sistemi viventi nell’usare solo relazioni locali, realizzate per mezzo delle proprietà dei componenti del sistema stesso, a seconda se si usano gli strumenti corporei del linguaggio genetico, del linguaggio proteico o del linguaggio neuronico.