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di Antonino Arcoraci
In Italia, stiamo vivendo un momento di crisi in cui, paradosso, la SALUTE, da un lato è protetta dalla Costituzione che con l’articolo 32: La tutela….come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Addirittura la supporta con gli art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità; art. 3: eguaglianza e giustizia; art. 9: la tutela della ricerca scientifica e del paesaggio come bene e art. 41: l’economia non deve arrecare danno alla salute, alla sicurezza.
L’Italia, per la salute, nel 1978, ha varato la legge 833: la riforma sanitaria che ha istituito il servizio sanitario nazionale la cui motivazione è stata: garantire la salute a tutti i cittadini italiani - dalla prevenzione, alla riabilitazione - ne ha fatto un diritto del singolo nell’interesse della collettività. Si è fatta carico della spesa; ha mostrato a tutto il mondo la valenza del sistema. Addirittura ha meravigliato.
Dall’altro lato, in questo ultimo decennio, la stessa Italia, questa stessa riforma, la sta depotenziando: non la sostiene, ne riduce i finanziamenti, la rende precaria, in alcuni settori, addirittura, carente.
Natalia Milazzo in un suo articolo pubblicato su Scienza in rete
il 06/06/2023, sottolineando le carenze, definisce questo atteggiamento politico, un rischio. Parla di crisi, ipotizza la possibile tendenza verso la privatizzazione della sanità. Riporta quanto è stato detto in occasione del seminario “Salve lucrum” al Mario Negri dove: la privatizzazione crescente del sistema sanitario nazionale è stato visto come ipotetica perdita del diritto costituzionale alla salute. Un rischio, non solo per la salute, ma per la stessa democrazia.
Di rischio si è parlato anche a Messina, in questi giorni in un seminario su "Costituzione e Stato sociale" promosso dai dipartimenti di Scienze giuridiche e politiche e Giurisprudenza. Chiara Cordelli, associata di Filosofia politica all'Università di Chicago, parlando di Privatocrazia, la definisce un fenomeno globale, un cambiamento di ruolo dello Stato moderno nel governo della Res pubblica e evidenzia lo sbilanciamento a favore del privato, in tanti settori, compreso il sanitario.
Il suo pensare mi pare assai verosimile.
Oggi, il Governo, con i suoi tagli lineari, con la riduzione in percentuale della spesa sanitaria rispetto al PIL, non considera la salute, una ricchezza.
Lo evidenziano i dati pubblicati on line dall’Eu-Osha (Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro): cresce la domanda di servizi, c’è grossa difficoltà nell’assistenza domiciliare.
Donald M. Berwick in un suo recente articolo pubblicato su JAMA dal titolo “Salve Lucrum (salve, profitto), la considera una minaccia esistenziale: «…se da un lato il profitto può svolgere un ruolo nel motivare l’innovazione e migliorare la qualità delle cure», dall’altro «in sanità i comportamenti cleptocapitalistici portano all’aumento dei prezzi, dei salari e del potere del mercato, finiscono poi per danneggiare i pazienti, le loro famiglie, le istituzioni e i programmi governativi».
E’ vero: i cittadini spesso, rinunciano a curarsi; e questo, invita tutti a pensare!
Intervento preordinato al Convegno con titolo Rischio salute tra pandemia, guerra e servizio sanitario nazionale tenutosi il 23 giugno 2023 nel salone delle Bandiere di palazzo Zanca. Organizzato dall’l’Accademia internazionale della sapienza e dalla Sezione AMMI Messina.