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Il 5 giugno, “50/a Giornata Mondiale dell’Ambiente”, quest’anno dedicata alla ricerca di soluzioni alla crisi dell’inquinamento da plastica. L’ANSA ha lanciato chiaro il suo messaggio: “Ogni anno, l’umanità produce circa 430 milioni di t di plastica, metà delle quali progettate per essere utilizzate una sola volta. Di questi, meno del 10% viene riciclato. L’ONU, sostiene che ogni anno, “19-23 milioni di t di plastica, finiscono nei laghi, nei fiumi e nei mari”. Il Mar Mediterraneo ospita “l’1% dell’acqua del pianeta, ma concentra il 7% delle microplastiche al mondo”. Le microplastiche, fino alla dimensione di 5 mm di diametro, sono presenti oltre che nell’acqua, nell’aria e nei cibi; ogni persona introduce più di 50.000 particelle all’anno; molte di più se si considera l’inalazione.
Dei danni procurati dall’inquinamento dell’ambiente se ne parla ormai da tempo, in tutto il mondo. In Italia, nel’96, è nata l’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) – che nel tempo si è allargata – con l’obbiettivo di prevenire e promuovere la salute collettiva e la individuazione dei fattori di rischio per l’uomo e per l’ambiente.
Nel tempo, del problema si prende sempre più coscienza: si parla sempre di più di “tutela della collettività”, di rischi sanitari sulla vita delle persone. Di ambiente inquinato che interferisce sulla salute dell’uomo, del mondo animale in genere e del mondo vegetale. Si capisce che l’uomo interferisce sulla salute dell’ambiente, fa parte integrante dell’ambiente, contribuisce al suo deterioramento. Si conoscono i danni procurati dall’ambiente inquinato.
Antonio Dezio, vede la salute fisica e mentale come diretta espressione delle relazioni sociali ottimali all’interno dell’ambiente globale in cui l’uomo vive…dalla singola abitazione umana, fino a tutta l’atmosfera. Lega il concetto di salute all’uomo e al suo habitat fatto di lavoro, di famiglia, di territorio, di biosfera. Lo chiama equilibrio ecologico.
Lo dichiara l’OMS: in un suo recente rapporto, riconosce l’uomo responsabile delle deficienze infrastrutturali croniche, dell’inquinamento industriale, delle modifiche idrogeologiche e della vulnerabilità sismica dell’area geografica. Assieme alla Fao, Unep e Woah, lanciano una vera e propria call to action per potenziare l’approccio “One Health”. Invitano tutte le popolazioni a sapersi gestire – in ogni momento della giornata – perché la qualità della vita non è disgiunta dall’ambiente, dipende dall’ambiente, dall’equilibrio uomo-ambiente. La definiscono salute ambientale.
Hanno chiesto il coinvolgimento della comunità sanitaria mondiale – nella sua estensione globale e territoriale – per ridurre il peso delle malattie derivanti dall’inquinamento atmosferico e ambientale in generale.
L’argomento viene discusso di continuo: Se ne parla negli ambiti territoriali nazionali e mondiali. Si punta a mettere l’uomo/persona nella condizione di sapere, soprattutto di capire quale è l’entità del danno che l’ambiente inquinato è capace di procurare alla persona. Si vuole ridurre l’inquinamento globale (quello solo da plastica potrebbe essere ridotto dell’80% entro il 2040 se i Paesi e le aziende effettuassero profondi cambiamenti politici e di mercato utilizzando le tecnologie esistenti), mantenere l’acqua e l’energia pulita, promuovere sistemi alimentari sani, costruire città in dimensione umana, rendere le città vivibili, mantenere l’ecosistema globale a garanzia della vita sana. Non interferire sul sistema immunitario.
Ma, per quanto il tema sia discusso e anche condiviso, nei vari G20 prevalgono gli interessi nazionali di natura economica; si rimanda….
Il tempo passa e, aspettando la soluzione, l’inquinamento ambientale continua, anzi aumenta. Avanza la deforestazione con i suoi effetti devastanti sul cambiamento climatico, si perde la biodiversità, aumentano gli inquinanti, aumentano le aree contaminate.
Ognuno di noi dovrebbe sentirsi responsabile. All’egoistico interesse personale o di Stato, dovrebbe anteporre la dignità. Dovrebbe, non solo promuovere, ma applicare le norme che aiutano la salute fisica e mentale: dalla prevenzione medica, all’incremento degli investimenti in agricoltura nei paesi poveri; soprattutto, fronteggiare le emergenze. Spingere sull’istruzione a tutti i livelli, in tutti i settori, a partire dalla scuola. Fare della salute, una materia di insegnamento“trasversale”. Fin dall’infanzia! Prendersi coscienza e farsene una ragione.
La FEDERSPeV, di “Ambiente e salute” ne ha fatto il tema nazionale dell’anno-2023-24. La FEDERSPeV Sez. Messina, in ottobre ha programmato un Convegno con titolo “Il Mediterraneo un mare di plastica”.
Tutti dovremmo sostenere ciò che è di aiuto, cominciando con le piccole cose, nella quotidianità, a tutte le età. Dovremmo adottare uno stile di vita che promuove la salute: camminare, non fumare, non bere alcoolici, bere molta acqua, non inquinare l’ambiente in cui si vive. Rispettare gli indirizzi che l’OMS continuamente detta in campo sanitario.
Nel nostro paese, in campo economico e sanitario, si dovrebbe rispettare i principi sanciti dalla nostra costituzione che all’art. 32 prevede: La tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività supporta dali art. 2, 3, 9 e 41: l’economia non deve arrecare danno alla salute, alla sicurezza. Specie nelle grandi città dove c’è la maggiore densità urbana…dove è necessario riqualificare e rigenerare. Urban Health e One Health corrono sullo stesso binario, perché, come ha dichiarato il sottosegretario di Stato alla Salute, Marcello Gemmato: il benessere dei cittadini è incentrato su un approccio olistico che vede salute umana, animale e ambientale strettamente correlate fra loro.
L’Italia, nel suo PNP (Piano nazionale Prevenzione) 2020-2025, nella sua programmazione 2030, ha previsto una strategia intersettoriale integrata mirata a ridurre le malattie e le morti premature evitabili correlate all’impatto ambientale. Con questo vuole sostenere le pratiche produttive che tutelano la salute e il benessere delle persone e degli animali conscia del detto di Papa Francesco: Non possiamo pretendere di essere sani in un pianeta malato.
Antonino Arcoraci