Views: 5
di Maria Frega (PENSIERO SCIENTIFICO EDITORE)
Chi pratica attività fisica conosce bene la sensazione di benessere psicofisico che ne deriva. Anzi: sono certamente tantissimi coloro che si cimentano in uno sport, dalla semplice camminata alle versioni estreme di alpinismo, soprattutto per allentare lo stress, staccare dagli impegni, gratificarsi con un buon record personale. Sono numerosi e approfonditi gli studi che confermano l’efficacia dello sport sulla salute di mente e cervello. Ha perciò fatto discutere un articolo pubblicato su Nature [1] in cui si mette in dubbio la validità delle prove a sostegno dell’antico detto “Mens sana in corpore sano”. Ed è particolarmente curioso come, a distanza di pochi giorni, sulla stessa rivista, un ampio studio [2] abbia presentato risultati contrastanti. O meglio, opposti.
A mo’ di premessa, teniamo sempre presente che lo studio scientifico di una relazione come quella tra mente e cervello può essere condizionata da elementi che possono confondere le conclusioni dei ricercatori: in fin dei conti, è più probabile che a praticare sport e a svolgere attività fisica siano persone in salute e caratterizzate da una visione positiva della vita. In altre parole, di fronte a certi risultati un ricercatore dovrà sempre chiedersi… se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Dottore, davvero ci sono dubbi sull’efficacia dell’esercizio per il benessere della mente?
Non direi: l’attività fisica è certamente salutare per mente e cervello. I ricercatori spagnoli hanno pubblicato una revisione “a ombrello”, cioè un’analisi di precedenti studi per verificare e mettere a confronto un ampio numero di prove. Si sono chiesti se l’esercizio fisico regolare fosse collegato a un miglioramento delle funzioni cognitive. Questa valutazione non ha smentito nulla, ma ha rilevato – secondo gli autori – la debolezza di alcune delle prove analizzate e la necessità di approfondire il tema con metodi più affidabili. Per questo, i ricercatori aggiungono che gli enti di sanità pubblica come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dovrebbero essere più cauti nel raccomandare lo sport come “medicina” per la salute cognitiva.
Anche questa revisione, però, ha dei limiti. Esamina solo casi di persone sane, in un periodo troppo breve. Non distingue, inoltre, le possibili tipologie di attività fisica, da quella leggera e sporadica a quella più intensa e regolare.
Come facciamo a capire quale sia la conclusione più affidabile?
Come sempre, ascoltiamo la scienza, tramite fonti autorevoli e imparziali, e impariamo anche da questi contrasti di idee e di metodi come giungere alla miglior conclusione. La ricerca interdisciplinare che coinvolge il cervello e le sue funzioni gode già di decenni di lavoro e di tecniche sempre più sofisticate. Su queste basi sono nate linee guida nazionali e internazionali che raccomandano l’esercizio fisico a adulti e bambini, a soggetti sani e no, secondo le modalità più appropriate.
Quali sono i benefici dello sport per una “mente sana”?
L’OMS è molto chiara e riferisce di “notevoli benefici” per la salute mentale. L’esercizio fisico, infatti, contribuisce a ridurre i sintomi di depressione e ansia. I miglioramenti sono accertati anche sulla capacità di pensiero e apprendimento. In generale, facendo movimento migliora la qualità della vita, incluso il sonno. Questo accade sia nei bambini sia negli adulti, a ogni livello di intensità [3].
Quanto movimento è necessario per il benessere psicofisico?
Agli adulti (dai 18 ai 64 anni di età) sono consigliati almeno 150-300 minuti alla settimana di attività aerobica a bassa intensità e lunga durata (camminata, corsa, bicicletta, nuoto). In alternativa, o in combinazione, 75-150 minuti settimanali di attività aerobica più intensa (che coinvolge i principali gruppi muscolari). L’obiettivo di un programma di questo tipo, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, è salutare anche per le capacità psico-intellettuali [4]. Non ultimo, per l’effetto positivo sull’umore, come abbiamo visto nella scheda “Bisogna fare 10.000 passi al giorno?”.
Dottore, ma come funziona il collegamento fra esercizio fisico e cervello?
Si tratta di una questione complessa che coinvolge tutto il corpo e include anche lo stile di vita in generale, compresa la dieta. Fare esercizio regolarmente fa bene a cuore e polmoni, mantiene sotto controllo i livelli di glicemia e colesterolo, riduce la massa grassa, migliora la circolazione periferica ritardando l’invecchiamento e rafforza l’apparato muscolo-scheletrico [4]. Sembrerebbe, inoltre, aiutare a ridurre il rischio per otto tipi di tumore [5].
Le ricadute positive sul funzionamento cognitivo ci sono ma non ancora completamente chiarite. Sappiamo di certo che allenare il corpo allena anche il cervello: può aumentare la sua plasticità, cioè la capacità di variare le sue strutture e funzioni e di svilupparsi. Non solo: l’esercizio fisico, a sua volta, è stimolato dal buon funzionamento cognitivo. Si genera, così, un circolo virtuoso [2].
La seconda pubblicazione su Nature di cui parlavamo prima ha provato proprio questa relazione: fare attività fisica apporta benefici cognitivi [2]. È uno studio basato sull’analisi genetica che ha coinvolto 350mila persone. In conclusione, afferma che non è necessario intraprendere sport impegnativi o estremi.
Da una serie di test cognitivi effettuati sui partecipanti allo studio, sembrerebbe che un’attività fisica moderata e prolungata nel corso del tempo (come una camminata veloce o la bicicletta) sia 1,5 volte più efficace per il benessere cognitivo rispetto a un’attività intensa (come la corsa o il basket). La qualità di questo studio è confermata dal fatto che i ricercatori hanno utilizzato un metodo che mette a riparo dai possibili fraintendimenti di cui parlavamo prima.
Insomma, dottore, i benefici del moto sulla salute sono accertati…
Sì, l’attività fisica sembra avere benefici sia sulla salute fisica sia sulla salute mentale delle persone. Non è mai troppo tardi per diventare fisicamente attivi. Però è necessario partire con gradualità e, se necessario, con l’aiuto di un esperto, fino a raggiungere i livelli raccomandati di cui abbiamo parlato [4].
(Fonte: dottoremaeveroche.it)