Views: 78
di Filippo Cavallaro
Égalité è parola, e principio cardine, del motto nazionale della Rivoluzione Francese, Liberté, Égalité, Fraternité – Libertà, Uguaglianza, Fratellanza – che appare nell’art. 1 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, ripreso nell’articolo 2 della Costituzione francese del 1958. La nostra Carta Costituzionale approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 nell’articolo 3 riprende il principio affermando che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Il principio di uguaglianza non si è però affermato in modo pacifico nella storia. Per fare un esempio noto, la parità salariale tra uomo e donna è tuttora da conquistare nei fatti.
Le discriminazioni etnica, di genere, linguistica, religiosa, sono bandite dalle costituzioni democratiche, sono combattute dalle leggi degli Stati. L’azione dello Stato viene però monitorata sul piano internazionale, tramite i regimi protettivi delle organizzazioni umanitarie, per evitare che al riparo di essa, o addirittura grazie ad essa, il principio di uguaglianza possa essere violato, a vantaggio di una parte o di una componente della società.
Non basta una Legge Costituzionale e le norme esecutive di tipo legislativo, occorre sempre una vigilanza da enti terzi sovranazionali per monitorizzare l’effettiva applicazione di questo principio.
Non potendone parlare con Clara, per età alle prese con le attività della brachiazione di cui dicevo in una precedente noterella, ne parlavo con Viola mia coetanea. Ne parlavo nei termini che spesso i diritti non è facile riconoscerli a tutti per cui capita si pensi al diritto come un privilegio.
Tra le più recenti convenzioni per i diritti proclamate dalle Nazioni Unite c’è la Convenzione ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità. Si tratta di un trattato internazionale, firmato il 13 dicembre 2006, finalizzato a combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani. In sostanza si tratta del riconoscimento per le persone con disabilità dei diritti umani che avrebbe già dovuto essere riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Quasi si salta dalla sedia nel sentire che proprio per le persone più fragili c’è stato bisogno di proclamare una nuova e specifica carta dei diritti umani perché veniva difficile a qualcuno considerarle come persone, come umani. Ci chiarisce questa problematica, in un articolo, Michele Graziadei, un testo in cui mette a confronto uguaglianza e diversità guardandoli dal suo osservatorio di docente di Diritto.
Ci ricorda che la regola dell’uguaglianza implica il rispetto della pluralità dei valori che rendono più ricca la vita in una comunità. Ci invita a non umiliare l’altro come prima condizione per procedere verso la direzione di tutti uguali in quanto umani.
Dopo aver affermato il principio di uguaglianza, riconosciuti i diritti umani, c’è da rispettare la pluralità e quindi il tema della differenza, di stili di vita, di cultura.
Il valore della differenza non è sempre riconosciuto. Anche per questo nel 2005 fu necessaria sottoscrivere all’ONU una Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali.
Ben vengano i monitoraggi di organizzazioni internazionali sull’azione dello Stato, che sarebbe capace di sostenere il principio di uguaglianza a vantaggio di alcuni, sostanzialmente ignorando il rispetto della pluralità dei valori.
Gli antropologi sanno bene che il rispetto di tutti, il riconoscimento della persona e della sua identità culturali, è una grande favola. Si sa quanto sia difficile già a livello di piccole comunità, ogni gruppo presenta al proprio interno differenze, tensioni, slanci in direzioni diverse, anche diametralmente opposte.
Ogni mondo è un mondo di mondi riprendendo l’idea della pluralità descritta dall’antropologo Leonardo Piasere.
La capacità che le carte dei diritti dovrebbero avere nel permettere la convivenza dei popoli della Terra, prima dell’uguaglianza garantirebbe la Pace, contenendo i predatori, i guerrafondai e gli speculatori.
Le persone, i popoli, ognuno con la propria cultura e diversità, uniti contro le derive avverse, ma non per questo identici.
Ancora Graziadei mostra il rischio dell’ipocrisia, nel dichiarare il rispetto del diritto nello Stato. A volte, spesso, c’è la tendenza ad assumere come civili, universali, i propri modelli culturali, mentre in realtà si rimane chiusi ai modelli altrui.
Sapete perché mi ero lanciato in questo ragionamento?
Si trattava della sede a cui si è destinato un servizio di riabilitazione intensiva. Si trattava delle barriere architettoniche. L’ambiente è progettato per essere accessibile.
Anche la progettazione senza barriere, promossa dagli esperti quarant’anni fa, è stata rivista, ed oggi i principi di quella che è stata definita, dall’architetto Ronald Lawrence Mace, Progettazione Universale si basa su sette principi fondamentali: Equità – uso equo: utilizzabile da chiunque; Flessibilità – uso flessibile: si adatta a diverse abilità; Semplicità – uso semplice ed intuitivo: l’uso è facile da capire; Percettibilità – il trasmettere le effettive informazioni sensoriali; Tolleranza all’errore – minimizzare i rischi o azioni non volute; Contenimento dello sforzo fisico – utilizzo con minima fatica; Misure e spazi sufficienti – rendere lo spazio idoneo per l’accesso e l’uso.
Questi principi sono più ampi di quelli alla base della progettazione accessibile senza barriere e sono stati elaborati per essere applicati nel numero più ampio possibile di settori, quindi dall’edilizia ai trasporti, dall’informatica alle tecnologie, dall’ambiente di lavoro alle attività turistiche e sportive.
Sicuramente persone in carrozzina trovano porte larghe, sedute dei bagni rialzate, lavandini ribassabili, maniglie basse alle porte. La popolazione che frequenta quei locali è di persone operate agli arti inferiori, che già hanno cominciato a stare in piedi.
L’uguaglianza sociale continua ad essere un ideale presente, come tale, in tutti i paesi democratici, come rivendicazione di pari dignità individuale e sociale per tutti. Un ideale di cui trattarono già Sant’Agostino, Thomas Paine, don Luigi Taparelli ed il Beato Antonio Rosmini.
L’equilibrio… c’è e non c’è… e la maniglia è lì, … ancora lontana.