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Questioni di lingua: trentanovesimo appuntamento

Questioni di lingua: trentanovesimo appuntamento

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di Carmelo Micalizzi

ELENUCCIA,

via da San Giovanni di Malta a Piazza San Vincenzo.

Via Elenuccia si snoda sulle basse pendici del colle dell’Oliveto1, oggi più noto come colle dell’Andria2, a margine della via dei Setaioli e della via Monsignore D’Arrigo.

L’odonimo, presente nella toponomastica cittadina in epoca ben anteriore al sisma del 1908 e confermato nel nuovo Stradario del 19163, rimanda alla chiesa di Santa Maria della Linuccia3 fondata dalla vedova Elenuccia4. della famiglia Pirroni Gioieni, nobili con vasti possedimenti nel catanese e, soprattutto, nel territorio di Castiglione di Sicilia. La pia donna, presi i voti, divenne superiora di un monastero di monache dell’Ordine di Sant’Agostino. Nei primi anni del ‘400 l’abadessa, conformandosi ad una bolla di Innocenzo VII, accettò il trasferimento a Messina dei beni monastici e del titolo religioso, rifondandovi, nel borgo di San Giovanni, una chiesa dedicata a Santa Maria del Riposo e, havendolo dotato di molti beni,un monastero di monache di obbedienza agostiniana. Così spiega Giuseppe Bonfiglio Costanzo5:

Del Monisterio della Linuccia, la sua prima fondatione fù nella Terra di Castiglione posseduta da Signori dell’Illustre e antica casa Giojeni, e trasportato a Messina per degni rispetti dei prelati, e perché dalla prima Abbadessa che venne in Messina con le Monache, si nomò Suor Helenuccia, si dedusse corrottamente in S. Maria della Linuccia, e s’unì a’ tempi nostri cò S. Caterina, ed era prima nella contrada detta il borgo di S. Giovanni, nella parochia di S. Mazzeo così detto volgarmente.

Sulla figura della monaca Elena, sul monastero di Castiglione di Sicilia da lei ricostituito a Messina ne primi anni del ‘400 e sulla chiesa al cui titolo devozionale venne poi unito il suo nome, si sofferma il gesuita Placido Samperi6:

Il Monastero di Santa Maria del Riposo, e per altro nome della Lenuccia, era nella contrada detta del Borgo S. Giovanni nella Pieve di San Matteo. Era stato quello Monasterio fondato in Castiglione nell’anno 1407 da una Donna vedova detta Elena, d’onde si crede havesse preso il Monasterio fondato dalla sua Fondatrice il nome d’Elenuccia, e poi, con corrotto vocabolo, Lenuccia, havendolo dotato di molti beni nel Territorio di Castiglione; questo poi, per degni rispetti, con l’autorità Pontificia fu trasferito in Messina nel suddetto luogo; e finalmente dal medesimo Arcivescovo [Antonio Lombardo], con l’approvatione di Sisto V, per un Breve spedito nell’anno 1588 si aggiunse al Monasterio di S. Caterina nell’anno 1590.

Riguardo Santa Caterina, la chiesa e il monastero legati in città all’attributo devozionale di Valverde7, erano stati fondati nella contrada del Paraporto presso i ruderi del tempio di Venere ancora visibili ai tempi di Placido Reina8. Così descrive infatti, nel 1658, lo storico messinese:

Quel [tempio] di Venere, è al presente monistero di donne col titolo di Santa Caterina di Valverde.

Le vicende del luogo di culto dedicato in Messina a Caterina di Alessandria, la santa egizia detta “megalomartire”, figura di somma devozione del clero latino e del clero greco ortodosso, dal 1330 si accostano, come si legge in una bolla di papa Alessandro IV, a quelle del monastero di Santa Maria di Valverde secondo un’antica tradizione organizzato nel 1255 da una “non definita” regina di Cipro, nella contrada dei Carrai, oltre le mura collinari della città. Il monastero – qui si spiega per la prima volta – fu istituito da Piacenza9, regina di Cipro, figlia di Boemondo principe di Antiochia.

Si è dell’avviso che il luogo di culto fondato a Messina da Piacenza di Antiochia sia stato infatti il primitivo monastero della Santa Croce, ospizio dei cavalieri Crociati in transito nella città dello Stretto, retto dai canonici regolari di Sant’Agostino, nelle adiacenze del convento di San Girolamo nella contrada dei Carrai. Per due volte il monastero venne poi trasferito più vicino, dentro le mura cittadine. Per concessione dell’arcivescovo Guidotto de Abbiatis10,il sacro edificio venne nel 1330 annesso al monastero agostiniano di Valverde. Il titolo, legato alla chiesa di Santa Caterina, rimanda alla Viridis Vallis, località della Brabanzia, nella provincia belga del Brabante fiammingo, regione delle Fiandre11, dove gli agostiniani avevano fondato il loro cenobio più importante in seguito all’abbandono, per l’invasione dei Vandali, dei primigeni monasteri d’Africa.          

Via Elenuccia ospita oggi, retaggio delle antiche radici di cui si è accennato e delle tante nobili vicende che l’hanno riguardata, un’importante Istituzione scolastica cittadina dedicataalla prima infanzia e alla scuola primaria fondata nel 1890 dal cardinale Giuseppe Guarino e titolata a papa Leone XIII12.

Carmelo Micalizzi

NOTE

1 Sul colle dell’Oliveto, a settentrione della città, i Padri Cappuccini costituirono nel 1888, ad appena un anno dalla fondazione del tempio di Pompei ad opera di Bartolo Longo, una Chiesa dedicata al culto della Madonna del Rosario sotto il titolo “di Pompei”. Il sacro edificio, che si affacciava sull’antica via delle Mura, fu distrutto dal terremoto del 1908. Nel 1917 venne approvato il progetto di rifondazione, poco più a monte che, affidata all’ingegnere Trifiletti, fu portato a termine tra il 1924 e il 1933. Gravemente danneggiata dai bombardamenti americani del luglio 1943, la chiesa fu ricostruita dall’architetto Filippo Rovigo e riaperta al culto il 28 aprile 1951. Con un Rescritto della Congregazione dei Religiosi il luogo di culto fu proclamato nel 1959 Santuario e dedicato alla Madonna del Rosario.      

2 Il nome è legato al culto di un’immagine sacra raffigurante la Vergine Maria con il Bambino in braccio dipinta “alla maniera greca” ritrovata agli inizi del ‘500 ad Andria, città delle Murge. Il culto venne introdotto a Messina e, sul colle Oliveto, fu edificata una chiesa dedicata a tale devozione mariana.  

3 P. BRUNO, G. ARDIZZONE, Stradario Storico della Città di Messina, Messina1963, p. 112: delibera comunale n° 235 del 1916.

4 C. MICALIZZI, Antichi toponimi del centro storico di Messina in G. MOLONIA (a cura di), Dina e Clarenza. Centro Storico di Messina, Messina 2004, p. 464; M. TRUSCELLO, in Stradario storico dell’Ottava Circoscrizione in G. MOLONIA, Dina e Clarenza, cit., p. 476. 

5 G. BONFIGLIO COSTANZO, Messina Città Nobilissima, Venezia 1606; Messina 17382, l. 3, p. 36.  

6 P. SAMPERI, Iconologia della Gloriosa Vergine Madre di Dio Maria Protettrice di Messina, Messina 1644, pp. 445-446.  

7 E. FOTI, Chiese di Messina, Messina 1983, p. 196

8 P. REINA, Delle Notizie Istoriche della Città di Messina, Messina 1658, p. 234.

9 Piacenza di Antiochia (1235 circa – 1261) fu regina consorte di Cipro dal 1250 al 1253. Alla morte del marito Enrico I di Lusignano divenne reggente del regno di Cipro e, successivamente, reggente del regno di Gerusalemme fino alla sua morte. Per tali vicende legate alla figura di Federico II e alla seconda Crociata, cfr. S. RUNCIMANN, A History of the Crusades, Cambridge 1951 – 1954, vol. III, p.278. 

10 C. D, GALLO Apparato agli Annali della Città di Messina, Napoli 1755, rist. anast. a cura di G. Molonia, Messina 1985, p. 108.

11 C. D. GALLO, Ibidem

12 L’edificio scolastico, distrutto nel terremoto del 1908, venne rifondato grazie all’impegno di Madre Teresa Ferrara che riorganizzò l’Opera riportandola alla primitiva funzione. L’operosa e coraggiosa monaca riuscì infatti a riscattare il terreno che era stato requisito dalle autorità civili in seguito al sisma del 1908, e a ricostruire l’Istituto che venne inaugurato il 12 settembre 1932 presso l’attuale sede di via Elenuccia.