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di Maria Frega (PENSIERO SCIENTIFICO EDITORE)
È già stata battezzata “la pillola del giorno dopo contro le malattie sessualmente trasmissibili”. Proprio come il contraccettivo di emergenza, la doxiciclina va assunta entro 24/72 ore dall’ultimo rapporto, ma la sua azione è diversa. Promette di bloccare le infezioni che potrebbero insorgere dopo rapporti sessuali non protetti. Non è l’ultimo ritrovato della ricerca, bensì un noto antibiotico ad ampio spettro.
Dottore, sono stati fatti degli studi?
Ricercatori di tre università statunitensi hanno arruolato 501 adulti maggiorenni e di sesso maschile assegnato alla nascita; tra loro c’erano anche individui particolarmente vulnerabili perché positivi all’HIV. L’obiettivo era comprendere l’efficacia dell’antibiotico contro tre infezioni: gonorrea, clamidia e sifilide.
Secondo i risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine, i partecipanti che hanno assunto il farmaco entro 72 ore dal rapporto sessuale non protetto avevano un terzo delle probabilità di contrarre un’infezione da contatto sessuale rispetto a chi non aveva seguito la profilassi. Lo studio, però, ha diversi limiti. Ad esempio, non sono state incluse le donne, soprattutto perché in precedenti analoghe indagini l’antibiotico non aveva funzionato. Sono stati presi in considerazione solo uomini omosessuali e bisessuali e donne transgender, ovvero persone di sesso maschile assegnato alla nascita [1].
Dunque, l’utilizzo della doxiciclina per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili è ancora lontano: occorre valutarne l’efficacia e la sicurezza. Nel frattempo, non siamo disarmati contro le infezioni trasmesse con il contatto sessuale. A fronte di un aumento costante dei contagi, il preservativo è sempre lo strumento più valido per proteggere la nostra salute, a ogni età.
Dottore, davvero la diffusione di infezioni da contatto sessuale è un’emergenza?
Sì. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità lo confermano. Dal 2004 i casi di infezioni e malattie sessualmente trasmissibili (IST e MST) sono in costante aumento e negli ultimi quattro anni sono quadruplicati. Dei casi segnalati nel 2021, il 71,8% riguarda gli uomini (con un’età media di 33 anni) e il 28,2% le donne (età media: 30 anni) [2]. I più giovani non ne sono esclusi: sono aumentate le diagnosi di clamidia fra i ragazzi e le ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 anni [3]. Il quadro è peggiorato dopo la pandemia di Covid-19 poiché ci sono state diagnosi tardive o interruzioni delle terapie.
In generale, in tutto il mondo, ogni giorno vengono contratte oltre un milione di IST. Spesso si tratta di infezioni che hanno sintomi lievi o che tardano a comparire. Sembrano silenziose, rischiano di non allarmarci, ma possono avere gravi complicanze a lungo termine [4]. Fra questi rischi, infertilità e tumori: il cancro alla cervice uterina, ad esempio, è spesso causato dall’infezione, sessualmente trasmessa, da papillomavirus (HPV). In questo caso, abbiamo una difesa in più: il vaccino, che può essere somministrato a partire dagli 11 anni sia alle femmine sia ai maschi [5].
Per evitare la trasmissione delle IST, quindi, l’unico modo è pensarci prima, usando il preservativo?
I virus, i batteri e i parassiti che possono essere trasmessi con il contatto sessuale (di ogni tipo: vaginale, orale e anale) sono oltre 30. Si tratta di infezioni curabili con antibiotici, antivirali o altri farmaci specifici ed è bene farlo rapidamente per interrompere la catena dei contagi.
I sintomi che devono allarmarci sono semplici da osservare, tra questi:
- secrezioni anomale dei genitali;
- dolore pelvico, anche durante i rapporti sessuali;
- comparsa di prurito o lesioni nella zona dei genitali o della bocca;
- difficoltà o dolore nell’urinare;
- sanguinamento.
Come abbiamo premesso, spesso – e soprattutto nel periodo iniziale – le infezioni sono asintomatiche. Per questo, raccomandiamo a chiunque abbia rapporti sessuali di monitorare la propria salute con visite mediche e test specifici (analisi del sangue, delle urine, tamponi).
Il preservativo, come “metodo di barriera”, impedisce il contatto con mucose e fluidi quasi completamente e riduce il rischio di molte IST. La sua efficacia, però, dipende dall’utilizzo corretto [6]. Perciò è raccomandabile:
- indossarlo all’inizio di ogni rapporto;
- non danneggiarlo mentre si inserisce;
- utilizzarne uno nuovo per ogni rapporto sessuale e anche nel caso di passaggio da rapporto anale a vaginale, e viceversa;
- sostituirlo se si rompe in qualsiasi momento;
- fare attenzione anche al termine del rapporto [7].
Possiamo sperare in futuro nei vaccini contro le altre IST?
La necessità di aumentare la prevenzione delle infezioni e delle malattie sessualmente trasmesse esiste. La ricerca è molto impegnata nello sviluppo dei vaccini: ci sono aspettative interessanti per quelli contro l’herpes genitale e persino per l’HIV. Esistono inoltre buone premesse sul vaccino contro la meningite che potrebbe proteggere anche dalla gonorrea [8].
(Fonte: dottoremaeveroche.it)