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Valorizzare l’operato e la professionalità di tutti i colleghi che lavorano in prima linea, non solo migliorandone le condizioni di lavoro, ma anche con incentivi, oltre che economici, volti a migliorarne la qualità della vita.
A chiederlo, la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ascoltata oggi in audizione presso la Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulla situazione della medicina dell’emergenza-urgenza e di pronto soccorso in Italia.
A intervenire, il Segretario della Fnomceo, Roberto Monaco.
“La direzione auspicata dalla Fnomceo – ha affermato – è quella di investire risorse nella valorizzazione dei nostri professionisti, riconoscendone il ruolo di muro portante del nostro Servizio Sanitario Nazionale”.
“Riguardo agli ospedali – ha continuato – riteniamo prioritario eliminare il tetto di spesa per il personale. Per questa Federazione occorre, quindi, un piano straordinario di assunzioni da parte del ministero della Salute, che incentivi innanzitutto le assunzioni dei giovani: sono necessarie almeno diecimila assunzioni già dal 2024. Le retribuzioni ad hoc per l’extra-orario dei medici per smaltire le liste di attesa, previste in manovra si possono regolamentare, ma non risolvono il problema delle carenze di personale. Bisogna fare i concorsi, spingendo i giovani a restare nel Ssn, ad esempio maggiorando l’importo dell’indennità di esclusività di lavoro”.
Una delle maggiori criticità è infatti la carenza di personale sanitario: si stima che nel settore dell’emergenza-urgenza manchino al momento oltre 4500 medici e circa 10000 infermieri a livello nazionale. Conseguentemente, molti Pronto Soccorso, per fare fronte ai propri compiti quotidiani, ricorrono a soluzioni quali cooperative o gettonisti, elementi che devono essere oggetto di valutazione in un’ottica di migliore assistenza e clima lavorativo.
“Bisogna adoperarsi affinché il Pronto Soccorso – ha specificato – snodo fondamentale interfaccia operativa tra territorio e ospedale, sia un posto di lavoro accogliente in cui i professionisti possano formarsi e lavorare in sicurezza”.
Occorre inoltre riconoscere la qualità di “lavoro usurante” per l’attività svolta dai professionisti che lavorano nei Pronto Soccorso con la previsione di una specifica indennità. E partire dalla formazione, istituendo un Osservatorio ministeriale con il coinvolgimento di tutti gli attori, tra i quali quelli del mondo ordinistico, sindacale e accademico.
“Riteniamo fondamentale – ha aggiunto Monaco – che nella valutazione dei problemi e delle possibili soluzioni debbano essere coinvolti i medici impegnati nell’emergenza e urgenza e questo per tre motivi: per una maggiore efficacia degli interventi; perché le risorse siano impiegate in base alla criticità della domanda sanitaria; per la sostenibilità del sistema, riguardo alle condizioni di lavoro degli operatori”.
“Particolare attenzione va riservata al personale del 118 – ha proseguito – che gestisce l’emergenza-urgenza sul territorio. È assolutamente necessario che sui mezzi di Soccorso avanzato, chiamati a intervenire nei casi, ad esempio, di infarti, ictus, incidenti stradali, siano presenti tutte le professionalità, il medico di Emergenza sanitaria territoriale e l’infermiere opportunamente formati, oltre all’autista-soccorritore, in modo da poter prestare subito e in sinergia la migliore assistenza possibile, senza perdere istanti preziosi”.
“Il mezzo di Soccorso avanzato è l’ospedale portato nel territorio – ha spiegato – con il medico e l’infermiere che lavorano insieme con le loro specifiche competenze. Importante è altresì lo sviluppo continuo delle competenze di tutti i professionisti operanti nel sistema di Soccorso e nel sistema salute in generale, riconoscendone la centralità in un Servizio Sanitario Nazionale di sempre più alta qualità. L’auspicio è che si proceda alla riforma del Sistema 118 e alla stabilizzazione di tanti operatori nel primario intento di tutelare la salute del cittadino”.
“Oggi nelle diverse Regioni – ha concluso Monaco – abbiamo le più variegate procedure e organizzazioni. L’assistenza deve invece essere uguale da Bolzano alla Sicilia e dal centro alla periferia delle città: in qualunque posto si trovi, il paziente deve essere trattato nella miglior maniera e nel minor tempo per assicurargli una sopravvivenza di qualità. Ciò significa concretizzare quella tutela dei diritti, alla salute, all’uguaglianza, che, come Ordine, siamo chiamati a garantire. Auspichiamo che si possa procedere ad una riforma del sistema di emergenza-urgenza sanitaria “118” che renda il sistema dei soccorsi sempre più efficace, efficiente ed uguale sul territorio nazionale e che valorizzi ruoli e professionalità”.
Roma, 7 novembre 2023
Ufficio Stampa Fnomceo: 0636203238 – 347 2359608 – 3371068340 – informazione@fnomceo.it
Una crisi che nasce da lontano
“Il Pronto Soccorso – ha premesso Monaco – è un ambito che dovrebbe assorbire prevalentemente, se non quasi esclusivamente, la domanda di emergenza e urgenza. La crisi del PS ha radici lontane e concause profonde: sul PS, in quanto interfaccia tra ospedale e territorio, convergono contraddizioni e effetti sistemici di cui fanno le spese gli utenti e gli operatori, in termini di disagi, stress, sovraccarico di lavoro e concreto rischio di aggressioni e contenziosi medico-legali. In pratica medici ed infermieri devono fronteggiare quotidianamente una cronica emergenza nell’ambito dell’emergenza sanitaria, dovuta alla posizione di confine del PS: da un lato è organicamente inserito nell’organizzazione ospedaliera e dall’altro deve tener testa ad un ambiente turbolento e ingovernabile, connettendosi con la rete sociosanitaria territoriale”.
I problemi del Pronto Soccorso sono, secondo la Fnomceo, l’esito dell’interazione di 4 processi:
1) la chiusura dei piccoli ospedali, di postazioni di Pronto Soccorso e la riduzione dei posti letto, che per l’effetto “vasi comunicanti” produce un sovraccarico per le strutture in attività, peraltro afflitte da carenze di organico per il blocco del turn-over;
2) l’aumento dei tempi d’attesa per prestazioni diagnostiche e specialistiche sul territorio, aggravato dalla pandemia, con conseguente domanda inevasa dall’offerta, anche per la carenza di medici sul territorio, a causa di un ricambio generazionale mal gestito e crisi vocazionale;
3) le difficoltà del sistema nel suo complesso, e in particolare dell’assistenza primaria, di influenzare le decisioni autonome dagli assistiti che si auto presentano in Pronto Soccorso come “ultima spiaggia” (i “codici minori” bianco/verdi, che superano il 50% degli accessi totali e sono nel 20% inappropriati).
4) continua e costante demedicalizzazione del sistema di emergenza territoriale.
Il principale sintomo del malessere del Pronto Soccorso è il boarding, l’allungarsi dei tempi di attesa per l’accesso al ricovero.
“La causa principale del sovraffollamento dei Pronto Soccorso – ha rilevato Monaco – è il blocco dell’uscita, cioè l’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti degli ospedali per indisponibilità di posti letto, dopo il completamento della fase di cura in PS. A causa del boarding i pazienti vengono gestiti in maniera impropria dal personale dei Pronto Soccorso che tecnicamente non dovrebbe più averli in carico dopo averne identificato il percorso di soluzione. Si tratta di condizioni cliniche e assistenziali che non trovano risposte né a livello territoriale né a livello ospedaliero; tant’è che gli operatori sanitari sono chiamati a combattere su due fronti, da un lato la valutazione dei codici minori in ingresso e dall’altro la presa in carico, l’osservazione breve e la cura dei pazienti in attesa di ricovero, che assorbe fino al 40% delle risorse umane distogliendole dalle attività prioritarie d’istituto”.
Uno dei principali fattori di criticità è costituito inoltre dalla carenza di personale sanitario: si stima, infatti, che nel settore dell’emergenza-urgenza manchino al momento oltre 4500 medici e circa 10000 infermieri a livello nazionale. Conseguentemente, molti Pronto Soccorso, per fare fronte ai propri compiti quotidiani, ricorrono a soluzioni quali cooperative o gettonisti, elementi che devono essere oggetto di valutazione in un’ottica di migliore assistenza e clima lavorativo.
E la situazione è in peggioramento. Secondo una recente elaborazione effettuata dall’Associazione Liberi Specializzandi e Anaao Giovani sui dati delle effettive immatricolazioni del 18 ottobre 2023 al concorso di specializzazione d’area medica 2023, la situazione si è ulteriormente aggravata rispetto alle assegnazioni dello scorso 6 ottobre e soprattutto rispetto al concorso del 2022.
Il numero di contratti rimasti liberi è complessivamente 6.125 (di cui 5.095 contratti statali) su 16.165 contratti banditi (ben il 38%) e 1.648 contratti che erano precedentemente assegnati non sono stati seguiti da immatricolazione. In particolare, il numero di contratti di medicina di emergenza–urgenza non assegnati rappresentano il 76% dei posti sul bando, un netto peggioramento rispetto al 2022 quando i contratti non assegnati rappresentavano il 61%. Rispetto all’anno scorso ci saranno 128 specializzandi d’emergenza urgenza in meno.
Dati questi che corrispondono a quelli di un’analisi condotta dal Cogeaps, il Consorzio della Gestione anagrafica delle professioni sanitarie, che ha elaborato una stima quantitativa dell’attività svolta dai professionisti iscritti agli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri sulla base della formazione prevalente. Anche qui si nota, infatti, un netto calo dei giovani medici che scelgono alcune specialità considerate più a rischio di denunce o comunque con un peggior rapporto tra gratificazioni e frustrazioni.
Secondo il rapporto Sanità del Crea dell’Università di Roma Tor Vergata del gennaio 2023, poi, nel nostro Paese mancano all’appello 30.000 medici e 250.000 infermieri. E sempre il Crea conferma che i medici italiani guadagnano in media il 6 per cento in meno dei colleghi europei.
“Davanti a questi dati incontrovertibili – ha chiosato Monaco – l’unica soluzione è riformare la formazione medica post-laurea. Occorre istituire un osservatorio ministeriale con il coinvolgimento di tutti gli attori quali tra gli altri quelli del mondo ordinistico, sindacale e accademico per predisporre tutte le opportune azioni legislative volte ad attuare una riforma della formazione medica post-laurea”.
Le soluzioni possibili
Per la Fnomceo è “importante che i cittadini possano accedere a punti di intervento, alternativi al Pronto Soccorso, per le urgenze minori anche con l’ausilio di punti di primo soccorso del 112/118”.
In attesa che le Case della Comunità e le Centrali Operative Territoriali (COT) diventino operative, occorre:
– Procedere al potenziamento e all’incentivazione delle risorse mediche e infermieristiche (ognuno per le proprie competenze e peculiarità in un’ottica di integrazione e non di sostituzione) dell’Emergenza urgenza per fronteggiare la carenza di organico e contrastare le esternalizzazioni e le forme di ingaggio atipiche (turnisti a gettone);
– Perseguire un sistema integrato di emergenza urgenza evoluta anche in continuità assistenziale e medicina territoriale;
– Favorire attraverso gli accordi integrativi aziendali la medicina di gruppo esercitata in una sede ben identificabile, integrata con la presenza di personale infermieristico e di supporto amministrativo e introdurre soluzioni innovative (Teleconsulto e Teleconsulenza medico-sanitaria; Teleassistenza, Telemonitoraggio);
– Valorizzare i professionisti del settore sanitario, garantendo in particolare una giusta valutazione del loro impegno quotidiano con un aumento delle relative retribuzioni;
– Rendere più attrattivo il sistema sanitario pubblico investendo sui professionisti, sugli organici, sulla sicurezza, sulle condizioni di lavoro e, contemporaneamente, far sentire protetti i medici, tutelandoli da controversie temerarie, fermo restando il diritto del cittadino al giusto risarcimento;
– Sollevare i professionisti sanitari dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni, eventualmente provocate ai pazienti, diversi dalla colpa grave, nonché prevedere un risarcimento per quei professionisti ingiustamente accusati. I ritmi insostenibili, l’altissimo livello di stress psicofisico, l’elevato rischio di aggressioni, il proliferare di denunce e citazioni in giudizio, spesso temerarie, demotivano i medici che lavorano nei Pronto Soccorso, spingendoli a trasferirsi in altri reparti o a migrare verso il privato;
– Accelerare l’attuazione del sistema telefonico dedicato a smistare la domanda di interventi per problematiche che non presentino particolari complessità;
Risultano, inoltre, prioritari:
– l’attivazione degli Ospedali di Comunità, con adeguato numero di posti letto, dove accogliere almeno una parte di questi pazienti;
– l’adeguamento delle capacità ricettive delle unità di Post-acuzie, dotate di letti utilizzabili per i pazienti che hanno superato la fase acuta della malattia, collocati all’interno dell’area ospedaliera, governate dalle stesse unità operative di Medicina Interna.
Appare anche necessario:
– incrementare i posti letto di cure intermedie;
– disporre di meccanismi flessibili di attivazione di posti aggiuntivi per acuti nei momenti di maggiore richiesta;
– ristabilire il ruolo dei percorsi diagnostici e terapeutici in regime di Day Hospital;
– concordare con le strutture per le cure intermedie percorsi di ingresso agili, tendenti a garantire il flusso costante delle persone;
– garantire la presenza in turno di professionisti senior, a supporto di specializzandi;
– garantire che le Unità di Medicina di Urgenza, con numero adeguato di letti semintensivi, siano integrate in quelle di PS;
– attuare ogni azione per rendere attrattivo il settore della Medicina di Urgenza, anche garantendo ai professionisti la possibilità di alternare il lavoro fra le varie funzioni (attività di PS, OBI, Medicina d’Urgenza) e favorendo la transizione professionale verso altri servizi;
– mantenere la gestione delle funzioni di “emergenza e urgenza” al governo del Sistema Pubblico, evitando il ricorso alle Cooperative.
Il sistema di emergenza-urgenza territoriale: una riforma necessaria
“Questa Federazione – ha affermato Monaco – ritiene di ribadire alcuni principi cardine già espressi a più riprese che potrebbero risultare di interesse al fine della ridefinizione del modello organizzativo del Sistema di emergenza sanitaria territoriale 118”.
Ecco i punti principali:
– Rafforzare il SET-118 attraverso l’interazione e la cooperazione sinergica di equipaggi di Soccorso, i cui protagonisti sono, in tutto il Paese, su base normativa, rispettivamente, i medici, gli infermieri dell’emergenza territoriale e gli autisti soccorritori dell’emergenza territoriale.
– Garantire una formazione ECM sempre più efficace del personale medico e infermieristico che opera nel sistema di Soccorso (basic life support and defibrillation (BLS-D);pediatric basic life support (PBLS);emergenze traumatologiche;immobilizzazione e trasporto del politraumatizzato (ITP);emergenza ostetrica/ginecologica;aspetti di comunicazione;utilizzo delle apparecchiature di telemedicina).
– Sviluppare a livello provinciale l’organizzazione dipartimentale del 118, sulla base anche delle esperienze acquisite durante la pandemia.
– Organizzare la rete del 118 per contiguità e per competenza e il sistema di Soccorso per livello di complessità dell’intervento.
– Appropriatezza clinica e assistenziale.
– Integrazione con il sistema ospedaliero di emergenza-urgenza sanitaria per garantire la condivisione delle competenze specialistiche e dei protocolli di cura.
– Innovazione tecnologica del sistema di emergenza e urgenza sia per la gestione del Soccorso che per il trattamento dei pazienti.
– Garantire un livello ottimale di dotazione in base al fabbisogno standard comprensivo del sistema sanitario di emergenza e urgenza e di continuità assistenziale integrata tra ospedale e territorio.
– Equità di accesso tempestivo alle procedure e alle strutture più appropriate per il trattamento di patologie tempo-dipendenti (come nel caso di emergenze cardiologiche, traumi, ictus).
– Tutte le centrali operative del SET-118 del Paese debbono essere dotate di un efficace sistema di geolocalizzazione del chiamante, in grado di assicurare una connessione in tempo reale della centrale operativa con i mezzi, gli equipaggi e gli scenari di Soccorso e di consentire i percorsi più avanzati di telemedicina, teleconsulto, teleassistenza da remoto, anche in contesto di uniformità e continuità del percorso di Soccorso e assistenziale in emergenza, in raccordo immediato con la specialistica ospedaliera afferente secondo specifica necessità clinica.
– Ammodernamento delle ambulanze e di tutto il parco mezzi del SET-118.
– Monitoraggio dell’attività dei servizi, del volume delle prestazioni e del grado complessivo di efficacia ed efficienza dei percorsi clinici, assistenziali e di rete predisposti nel contesto delle dinamiche operative del sistema dell’emergenza.
- Il volontariato va riconosciuto quale valore aggiunto del sistema ed inteso come integrazione e supporto, mai sostitutivo delle strutture aziendali.
- Integrazione funzionale del SET-118 con il Dipartimento di Emergenza e Accettazione (DEA), nel cui ambito devono attuarsi collegamenti del sistema informatizzato 118 con i sistemi informatizzati ospedalieri per la gestione dei dati sanitari e dei flussi di attività a bordo dei mezzi di Soccorso.
- Assicurare la presenza dei medici del 118 nelle case di comunità per garantire l’assistenza h24 delle urgenze non differibili.
- Per la FNOMCeO si ritiene inoltre indispensabile affermare che il mezzo di Soccorso avanzato è l’ospedale portato nel territorio con il medico e l’infermiere che lavorano insieme con le loro specifiche competenze.
“Celerità, efficienza, efficacia: sono queste le caratteristiche che deve avere un buon sistema di Sistema di Emergenza Territoriale” ha affermato con convinzione Monaco. Che ha continuato: “Quando il paziente è in imminente pericolo di vita, abbiamo il dovere di garantire che, nei tempi previsti dall’attuale normativa, arrivi un mezzo di Soccorso con un equipaggio sanitario in grado di effettuare, in modo pertinente e integrato, diagnosi e terapia potenzialmente salvavita, e quindi con medico e infermiere a bordo. La presenza di un medico a bordo, secondo le evidenze, fa la differenza riguardo a tutte le condizioni cliniche di emergenza, medica e chirurgica, in cui il ragionamento clinico diagnostico-differenziale precoce, conseguente alla valutazione obiettiva del paziente, e non riferita tramite telefono, unitamente alla terapia medica di emergenza precoce assumono comprovato ruolo salvavita, come, ad esempio, nell’arresto cardiaco improvviso”.
“Attualmente – ha spiegato – non sempre e non dappertutto i mezzi di Soccorso avanzato portano a bordo la miglior squadra possibile per un’assistenza efficace e tempestiva: medico (che può fare la diagnosi e prescrivere la terapia), infermiere (cui compete l’assistenza del malato) e autista soccorritore. Tre professionalità che, lavorando in sinergia, garantiscono la miglior ripresa del paziente, riuscendo, in alcuni casi, ad evitare accessi inappropriati in ospedale, perché la terapia inizia e in certi casi si esaurisce direttamente sul posto per poi continuare a domicilio”
“Oggi nelle diverse Regioni – ha concluso Monaco – abbiamo le più variegate procedure e organizzazioni. L’assistenza deve invece essere uguale da Bolzano alla Sicilia e dal centro alla periferia delle città: in qualunque posto si trovi, il paziente deve essere trattato nella miglior maniera e nel minor tempo per assicurargli una sopravvivenza di qualità. Ciò significa concretizzare quella tutela dei diritti, alla salute, all’uguaglianza, che, come Ordine, siamo chiamati a garantire. Auspichiamo che si possa procedere ad una riforma del sistema di emergenza-urgenza sanitaria “118” che renda il sistema dei soccorsi sempre più efficace, efficiente ed uguale sul territorio nazionale e che valorizzi ruoli e professionalità”.
Ufficio Stampa Fnomceo