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di Antonino Arcoraci
Massimo Tortorella, presidente Consulcesi, in un suo articolo scrive: Vivere in un ambiente salubre è un diritto umano universale. Lo rivendicano a gran voce sempre più cittadini e lo ha ribadito, ancora una volta, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo.
L’inquinamento urbano in alcune città sovraffollate, diventa rischio confermato dall’aumento dei livelli di biossido di azoto (NO2) e delle polveri sottili (PM10) capaci di incidere negativamente sullo stato di salute delle persone, sia a livello fisico che mentale. Nel mondo muoiono 12,6 milioni di persone l’anno per l’inquinamento atmosferico, dell’acqua e del suolo.
La migrazione di massa verso le aree urbane, contenuta al 30% negli anni Cinquanta, arrivata al 56% ai giorni nostri, ma prevedibile al 70% secondo l’OMS nel 2050, favorisce uno stile di vita indoor, al chiuso, spesso in condizioni incompatibili con il funzionamento psicobiologico umano perché, in carenza di luce naturale, in uno stato di limitazione degli spazi, di assoggettamento a forti stressor ambientali – dai rumori, all’inquinamento, al traffico – porta a quanto già nel 2005 il pedagogista e scrittore statunitense Richard Louv ha denominato “deficit di natura”. Cioè: Una carenza di “mondo esterno” che attraverso la over-attivazione del sistema nervoso simpatico, determina aumento della frequenza cardiaca, respiratoria e della pressione, rilascio di adrenalina e cortisolo, restringimento dei vasi sanguigni e indebolimento del sistema immunitario.
Rita Trombin ritiene che lo sviluppo cerebrale e cognitivo sia ampiamente influenzato ….dagli stimoli multisensoriali presenti nell’ambiente e la National Center for Health sostiene che i tumori, le malattie respiratorie croniche, le malattie cardio e cerebrovascolari, la demenza e il diabete, cause primarie di morte negli Stati Uniti, siano connesse alla mancanza o ridotta esposizione alla luce. L’aria malsana, specie se associata al vivere in ambienti chiusi, che nei bambini in particolare, una volta portava al rachitismo, oggi porta all’aumento delle malattie metaboliche, al sovrappeso e all’obesità associate a un deficit di attenzione e allo stress mentale con un +21% di disturbi da ansia, un +39% di depressione rispetto alle zone rurali.
La World Future Society, nel 2007, ha inserito questa condizione ambientale fra i dieci disagi più impattanti nella società del futuro.
Lo aveva previsto nel 1984 Roger Ulrich, professore di architettura presso il Centro per la ricerca sull’edilizia sanitaria della Chalmers University of Technology che ha sede a Goteborg. Nella rivista Science, ha pubblicato un articolo intitolato “La vista attraverso una finestra può influenzare il recupero dopo un intervento chirurgico”. Aveva osservato che in una sala di degenza gli operati posizionati in zona luminosa guarivano prima degli operati meno esposti alla luce.
Oggi questa sua intuizione è evidenza scientifica e in vari paesi si fanno prescrizioni di “natura”: in Scozia, dal 2018, il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) prevede le prescrizioni di natura per aiutare a trattare l’ipertensione, l’ansia, la depressione. Grazie alla collaborazione con la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB), come riporta Rita Trombin Presidente Accademia Italiana di Biofilia (AIB) Psicologa Ambientale ed Esperta in Biophilic Design, si possono prescrivere: osservazione degli uccelli, passeggiate in spiaggia e altre attività open air compreso il giardinaggio.
Negli Stati Uniti, la Park Rx America invita i medici a consigliare attività in natura e il Canada, sostenuto dalla British Columbia Parks Foundation, invita a consegnare ai pazienti, un pass per la natura e ne stabilisce le “dosi”:trascorrere….almeno 5 ore al mese nella natura semi-urbana (e cioè in luoghi rurali dove la presenza dell’essere umano è evidente ma ridotta), e almeno 3 giorni all’anno nella natura selvatica (in aree dove la presenza umana è contenuta e scarsa),. di adattarlo all’età, alle condizioni di salute e agli interessi individuali.
L’aria che respiriamo è il nostro bene più prezioso e va tutelato in tutti i modi possibili, per noi e per le generazioni future insiste Massimo Tortorella. Lo riconosce l’OMS e – come riportato nello studio pubblicato su Scientific Reports (Nature) – considera gli idrocarburi policiclici aromatici, l’ammonio, i solfati, i nitrati, il carbonio, la fuliggine e metalli come cadmio, rame e nichel fortemente inquinanti e lesivi in generale e in maniera specifica per l’apparato respiratorio e cardio-vascolare.
A difesa e per sensibilizzare tutti al problema, in Italia – già multata dalla Corte di Giustizia Europea per violazione del superamento dei valori soglia di polveri sottili (Pm10) e biossido d’azoto (NO2) – nasce Aria Pulita (AAP): un’Associazione che ha come primo interesse l’aria pulita. La sostiene in un confronto costruttivo con le Istituzioni locali e, apre alla collaborazione con le Associazioni scientifiche e non e con i Comuni interessati alla stessa problematica.
Lo abbiamo saputo da sempre che vivere all’aria aperta giova alla salute; che i bambini crescono meglio nei quartieri alberati; che il verde urbano serve a depurare l’aria, fissa il gas aerodisperso, diminuisce l’inquinamento acustico, fa da termo-regolatrice del microclima cittadino. Lo conoscevamo empiricamente e per esperienza maturata anche se i monaci irlandesi già nel XIV secolo, coltivavano orti per combatte la depressione e James Hillman, allievo di Jung considerava il giardino rappresentazione allegorica della nostra psiche.
Oggi ci sono le certezze. La biofilia – dal greco “amore per la vita”, nata nel 1984 per volere del biologo naturalista ed ecologo della Harvard University, Edward Osborne Wilson – afferma che amare la natura fa parte del nostro DNA perché la natura detiene la chiave della nostra soddisfazione estetica, intellettuale, cognitiva e persino spirituale. Gli esseri umani sono più aggressivi, violenti, là dove c’è poco o manca il verde; sono più generosi, cooperativi e lungimiranti quando sono circondati dalla natura. Il calo del cortisolo, il miglioramento dell’umore legato all’aumento della serotonina, porta senso di benessere. Lo afferma Tim Beatley, professore di architettura presso l’Università della Virginia e direttore esecutivo del progetto Biophilic Cities, che da anni lavora per fare applicare i concetti della “biofilia” nei centri urbani di tutto il mondo. Anche in Italia: Verona è stata la prima città eletta come “Città Biofilica”, nasce il giardino sensoriale, nascono progetti di studio come l’orto libero, i giardini per gli aromi. Gli ospedali che già negli anni ‘20 del secolo scorso venivano costruiti a padiglioni circondati di verde, per quanto in blocchi, continuano a mantenere la presenza degli alberi.
Preservare la natura attorno ai luoghi abitati, significa aiutare la salute, conservare il pianeta. Lo dimostra una revisione sistematica di 16 metanalisi rilevanti che hanno esaminato i risultati di 832 studi indipendenti.
Per Rita Trombin, Il futuro delle prescrizioni di natura può influenzare il DNA, portare ogni persona a capire quale tipologia di natura gli è più congeniale, facilitare lageolocalizzazione dell’ambiente idoneo all’adattarsi meglio e prima alle temperature in aumento, agli eventi meteorologici estremi che incidono e in negativo, sull’ambiente fisico, animale e vegetale.
Si “consuma” troppo suolo scrive Antonello Fiore della Sigea (Società Italiana di Geologia Ambientale) e Assistiamo al continuo aumento della frequenza di allagamenti urbani, alluvioni, frane, mareggiate e isole di calore. Nelle città con sempre più suolo impermeabilizzato le temperature sono in aumento: nei giorni più caldi i valori si aggirano tra i 43 e i 46°C.
La velocità con cui il suolo viene conurbato è in continuo crescere. Secondo i dati ISPRA,nel 2022, 2.4 metri quadrati al secondo, oltre il 10% in più rispetto al 2021. Le città saranno sempre più calde e questo preoccupa.
Non bastano le raccomandazioni dell’OMS e di tutte le organizzazioni scientifiche interessate. A livello mondiale, fino ad ora ci sono solo promesse. Al G20 – vertice dei Capi di Stato e di Governo – ogni anno si parla di ambiente, di aria pulita e di contenimento del riscaldamento climatico, ma non vengono presi mai i provvedimenti opportuni.
Ha pensato male Vladimir Ivanovic Vernadsky quando nei primi anni del secolo scorso ha scritto: Per la prima volta l’uomo ha realmente compreso di essere un abitante del pianeta e forse deve pensare o agire in una nuova prospettiva, non solo nella prospettiva di individuo, di famiglia o di genere, di Stato o di gruppo di Stati, ma anche nella prospettiva planetaria.
Oggi, a distanza di un secolo,oltre 200 testate scientifiche sollecitato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a far dichiarare, durante l’Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2024, questa crisi che stiamo vivendo, un’emergenza sanitaria globale.