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di Marinella Ruggeri
Il 3 dicembre scorso è stata la Giornata Mondiale delle persone con disabilità.
L’OMS stima che il 18% della popolazione globale possiede una disabilità. In Italia circa 4 milioni di persone possiedono disabilità gravi.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità , già, nel 2006 sostituiva il termine disabile a quello di “persone con disabilità”, intendendo coloro che presentano transitorie o permanenti menomazioni fisiche, mentali e intellettive o sensoriali.
L’occasione della Giornata ci consente di ripartire dalla consapevolezza che, appunto, l’obiettivo principale è favorire l’inclusione nei vari ambiti, delle PERSONE che possiedono una disabilità.
Facciamo attenzione però alle parole che usiamo, perché spesso, anche in ambito sanitario, corriamo il rischio di usare termini errati. Quando soprattutto, anzichè parlare del signor o della signora, parliamo di queste persone identificandole come disabili, e così partono una serie di equivoci, come quello di organizzare occasioni di incontro per disabili, la tombolata per i disabili, etc
Questo modo di comunicare è pericoloso, finiamo per racchiuderli in un gruppo di persone la cui identità equivale alla disabilità: il paralitico, il cieco, il sordo, il minorato intellettivo e psichico.
In realtà oltre a sbagliare nei confronti di queste persone, sbagliamo anche nei confronti di noi stessi, privandoci della possibilità di conoscere delle persone ricche di elementi che possono esserci utili e, a volte, necessarie a scoprire una nostra disabilità meno visibile ma più subdola, che più o meno inconsapevolmente non ci fa stare bene.
Il soggetto che ha una disabilità sviluppa in modo ipertrofico, per il fenomeno della neuroplasticità e della resilienza, altre componenti atte a compensare il deficit. I soggetti con disabilità riescono a vivere in pienezza le tre dimensioni del loro essere Persona, quella corporea con un equilibrio spesso superiore, ai cosiddetti soggetti sani che si impegnano a modellare e plastificare, quella psichica sperimentando tribolazione e inquietudine che necessita un continuo riadattamento per sopravvivere, ma soprattutto, quella spirituale più profonda che consente di percepirsi nell’ ANIMA. Questa capacità frutto di una limitazione, diventa maestra di vita, foriera di unicità e di dono. Ecco perché la disabilità non può essere mai confusa con la persona, che al contrario, proprio a causa di quella disabilità appare più ricca di elementi, perché costretta ad elaborarla.
Si rimane meravigliati quando con questi soggetti, si sperimenta un approccio diverso dal nostro ordinario.
La chiave per scoprirlo, è quella che ci consente di entrare oltre la porta di quelle case in cui abitano queste persone, con l’atteggiamento di chi entra per imparare mettendosi in ascolto, e non di chi entra per dare direttive e andarsene. Se a capo di certi posti, in ambito politico, potessimo avere alcune figure che hanno una disabilità, avremmo di certo una umanizzazione nelle scelte che si operano.
Perché Andrea Bocelli è cosi amato? Non certo perché è portatore di minoranza visiva grave, quanto piuttosto per la sua persona, per le sue doti artistiche e umane.
Ma di esempi ne abbiamo davvero tanti, come quello del pluricampione Alex Zanardi, grande esempio di forza, determinazione e coraggio; Stephen Hawking, genio scienziato affetto da malattia neurodegenerativa; l’artista Frida Kahlo; il nostro compositore, pianista, direttore d’orchestra Ezio Bosso, affetto da malattia neurodegenerativa, stroncato poi alla fine dal tumore. Lo sapevate che persino il regista Steven Spielberg è portatore di DSA ? Chi potrebbe dirlo, considerato la tipologia di film che ha diretto. Anzi le sue capacità straordinarie potrebbero derivare proprio dalla sua elaborazione già da piccolo, di un disturbo che gli ha procurato difficoltà rispetto ai pari.
Ellie Goldstein , modella di 19 anni dell’Essex, che per Gucci Beauty ha lanciato nel marzo 2020 il nuovo mascara con molto successo, ha la Sindrome di Down. La bellezza è della persona, la disabilità non è della persona. Questo è un esempio di efficace inclusività, anche, a dimostrazione, che le persone con disabilità hanno le stesse passioni e desideri dei normodotati. A questo proposito, il marchio Kohl Kreatives ha creato dei pennelli per trucco flessibili che si piegano e rendono l’applicazione del trucco più facile proprio per favorire l’empowerment delle persone che hanno delle difficoltà a truccarsi. Terri Bryant , ex truccatrice Dior, è affetta da Parkinson, ha potuto verificare le difficoltà nel disegnare una linea retta dell’eyeliner o definire le sopracciglia in modo simmetrico, grazie, a questa sua consapevolezza, ha creato una linea di trucchi più semplici da usare ottenendo stessi risultati. Altri esempi di inclusione, sono tutti i prodotti per la cosmesi che possiedono il braille sulla loro confezione esterna, per favorire gli ipovedenti.
Lavorare per l’inclusività, ci consente, di distinguere una disabilità da una persona disabile, e soprattutto ci consente di elaborare strategie per favorire il superamento delle difficoltà presenti, valorizzandole allo scopo di creare nuovi elementi che possono poi essere utili a tutti!!!