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La coppettazione fa bene?

La coppettazione fa bene?

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di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

È una novità?

Nonostante qualcuno sia rimasto sorpreso nel vedere il corpo di alcuni nuotatori alle Olimpiadi di Rio de Janeiro coperto da vistosi segni rossi di forma circolare e abbia pensato a una straordinaria innovazione, la coppettazione non è l’ultimo strillo della moda: la medicina tradizionale cinese la consiglia da centinaia (migliaia?) di anni per i disturbi più diversi. Dal mal di schiena (lombosciatalgia) ai dolori cronici, fino ad alcune malattie respiratorie.

In cosa consiste la coppettazione?

Sono applicati dei vasetti di vetro sulla pelle e, mediante l’accensione di una fiammella si crea un vuoto e un’aspirazione della cute. I vasetti restano a contatto con la pelle per un tempo variabile (di solito tra i 5 e i 15 minuti), ma le tecniche sono molto diverse a seconda di chi le pratica. Sono noti almeno 15 diversi modi di manipolare le coppette e 10 protocolli differenti di trattamento (Chen et al. 2014). Nel 2010 il governo cinese ha proposto una standardizzazione delle pratiche di coppettazione (Gao & Liu 2010).

Perché la coppettazione dovrebbe far bene?

Il beneficio per il paziente sarebbe dovuto al miglioramento della circolazione sanguigna nelle zone trattate. Come è stato sottolineato da una rassegna sul Quarterly Journal of Medicine della Oxford university press, gli articoli che studiano i possibili meccanismi di azione della coppettazione sono ancora molto infrequenti (Chen et al. 2014).

Quali evidenze abbiamo che la coppettazione sia efficace?

F. Dekkers, Exercitationes practicae,
Credit: Wellcome Library, London. 

Occorre premettere che per un trattamento utilizzato per un numero così ampio di disturbi e patologie non è facile giungere a conclusioni certe riguardo la sua efficacia. Possiamo dire che, a oggi, non sono state prodotte prove scientifiche che dimostrino che la coppettazione sia efficace nel trattamento del mal di schiena, così come di qualsiasi altro disturbo. Uno studio sistematico dei risultati delle ricerche svolte dal 1980 al 2013 e pubblicate su riviste comprese nella banca dati più conosciuta in ambito biomedico (Medline) ha reperito 29 studi di cui solo uno era una sperimentazione controllata randomizzata. La maggior parte degli articoli riportava singoli casi di pazienti trattati. Gli autori della revisione sono giunti alla conclusione che le evidenze sono troppo deboli per avere una certezza dell’utilità di questa pratica (Huang, et al 2013). Uno studio pubblicato sulla rivista PLoS Medicine ha analizzato solo sperimentazioni controllate randomizzate (il tipo di metodo di studio che dovrebbe promettere, se non garantire, risultati più solidi) svolte tra il 1992 e il 2010 (Cao & Liu, 2012). La coppettazione era sperimentata per il trattamento dei disturbi di più varia origine, dal dolore lombare all’acne, dalla dispnea all’herpes zoster. Ebbene, anche in questo caso le conclusioni degli autori non sono state incoraggianti soprattutto a causa della scarsa qualità della metodologia degli studi svolti. Un’altra ricerca su circa 60 pazienti ha messo a confronto la coppettazione con un massaggio rilassante per valutare l’efficacia delle due strategie nel ridurre il dolore del tratto cervicale della colonna vertebrale (Lauche et al. 2013). Non sono state rilevate differenze tra i due trattamenti.

Possiamo fidarci della coppettazione perché in fondo non fa male?

Come spiega il medico Salvo Di Grazia nel proprio blog (un sito molto utile per orientarsi sulle vere e false terapie), “in realtà il cupping, oltre a non avere ovviamente base scientifica, può esporre ad alcuni pericoli. Rottura di vasi sanguigni, dolore, ematomi, emorragie, infezioni ed altro”. “Se nella stragrande maggioranza dei casi il cupping prevede l’applicazione di poche coppette ‘risucchianti’” prosegue Di Grazia “in alcuni casi se ne applicano a decine, esponendo il malcapitato a rischi ancora più elevati. (…) Sono reperibili in rete immagini impressionanti, in alcune delle quali si nota addirittura la fuoriuscita di abbondante sangue dalla cute che finisce nella coppetta, spesso di vesciche o di trasudazione di liquidi, una tortura inutile e pericolosa. Questo dimostra la potenza dell’effetto ventosa che riesce addirittura a rompere i capillari e far trapassare il sangue dalla cute, ma anche la mancanza di limiti e buon senso dei ciarlatani.”
Una revisione sistematica di studi svolti in Corea suggerisce che gli effetti avversi possano essere evitati affidandosi a operatori esperti e siano, comunque, di lieve entità (Kim et al. 2014).