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di Marinella Ruggeri
Nel vasto panorama della comunicazione umana, il linguaggio non verbale riveste un ruolo cruciale, spesso sottovalutato rispetto alla parola scritta o parlata. Questa forma di comunicazione include tutti i messaggi che vengono trasmessi senza l’uso di parole, attraverso il corpo, le espressioni facciali, la gestualità, il contatto visivo, la postura, l’uso dello spazio.
Il suo potere risiede nella capacità di trasmettere emozioni, intenzioni, sentimenti e atteggiamenti in modo immediato e spesso più autentico rispetto alle parole.
La psicologia della comunicazione non verbale ha dimostrato come oltre il 93% della comunicazione tra individui avvenga proprio attraverso questi canali non verbali, sottolineando l’importanza di saperli interpretare e utilizzare consapevolmente.
…Questa dimensione silenziosa del dialogo tra le persone agisce su livelli profondamente radicati nella nostra psiche, influenzando percezioni, giudizi e relazioni senza che ne siamo pienamente consapevoli…
Diventa quindi fondamentale per chiunque voglia migliorare la propria abilità comunicativa, imparare a padroneggiare anche questi aspetti “invisibili” della conversazione, per cogliere tutti i segnali che vanno oltre le parole e per trasmettere messaggi chiari ed efficaci senza bisogno di articolare un singolo vocabolo.
Il linguaggio non verbale rappresenta una componente fondamentale della comunicazione umana, essenziale quanto le parole stesse.
Il linguaggio non verbale gioca un ruolo cruciale nella definizione delle dinamiche relazionali, nel creare e mantenere rapporti interpersonali e nella comprensione profonda degli altri. Nonostante sia in gran parte inconsapevole, imparare a interpretarlo e utilizzarlo consapevolmente può notevolmente migliorare la qualità delle nostre interazioni quotidiane. La psicologia della comunicazione non verbale ci insegna che attraverso la lettura dei segnali non verbali possiamo accedere a informazioni preziose sui pensieri, le intenzioni e lo stato emotivo delle persone con cui interagiamo, rendendo così il nostro modo di comunicare più efficace e completo.
In particolare, le espressioni facciali sono universalmente riconosciute come indicatori delle emozioni; la gestualità e i movimenti del corpo possono sottolineare o contraddire ciò che viene detto verbalmente; il contatto visivo stabilisce connessione e fiducia ma anche dominanza o sfida a seconda dei contesti; la postura e la posizione del corpo rivelano atteggiamenti e stati d’animo; il tono della voce e le pause nel discorso influenzano significativamente la ricezione del messaggio verbale. Anche lo spazio personale, ovvero la distanza che manteniamo dagli altri durante la comunicazione, è un aspetto chiave del linguaggio non verbale, indicando il grado di intimità o formalità della relazione.
Comprendere e padroneggiare il linguaggio non verbale significa quindi non solo migliorare la propria capacità di esprimersi senza parole ma anche affinare le proprie competenze relazionali ed empatiche.
La comunicazione non verbale è universale e radicata profondamente nella psicologia umana; infatti, studi hanno dimostrato che fin dalla nascita siamo in grado di interpretare correttamente le espressioni facciali altrui.
… ANALIZZIAMO, ORA , NEL DETTAGLIO:
1) Le espressioni facciali, un linguaggio universale che ci permette di comunicare e comprendere le emozioni primarie.
Attraverso la muscolatura del volto, il nostro viso può trasmettere gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto e sorpresa, senza bisogno di utilizzare parole. Studiare e comprendere queste espressioni è fondamentale per tutti coloro che si interessano al mondo delle emozioni e dei comportamenti umani.
Riportiamo due esempi, fra i più comuni:
- Espressione facciale di gioia: L’espressione facciale di gioia è caratterizzata da un sorriso ampio, che coinvolge sia la bocca che gli occhi. Le guance possono essere sollevate, mentre le sopracciglia sono leggermente sollevate. Questa espressione viene associata a emozioni positive come la felicità, l’eccitazione e la soddisfazione.
- Espressione facciale di paura: L’espressione facciale di paura è caratterizzata da uno sguardo allarmato, con occhi spalancati e sopracciglia sollevate. Questa espressione può essere accompagnata da una bocca aperta o contratta, e da una tensione dei muscoli del viso. Viene associata a emozioni negative come la paura, l’ansia e lo shock.
Le OTTO emozioni primarie che compongono la ruota delle emozioni sono gioia, fiducia, paura, sorpresa, tristezza, disgusto, rabbia e aspettativa. Queste emozioni di base sono fondamentali per comprendere il nostro mondo emotivo. Ogni emozione primaria è un mattoncino che, combinato con un’altra emozione primaria, crea otto emozioni avanzate: amore, sottomissione, timore, disapprovazione, rimorso, disprezzo, aggressività e ottimismo. Ognuna di queste emozioni avanzate rappresenta una complessità emozionale ulteriore, dando vita alla gamma infinita di sentimenti che sperimentiamo nel corso della nostra vita.
Queste emozioni hanno una profonda influenza sulle nostre esperienze quotidiane, definendo la nostra percezione del mondo e il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Studiare queste emozioni è fondamentale per comprendere a fondo il funzionamento della mente umana.
Fermiamo la nostra attenzione, in particolare su gioia, tristezza, rabbia e paura, per la loro caratteristica di essere universali e comuni a tutti gli esseri umani.
Attraverso l’osservazione dell’angolazione delle sopracciglia, la contrazione dei muscoli intorno agli occhi, i movimenti della bocca e del mento, possiamo decifrare il messaggio emozionale che una persona trasmette attraverso il proprio volto. Comprendere il linguaggio del viso ci permette di stabilire una connessione più profonda con gli altri.
È importante tuttavia ricordare che le espressioni facciali da sole non possono fornire un quadro completo delle emozioni di un individuo, poiché esse possono essere influenzate da vari fattori esterni. Pertanto, è necessario considerare anche altri indicatori non verbali e aspetti comunicativi per avere una comprensione completa delle emozioni che una persona sta provando.
Pertanto, esaminiamo ora le altre componenti del linguaggio non verbale.
2)Le posture assunte durante un dialogo e le relative espressioni facciali, passando per i gesti compiuti con le mani o il modo in cui ci si muove nello spazio, ogni elemento contribuisce a delineare un quadro comunicativo complesso e sfumato. Una postura eretta e aperta suggerisce disponibilità e fiducia, mentre una chiusa e curva può indicare insicurezza e autodifesa; anche le braccia incrociate spesso indicano chiusura o resistenza.
La psicologia della comunicazione non verbale studia proprio questi aspetti, cercando di interpretare i segnali spesso inconsci che accompagnano la nostra comunicazione quotidiana.
3)Il contatto visivo assume un ruolo di cruciale importanza nella comunicazione interpersonale; un semplice sguardo può trasmettere una molteplicità di significati, influenzando profondamente la percezione che gli altri hanno di noi. L’intensità e la durata dello sguardo sono direttamente correlate a sentimenti di interesse, fiducia o, al contrario, di disapprovazione e disagio. Uno sguardo diretto e prolungato può essere interpretato come segno di sincerità e apertura, mentre l’evitare il contatto visivo è spesso percepito come mancanza di sicurezza o volontà di nascondere qualcosa.
4)Il tono della voce e le pause durante il discorso sono altrettanto rivelatori; un tono caldo e modulato può generare empatia e connessione, mentre variazioni brusche o un volume alto inappropriato, possono segnalare irritazione o aggressività, come anche un tono freddo o aggressivo può suscitare distanza o addirittura ostilità.
Pertanto il tono della voce e l’uso delle pause si possono considerare elementi cruciali per trasmettere emozioni e intenzioni, rivelando stati d’animo non immediatamente percepibili attraverso le parole stesse e influenzando profondamente la ricezione del messaggio da parte dell’interlocutore.
Le pause giocano un ruolo chiave nella regolazione del ritmo comunicativo; esse possono enfatizzare un punto importante, creare attesa o permettere all’ascoltatore di elaborare quanto detto
Proprio il ritmo delle parole è importante: un discorso rapido può indicare nervosismo o eccitazione, mentre uno lento può denotare riflessione o incertezza.
Un RUOLO fondamentale, in questo ambito, a mio parere lo svolge l’ASCOLTO ATTIVO che rappresenta una componente fondamentale della comunicazione efficace, che va ben oltre il semplice “non parlare” mentre l’altro sta esprimendosi. Si tratta di un vero e proprio linguaggio fatto di segni e comportamenti non verbali che, se interpretati correttamente, possono rivelare molto più di quanto le parole possano mai dire. L’adozione di tecniche di ascolto attivo implica l’utilizzo di espressioni facciali, come annuire o mostrare sorpresa, per dimostrare interesse e comprensione verso l’interlocutore. La gestualità, come inclinarsi leggermente verso chi parla, può indicare apertura e predisposizione all’ascolto. Il mantenimento del contatto visivo è altresì cruciale: uno sguardo diretto ma non fisso trasmette rispetto e attenzione, facilitando la creazione di un legame empatico.
Allo stesso tempo, osservare i segnali non verbali dell’altro consente di percepire stati emotivi e reazioni talvolta nascoste dietro le parole. In questo contesto, diventa essenziale saper leggere il linguaggio del corpo dell’interlocutore per adattare il proprio comportamento comunicativo in modo appropriato, favorendo così uno scambio proficuo e genuino. Attraverso queste pratiche si instaura una comunicazione non verbale bidirezionale che arricchisce ed eleva la qualità dell’interazione umana.
Pertanto bisogna porre particolare attenzione non solo a ciò che viene detto, ma anche a come viene detto e al linguaggio del corpo dell’interlocutore, solo così si possono cogliere sfumature importanti nel messaggio trasmesso.
- Ad esempio, se una persona dice di essere contenta mentre mostra un sorriso forzato e braccia incrociate, il suo linguaggio del corpo potrebbe indicare il contrario delle sue parole.
Queste riflessioni, mettono in discussione con dati concreti, il concetto secondo il quale la COMUNICAZIONE VERBALE rappresenti la parte più visibile della nostra comunicazione. Essa fa riferimento all’utilizzo della parola per veicolare, con uso consapevole ed efficace, ogni elaborazione del pensiero.
La definizione di comunicazione verbale è da ricercarsi prevalentemente, nel linguaggio, ossia quella forma di comunicazione costruita sulla base di un insieme di regole ben definite, finalizzata alla trasmissione di informazioni attraverso l’uso di mediatori simbolici.
La comunicazione non verbale è una vera e propria lingua che tutti parlano col proprio corpo, ma che in pochi riescono ad “ascoltare con gli occhi”.
Il linguaggio non verbale, dunque, è qualcosa di non immediatamente udibile, ma che, una volta compreso, è in grado di darci tantissime informazioni sullo stato d’animo e i pensieri dell’interlocutore come nella espressione delle emozioni in cui il linguaggio non verbale serve per manifestare sensazioni e stati d’animo; come nella comunicazione interpersonale, specie nei gesti come la stretta di mano o la contrattura delle sopracciglia;
come, infine nella regolazione della comunicazione, proprio perché il linguaggio non verbale serve anche a “regolare” i tempi e i turni della comunicazione con l’altro, gestendo le pause.
Uno spazio particolare nel nostro approfondimento sulla comunicazione verbale e non verbale è dedicato ad un altro importante aspetto: la comunicazione paraverbale.
Il linguaggio paraverbale fa riferimento all’insieme dei suoni emessi nella comunicazione. Si tratta, dunque, di un fattore legato all’utilizzo della voce per comunicare. Il linguaggio verbale, infatti, non è fatto solamente di parole, ma anche dal modo in cui moduliamo e utilizziamo la voce per comunicare.
L’importanza della voce è data da diversi aspetti:
- Il tono, che viene influenzato da fattori fisiologici (età, costituzione fisica) e dal contesto.
- La frequenza, fortemente connessa alla sfera sociale. Per fare un esempio pratico, un dipendente che parla con il suo datore di lavoro tende ad avere una frequenza vocale più bassa del normale;
- Il ritmo, che conferisce in un discorso maggiore o minore autorevolezza alle parole pronunciate. Ad esempio, un ritmo lento e con frasi intervallate da lunghe pause, conferiscono solennità a ciò che si dice;
- Il silenzio, parte importante del linguaggio paraverbale, le cui caratteristiche possono essere spesso fortemente ambivalenti e soprattutto con esso giocano un ruolo fondamentale gli aspetti sociali e gerarchici.
In conclusione… la comunicazione non verbale è un elaborato codice segreto che non è scritto da nessuna parte, non è conosciuto da nessuno ed è compreso da tutti ( Edward Sapir)…