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di Marinella Ruggeri
Gli atleti con disabilità sono tornati sotto i riflettori alle Paralimpiadi di Parigi, dal 28 agosto all’8 settembre 2024
Di certo sarà capitato a ciascuno di noi, di accendere la tv in questi giorni, e trovare sullo schermo, degli atleti, si, atleti, con disabilità, che a guardarli, restiamo più colpiti dalla loro bravura che dalla loro disabilità, … tanto sono bravi!
Sui loro volti, la fierezza dei veri campioni.
Le Paraolimpiadi rappresentano, in assoluto, la DIMOSTRAZIONE che abbiamo a disposizione enormi risorse residue capaci di consentirci traguardi apparentemente inaccessibili.
Proprio per il valore sociale oltre che sportivo delle paraolimpiadi, mi permetto di riportare alcune note storiche.
Le paralimpiadi originano dagli Stoke Mandeville Games, un evento che si tenne per la prima volta in Gran Bretagna nel 1948, in concomitanza con le Olimpiadi di Londra, la competizione era rivolta solo agli atleti con disabilità fisiche in sedia a rotelle.
Il nome deriva da quello dell’ospedale militare Stoke Mandeville, a nord di Londra, dove un medico neurologo, Sir Ludwig Guttmann, responsabile dell’unità per le lesioni del midollo spinale, lavorava alla ricerca di un metodo per accelerare la guarigione dei suoi pazienti paraplegici, tutti reduci dalla seconda guerra mondiale.
Fu lui a creare la versione primordiale dell’evento sportivo delle paraolimpiadi e si tenne proprio negli stessi giorni in cui si svolgevano i giochi olimpici a Londra.
I primi Giochi Paralimpici veri e propri si tennero nel 1960 a Roma, sotto il nome di 9th Stoke Mandeville Games, con 400 atleti provenienti da 23 nazioni.
Dopo diverse edizioni si espansero i agli sport invernali a partire dalle paralimpiadi invernali del 1976. Questa edizione segnò una vera e propria rivoluzione: i giochi paralimpici, infatti, destinati fino ad allora solo ai diversamente abili in sedia a rotelle, si aprirono ad altre forme di disabilità (amputazione, disabilità visive).
Il termine paralimpico è composto dal prefisso para, che in greco significa accanto a. Ciò significa che i giochi paraolimpici esistono insieme ai giochi olimpici. Il termine, dunque, si riferisce alla loro corsa in parallelo con le olimpiadi e non a un handicap.
Le paralimpiadi si tengono sempre circa due settimane dopo le olimpiadi.
Le paralimpiadi comprendono anche sport che esistono solo nella versione para delle olimpiadi, come bocce e goalball.
A partire dall’edizione 2012 dei giochi paralimpici, che quell’anno si tennero a Londra, anche le guide (para atletica e para triathlon) e i piloti (para ciclismo e para triathlon) ricevono una medaglia.
Ci sono dei precisi criteri di ammissibilità ossia ogni sport paralimpico ha il proprio sistema di classificazione, che dipende dall’impatto dell’inabilità sulle prestazioni sportive e consente il mantenimento dell’equità tra gli atleti.
Le paralimpiadi coprono 10 tipi di disabilità, che rientrano in 3 categorie principali:
- menomazioni fisiche,
- menomazioni visive,
- menomazioni cognitive.
Ai giochi paralimpici, alcuni sport per disabili sono aperti a tutti i tipi di para-atleti, mentre altri sono riservati a disabilità specifiche. Gli atleti paralimpiadi vengono valutati per stabilire se soddisfano un livello minimo di menomazione e garantire condizioni di parità.
In alcuni sport come l’atletica leggera, gli sportivi sono divisi in categorie, in base all’impatto del loro handicap sulle prestazioni e competono contro concorrenti con uno svantaggio simile. Un’altra caratteristica specifica è costituita dalla presenza di assistenti, che aiutano gli atleti che hanno disabilità visive, nella corsa è una guida, legata dal braccio o dalla mano, che l’atleta ha l’obbligo di precedere al traguardo. Nel caso dei ciclisti, sia su strada sia in pista, questi corrono con un pilota in tandem. Per i nuotatori ipovedenti, ci sono i tapper, assistenti che avvertono gli atleti con brevi colpi quando si avvicinano al bordo della piscina.
Per il paranuoto, nessuna protesi è consentita: gli atleti nuotano senza accessori. Ai giochi paralimpici, il paranuoto è aperto a tutti i tipi di disabilità.
Invece sono solo alcune le discipline aperte agli atleticon disabilità mentale: paratletica, paranuoto e para ping pong, il lancio del giavellotto.
Analizziamo alcune discipline sportive in questo ambito:
- Bocce. La versione dei giochi paralimpici viene praticata su sedia a rotelle, da atleti la cui disabilità incide gravemente sulle funzioni motorie. Il fantino è una pallina bianca, che si chiama Jack.
- Nel basket in carrozzina, il canestro è alla stessa altezza dei giochi olimpici, cioè 3m05. Nessuna differenza: è tutta una questione di abilità e allenamento. Nel basket in sedia a rotelle, gli atleti non possono eseguire più di due spinte con le ruote tenendo la palla sulle cosce, altrimenti equivale a un fallo. Le ruote delle carrozzine da basket sono angolate, per una facile rotazione e stabilità.
- Nel tennis in carrozzina, è possibile far rimbalzare la pallina due volte. Questo adattamento è dovuto alle caratteristiche specifiche dell’uso della carrozzina durante il gioco: anche se avviene fuori dal campo, il secondo rimbalzo è ritenuto valido.
- Ping pong. Le mani non sono indispensabili per fare un servizio nel ping pong o tennis da tavolo: la prova è la performance dell’egiziano Ibrahim Hamato. Questa disciplina comprende ben 11 classificazioni di handicap.
- Nel calcio per non vedenti e nel goalball, la palla è riempita di campanelli, fa rumore mentre rotola in modo che i giocatori la sentano. Nel calcio per non vedenti, i giocatori indossano una maschera per garantire la totale equità tra tutti.
- Il para judo è riservato solo agli atleti con disabilità visive. Per sentire il loro avversario, devono essere in costante contatto con lui, tenendo il suo judogi. Il punto rosso sul kimono del judoka significa che gli atleti sono classificati B1, cioè non vedenti.
- Nella para pallavolo, i giocatori lasciano la sedia a bordo campo e si muovono sui glutei, usando la forza delle braccia.
- Il rugby in carrozzina si gioca al chiuso, con una palla rotonda. Il pararugby, inoltre, è uno sport misto. Alla nascita, era chiamato Murderball, a causa della brutalità degli urti tra le sedie a rotelle.
- Nel tiro con l’arco in para, gli arcieri la cui disabilità non consente loro di tirare con arco ricurvo, utilizzano uno strumento che permette loro di limitare la forza necessaria per mantenere la tensione dell’arco. Quando l’handicap dell’atleta non gli consente di usare le braccia, può tirare con i piedi.
Nella paratletica, gli sportivi delle categorie T12 (non vedenti) possono correre con o senza guida. Gli atleti devono sempre tagliare il traguardo prima della propria guida e non viceversa. Le carrozzine da corsa possono viaggiare fino a 36 km/h.
Ci sono due tipi di para canoa: il kayak (doppia pagaia) e la canoa, chiamata Va’a (pagaia singola).
Parabadminton e Parataekwondo. Entrambe queste discipline hanno esordito all’edizione 2021 di Tokyo dei giochi paralimpici. Nel para taekwondo, gli atleti sono disabili agli arti superiori.
Nel paraciclismo ci sono 4 tipi di bici: la bici classica, tandem, handbike e triciclo. Il paraciclismo è aperto agli atleti non vedenti, in tandem: la guida posta davanti è chiamata pilota.
Scherma. La scherma si pratica su una sedia a rotelle, che viene immobilizzata con un apposito dispositivo di fissaggio. Poiché non possono muoversi avanti o indietro, gli atleti sono molto vicini agli avversari, garantendo così partite ad alta intensità.
Nel paratriathlon, gli sportivi con disabilità agli arti inferiori sono aiutati da persone fuori dall’acqua e in un’area di pre-transizione per continuare la performance.
Nel salto in lungo gli atleti ipovedenti si orientano grazie alla loro guida, che batte le mani per indicare la direzione in cui saltare.
Ai giochi paralimpici, il sollevamento pesi para è praticato solo nella distensione su panca ed è chiamato parapowerlifting. I concorrenti sono misti, indipendentemente dalla disabilità, ma separati per categorie di peso.
Tornando alle nostre riflessioni, raccogliamo un messaggio chiaro da parte loro, se nella vita quotidiana alcuni esempi mancano, questi si ritrovano nel parasport.
Infatti molti di loro testimoniano di aver fatto progressi nella vita quotidiana grazie allo sport, che è una vera palestra di vita.
Un incidente, una malattia incurabile e la vita cambia. Molti degli sportivi presenti ai giochi paralimpici hanno dovuto riapprendere tutti i gesti della vita quotidiana. Tutti i loro rituali sono stati sconvolti improvvisamente.
Le storie degli atleti sono tante e tutte diverse: ci sono giocatori di rugby, per esempio, diventati paraplegici a seguito di un incidente nel pieno dei vent’anni, che hanno dovuto accettare l’idea di non potercela fare da soli all’inizio, ma oggi sono autonomi in tutto e per tutto.
L’handisport, com’è stato ribattezzato, accelera il recupero dell’autonomia: è un grande balzo in avanti, non solo nell’ambito sportivo ma anche nella vita personale degli atleti. Allenarsi, partecipare, magari gareggiando per la squadra del proprio Paese di origine, mantiene alto l’umore e serve a costruire massa muscolare.
Il parasport esiste da oltre 70 anni, eppure è un settore in continua evoluzione. Una delle prime discipline a conquistare notorietà è stata il basket in carrozzina.
Poi, ha preso il sopravvento la scherma. Questa disciplina aiuta gli sportivi a stare più dritti e a conquistare sicurezza nei movimenti quotidiani: ad esempio, nel passaggio posturale dalla sedia a rotelle all’auto.
A beneficiarne è la vita quotidiana: c’è chi, grazie all’attività sportiva, ha preso confidenza con a strada e con i vari passaggi necessari, per esempio, a portare il proprio figlio al parco.
La pratica dello sport, insomma, consente ai paratleti di familiarizzare con l’ambiente e con i trasporti pubblici della propria città: quando escono dai centri di riabilitazione dove tutto è adattato, l’impatto con la realtà è duro.
Possiamo quindi sottolineare che ci sono 4 valori che ispirano i Giochi Paralimpici.
1)Coraggio. Attraverso le loro esibizioni, i paratleti mostrano al mondo cosa si può ottenere quando si spinge il proprio corpo ai limiti assoluti.
2)Determinazione. I paratleti hanno caratteristiche uniche, che uniscono forza mentale, capacità fisica e agilità eccezionale, per raggiungere prestazioni sportive che ridefiniscono costantemente i limiti del possibile.
3) Ispirazione. I paratleti sfruttano al massimo le proprie capacità e abilità nell’instancabile ricerca dell’eccellenza sportiva. Sono modelli che incoraggiano e stimolano gli altri a praticare lo sport.
4) Uguaglianza. Attraverso lo sport, i paratleti sfidano gli stereotipi e trasformano le mentalità: aiutano, dunque, a promuovere l’integrazione abbattendo le barriere sociali e la discriminazione nei confronti delle persone diversamente abili.
Spesso l’impatto riabilitativo di recupero fisico e psichico che ne consegue per ogni soggetto che si approccia alle discipline sportive è superiore ad ogni aspettativa, perché il coinvolgimento emotivo, fisico e soprattutto cognitivo è massimale.
Bisogna, dunque, promuovere e pianificare queste iniziative, anche nel piccolo.
Pensare ad organizzare meglio, anche nella propria città, l’approccio allo sport per i diversamente abili, creando gruppi tra loro ed intorno a loro ,tra le famiglie e gli operatori sanitari che se occupano, per vivere la realtà della minoranza, in un clima di spensieratezza, forza e determinazione, affinchè possa riaccendersi quell’entusiasmo, che spesso, nel quotidiano , per stanchezza o bassa motivazione, finisce per spegnersi.
Contemplare la gioia degli sguardi degli atleti alle paraolimpiadi, fa venire la voglia di impegnarsi perché quello sguardo lo si possa incrociare più spesso.