La testata digitale dell'OMCeO Messina
 
La dieta può aiutare a controllare la progressione del cancro della prostata

La dieta può aiutare a controllare la progressione del cancro della prostata

Views: 94

Un recente studio condotto dalla Johns Hopkins Medicine ha dimostrato che una dieta sana può ridurre il rischio di progressione del cancro alla prostata a basso rischio verso stadi più aggressivi negli uomini sottoposti a sorveglianza attiva. Questo approccio clinico prevede il monitoraggio dei pazienti con cancro a basso rischio, evitando trattamenti invasivi e potenzialmente dannosi.
Lo studio, basato su dati raccolti nel corso di 20 anni, punta a fornire indicazioni pratiche per ridurre i rischi e ha come obiettivo quello di comprendere il ruolo della dieta nella progressione del tumore alla prostata di basso grado.
I pazienti arruolati sono stati classificati in base al grado del loro tumore, da 1 (tumori meno aggressivi) a 5 (tumori più pericolosi e potenzialmente metastatici). Durante la sorveglianza attiva, biopsie regolari hanno verificato eventuali cambiamenti che potrebbero far rientrare il cancro in un gruppo di grado superiore. Questo processo, detto “riclassificazione”, spesso conduce all’indicazione di trattamenti chirurgici.
Lo studio ha seguito 886 uomini con cancro alla prostata di basso grado. I dati dietetici dei partecipanti sono stati valutati con l’Healthy Eating Index (HEI), una misura della qualità della dieta. I risultati hanno mostrato una correlazione significativa tra una dieta di alta qualità e un rischio ridotto di progressione del cancro. Ogni incremento di 12,5 punti nell’HEI era associato a una riduzione del 15% nel rischio di riclassificazione al grado 2 o superiore, e del 30% per i casi più gravi (grado 3 o superiore).
I ricercatori hanno anche valutato l’infiammazione come possibile meccanismo per la riduzione del rischio, ma non abbiano riscontrato un’associazione diretta tra i punteggi infiammatori e la riclassificazione del cancro.
Lo studio ha alcune limitazioni, tra cui l’autosegnalazione delle abitudini alimentari e la mancanza di diversità etnica tra i partecipanti, ma i risultati potrebbero essere utili per orientare le scelte dietetiche dei pazienti in sorveglianza attiva.

https://jamanetwork.com/journals/jamaoncology/article-abstract/2824991