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Il vaso è colmo

Il vaso è colmo

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di Diego Celi

Ascoltare e leggere le argomentazioni del sindacalista delle toghe, il Dott. Giuseppe Santalucia, lascia sgomenti e fa comprendere i motivi per i quali consenso e credibilità del terzo pilastro dello Stato (la magistratura) sono ridotti a numeri relativi. In un talk show, il presidente dell’Anm, ha dialogato con la figlia di Enzo Tortora. Argomento: la non opportunità di istituire una giornata di commemorazione per le vittime di malagiustizia. La tesi sostenuta dal togato è una difesa della casta attraverso uno schermo per impedire di vedere le conseguenze di una malagiustizia: istituire una giornata per le vittime di una Giustizia ingiusta, per Santalucia, creerebbe nocumento al prestigio e alla credibilità della magistratura. Questa tesi lascia basiti, ma dove l’apostolo delle toghe ha raggiunto l’apoteosi dell’ineffabile è quando ha equiparato malagiustizia e malasanità. Ignorante è colui che ignora (non è quindi un’offesa): in questa equiparazione il Dott.Santalucia ha dimostrato tutta la sua ignoranza. Un medico che risulta colpevole subisce una condanna civile e penale, non risulta che il magistrato che ha condannato Enzo Tortora sia stato punito, addirittura siede nel Csm, organo giudicante dei magistrati (Aldo Grasso: Corriere della Sera). Migliaia sono i casi di malagiustizia, ingenti i risarcimenti che lo Stato paga (mentre i magistrati non pagano)!
L’equiparazione malagiustizia e malasanità è pertanto incongrua e mistificatoria e gli Ordini dei Medici dovrebbero fare sentire la loro voce. Da tangentopoli il Paese è succube di una teocrazia giudiziaria che condiziona ogni aspetto della vita civile, ciò perchè la magistratura “non amministra la giustizia si ritiene essa stessa Giustizia”. Ha interpretato l’art.32 della Costituzione – da diritto alle migliori cure in diritto di guarigione – causando un aumento dei contenziosi medicolegali non giustificabili. Come per gli altri reati si assiste, poi, in ambito sanitario al 95% di assoluzioni. Il danno, però, è irreversibile sia per l’erario pubblico (leggi medicina difensiva), sia sotto l’aspetto psicologico (leggi burnout). Nonostante ciò la politica è pavida e il potere legislativo balbetta per approvare una riforma della giustizia necessaria sotto l’aspetto civile e economico. Indipendenza non significa sovrastare il potere legislativo e del governo, come la cronaca quotidianamente evidenzia (migrazione, riforma della giustizia, inchieste giudiziarie politiche). Il Presidente della Repubblica, custode della Costituzione e capo del CSM, non pare sensibile a questo vulnus, mentre mostra interesse per ogni altro aspetto della vita sociale e politica di questo Paese: dovrebbe invece da Magister intervenire.