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di Nino Arcoraci
Cari amici,
da sempre, il Natale è stato visto e, in parte vissuto, come “avvento” e come “messaggio di pace”.
Quest’anno, la pace è in grande pericolo. Venti di guerra – da sempre presenti nelle varie parti del mondo – si concentrano su quello che, per definizione, è “vecchio continente” e, in maniera particolare, sull’Europa dell’est, sull’Asia minore e a sud del Mediterraneo.
Per un eccesso di volere, per un diritto negato, per megalomania e per motivi economici, in Europa, due stati si contendono il territorio e, a sud, due stati difendono una terra che viene negata.
Gesù nascerà sempre facendosi annunciare dagli angeli con le parole “in terra pax hominibus bonæ voluntatis”, avrà le stesse luci, gli stessi simboli, le stesse preghiere. Saranno ripetute le stesse richieste, ma nel profondo del cuore, la maggior parte degli uomini e delle donne – quale che sia il credo – coverà il sospetto che nessuno voglia ascoltare.
La pace che tutti diciamo di volere, che tra i beni e i valori umani occupa il primo posto, si allontana forse anche per beceri interessi di alcune industrie.
Resta la solidarietà umana che, proprio nell’occasione del Natale, viene particolarmente esercitata come “aiuto” ai bisognosi, ai poveri, ai fragili. Non si lascia sopraffare dalla tirannide, dal sopruso, dalla prevaricazione….dalla cultura della materialità. Si fa forte delle parole di Papa Francesco che invocando il “dono della pace per i popoli martoriati dai conflitti”, permette, nel silenzio del nostro animo, di continuare a pregare e a sperare che la pace sia dentro e fuori di noi.
“Spes non confundit” sono le parole scelte da lui per annunciare il Giubileo 2025 e noi, con lui, speriamo di fare un “cammino di speranza”.
A tutti BUON NATALE e SERENO ANNO NUOVO.