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Un recente studio della Facoltà di Medicina dell’Università del Michigan suggerisce che ridurre la dose di anticoagulanti orali nei pazienti che hanno avuto episodi di tromboembolia venosa (TEV) può ridurre il rischio di emorragie future e diminuire la necessità di visite in ospedale. La ricerca si è concentrata su due degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) più prescritti: rivaroxaban (Xarelto) e apixaban (Eliquis).
Il team ha analizzato circa 1.000 pazienti che avevano ricevuto trattamento per tromboembolia venosa e assumevano farmaci per prevenire recidive. A metà del trattamento, alcuni pazienti hanno visto ridursi la dose, mentre altri hanno continuato con il dosaggio pieno. Sebbene entrambi i gruppi abbiano mostrato un tasso simile di recidive di tromboembolia venosa, è emerso che i pazienti che hanno mantenuto la dose piena di uno dei due DOAC avevano un rischio maggiore di emorragia, di visite urgenti al pronto soccorso e di ricoveri ospedalieri, rispetto a quelli con dose ridotta.
Implicazioni dei risultati e raccomandazioni
Questi risultati sono stati presentati al congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH) del 2024. Jordan K. Schaefer, MD, M.Sc., autore principale dello studio, ha sottolineato che, sebbene i DOAC siano trattamenti fondamentali per prevenire la formazione di coaguli di sangue, comportano anche il rischio di emorragie e devono essere usati con cautela. “Gli studi precedenti hanno mostrato che ridurre la dose di DOAC dopo sei mesi non influisce sul rischio di tromboembolia venosa ricorrente, ma i nostri risultati suggeriscono che mantenere il dosaggio terapeutico può aumentare il rischio di complicazioni emorragiche e l’uso delle strutture sanitarie”, ha spiegato Schaefer.
Questi dati supportano le linee guida del 2021 dell’American College of Chest Physicians, che suggerivano una dose ridotta di apixaban o rivaroxaban per la gestione a lungo termine dei coaguli, pur definendo tale raccomandazione come “debole” e basata su prove limitate.
Un passo verso la conferma scientifica
Tuttavia, i ricercatori avvertono che è necessario confermare questi risultati attraverso studi randomizzati, che sono considerati il “gold standard” della ricerca clinica. “Anche in assenza di studi randomizzati, i nostri risultati offrono la migliore evidenza disponibile per dimostrare che ridurre la dose di DOAC può essere una scelta sicura in molti pazienti per prevenire nuove tromboembolie e ridurre il rischio di complicazioni emorragiche”, ha dichiarato Geoffrey Barnes, MD, M.Sc., autore senior dello studio.
In sintesi, la riduzione della dose di anticoagulanti orali potrebbe rappresentare una strategia efficace per bilanciare il rischio di coaguli e di emorragie nei pazienti con una storia di tromboembolia venosa, ma sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati e orientare le pratiche cliniche future.