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Sperare di Sentire

Sperare di Sentire

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di Marinella Ruggeri

…E una sera, arriva un tale di nome Paolo Crepet e il teatro si riempie fino alla seconda galleria, tutto strapieno: questo effetto sulle persone, induce a riflettere e accende la speranza che…

  E’  ANCORA molto forte IL  bisogno di ascoltare, uno che , a pensarci bene, ha solo  il merito di cazziarci e provocare la nostra intelligenza, stimolando la voglia di riprendersi l’uomo che c’è  in noi alla faccia dell’artificiale…

E così ti metti a scrivere…

…Tutti abbiamo alcuni bisogni essenziali per vivere e sono bisogni fisici per la sopravvivenza, ma accanto a questi cioè mangiare, bere, respirare, ACCANTO … c’è il bisogno di essere amati, di sentirsi amati. Senza amore, siamo ammalati, non stiamo in equilibrio, e stiamo male come non respirare, come non vivere; se sentiamo di ricevere solo giudizi anzichè amore ci indeboliamo diventando fragili. Perfino i soggetti che sono senza coscienza hanno quel bisogno lì.

Le neuroscienze dimostrano che nel dare amore e ricevere amore, la neuroplasticità si alimenta e si rinnova. Dare amore deve passare dalla volontà e per questo motivo, spesso sono pochi ad emettere amore, troppo pochi per fare una rivoluzione e portare speranza e gioia; perché bisogna dedicare tempo ed educazione ad emettere atti di amore che passano dal guardarsi negli occhi, prendersi la mano, chiedere aiuto, mostrare i propri bisogni, non avere vergogna delle proprie debolezze, non avere paura di sbagliare, non impedirsi e non impedire agli altri di farlo.

In realtà quello che poi, sempre più spesso, succede, è nascondere la propria solitudine da cui tutti siamo stati morsi, eppure, sappiamo che la specie umana è funzionale nel suo essere socievole, perché, per filogenesi, la sua maggiore risorsa è avere un altro accanto. Ma osservando l’umanità di oggi, si può affermare che alla fine ha vinto la tendenza ad isolarsi, cioè ha vinto la paura dell’altro.

Bisogna mettere punto e a capo… SOLI SI STA’ MALE…  bisogna incontrare l’altro;

bisogna affermare che non trovare l’altro a fianco, procura dolore, tutti abbiamo bisogno di umanità.

Ecco perché, si ritorna a parlare di emozioni.

Marinella Ruggeri

 L’ ansia si forma perchè il sistema educativo fa crescere tutti in allerta, l’ansia indica che la persona ha preoccupazione per tutto, pertanto si difende o sopportando o scappando, ma non si può dire togli l’ansia e solo dicendolo, l’ansia sparisce.

Le emozioni sono frutto del cervello più antico, che ha strutture potenti che servono per farci sopravvivere ; tra le emozioni più antiche c’è la paura che ci avverte che siamo in pericolo,  che produce un vero incontro con quelle memorie che ricevono segnali di allerta,  e sollecitano  alla fuga; perciò le emozioni non obbediscono al comando di smettere di avere paura o, portando un altro esempio, di provare essere felice, in realtà SONO le emozioni che comandano, il sentire è più forte di tutto il resto.

In realtà l’ansia si può risolvere solo in un modo preciso, attivando in modo complementare una emozione che sia di bilanciamento, ossia il coraggio che aumenta con l’esperienza e non solo, il coraggio necessita alleati che aiutino a trovare la strategia giusta.

Bisogna andare a trovare il bambino che c’è dentro di noi.

Toccare reti di memorie che sono la nostra identità.

La memoria autobiografica è quella che scegliamo di mantenere rispetto alla nostra identità che cambia; essa è la parte di noi che riguarda il rapporto fra passato, presente e futuro.

Attenzione, però a non cercare nella memoria cosa gli altri hanno detto, ma, PIUTTOSTO,  ciò che ognuno di noi ha  provato, grazie ai mirror  neurons  che ci consentono di cercare i ricordi per ritrovare il bambino vero, e,  per farlo, bisogna, respirare in sintonia con il battito cardiaco che intercetta  le componenti limbiche del sentire.

Tutti possiamo sperimentare questa sintonia, mettere la mano sul cuore e percepirne il battito che è dimostrazione della vita, coordinare il respiro, e cercare di capire come mi sento, cercare di sentire il proprio corpo e stare lì dove ho male, nei pensieri, nelle tensioni, nell’irrisolto , nella paura, e provare tenerezza, imparando ad avere occhi di amore, ad avere cura di me, a capire in quale  emozione sta’ questo tempo del mio esistere?  Oggi, stà nella solitudine ? nella richiesta nella compassione, nella vicinanza ?  guardando ai miei ricordi del passato, a me adolescente e persino a me bambina, provo a ricordare, quale era l’emozione predominante? Quale vorrei fosse l’emozione del mio esistere nel futuro?

 Esploriamo, cosa ha determinato l’accorgermi di esistere.

Già nel tempo della gestazione avviene il trasferimento di memorie dalla madre al figlio, memorie genetiche. Il pulsar cardiaco, batte per imparare il meccanismo motorio della pompa fino ai 35 giorni del feto, poi, dopo si sintonizza con il cuore della madre, cioè il battito aumenta con quello della madre e viceversa ,cioè sente quello della madre e risponde sintono nello stesso tono;  l’intelligenza di specie passa dai neuroni presenti in tutto il corpo in cui il cuore del feto sogna, respira, soffre, gioisce  con il cuore della madre per trasferimento di segnali di memoria a prescindere dal cervello; tutte le strutture con neuroni vanno in sintonia , finchè la sintonizzazione diventa sincronia, cioè prima ti sento e rispondo, la scienza chiama self, cioè IO-ME intero.

Noi siamo una reazione complessa, 86 miliardi di cellule neurali nel solo cervello che con 7 mila sinapsi in ogni millesimo di secondo, generano un connettoma che è il processore di tutte le informazioni che arrivano.

Questa enormità è in sintonizzazione e sincronizzazione costante di informazioni e attua un fenomeno di cleaning e grooming delle memorie .

Siamo neuroni ovunque, oltre che nel cuore, nel colon, nei polmoni, nei bronchi, nel fegato, ma soprattutto nelle fibre C tattili amieliniche del tessuto PELLE che rappresenta un organo di senso ESPANSO ossia, se gli altri sensi sono focali e circoscritti, la pelle è un senso espanso nella periferia del self.

A due mesi di gestazione, la mamma accarezza il ventre e crea un motus di onda attraversa il liquido amniotico che sfiora i neuroni, e il feto percepisce di non essere da solo, la connessione data della pelle è nella interezza del self.

L’ emozione è azione che viene da dentro e ci dà un segnale; le emozioni si sentono, il cervello sente grazie a quelle strutture ancestrali che sono la prima forma di intelligenza di specie.

 Il vero grande decisore è il cervello antico che crea in noi l’IO-ME

L’IO-ME respirando, si trasforma, e diventa esistenza; vale comprendere che sentire l’esistenza è la forma più potente di cura e di coscienza, che è forza-vettore che muove corpo-mente; le memorie io-me consentono il rapporto tra passato e futuro e sono fondamentali;

il cervello inibisce segnali che non siamo in grado di navigare.

Potremmo scoprire che da sempre ci siamo sentiti bambini diversi dagli altri, per un sentire che si  contrapponeva; e così  sperimentando  con l’IO-ME, si è  subito dopo, indotti all’ attenzione all’altro.

 Solo l’attenzione all’altro consente di espandersi e non isolarsi, si espande il nostro agire e sentire nella perpetua ricerca dell’umano, per esperire la propria distanza ……………………………………….dall’alfa…  all’omega… della vita.