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Non è vero che i giovani medici cercano solo il denaro: interessante articolo del nostro iscritto Antonio Mazzone sul Quotidiano Sanità

Non è vero che i giovani medici cercano solo il denaro: interessante articolo del nostro iscritto Antonio Mazzone sul Quotidiano Sanità

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di Antonio Mazzone (fonte Quotidiano Sanità)

Stamattina ho pensato alla bellezza di fare il medico e soprattutto l’internista. Mi sono svegliato ho fatto colazione ho pensato che ogni giorno, è un giorno in più, dopo oltre 45 anni di lavoro, ho una speranza, che la sanità sia al centro dell’attenzione, ed io a lavoro, continuo ad andarci felice. In questo mondo attuale dove la bellezza naufraga su litigi, scontri e maleducazione, dove i media ed i giornali mettono in evidenza le foto di povera gente, inerme in catene che sale su un aereo perché cerca un avvenire migliore. Mi infastidisco solo al pensiero di quanta cattiveria è presente nei nostri tempi, l’odio, la vanità, il narcisismo, il disprezzo del diverso, la cattiveria, l’ignoranza, forse rischiamo di tornare presocratici.

Prof. Antonino Mazzone Direttore S.C. Medicina Interna Legnano Asst Ovest Milanese

Ho sperato che non possa essere cosi, ho pensato a Sant’Agostino che diceva che la speranza ha due componenti,” lo sdegno per quello che accade ed il coraggio di cambiare le cose”. Sono tutti a denigrare il lavoro stupendo che facciamo ed i giovani che non hanno motivazione. Leggo i giornali mancano i medici, i giovani vogliono fare le specialità che hanno una redditività economica. Ho pensato ai miei anni di Università a Pavia, dove per poter trovare lavoro aspettavi anni ed anni. Pensavo tutte queste cose mentre in macchina dopo soli pochi minuti mi recavo al mio posto di lavoro attuale, Primario, così ancora mi chiamano della Medicina di Legnano. Mi chiedevo se oggi fare il medico sia così difficile, e se l’etica, il rispetto, l’empatia, l’amore per la professione non appartengono più a nessuno. Siamo sicuri che davvero oggi, i giovani sono così? Cercano solo il denaro? Non è cosi, ci sono giovani capaci, competenti, empatici che sono in grado oggi di promuovere speranza, idee e futuro. Arrivo in studio mi cambio e vado per i tanti reparti che dirigo, ci sono molti giovani, che mi salutano sorridono, gli chiedo come va la vita, mi rispondono bene. Scherzano tra di loro, sono giovani belli e felici di fare il medico l’internista. Mi guardano e mi dicono “I problemi qui li hanno i nostri pazienti allettati non noi, che lavoriamo e siamo felici di farlo”. E’ così fare il medico, mai un ostacolo: c’è da fare questo si fa, c’è da andare in PS si va, c’è da andare in Ospedale più piccolo si va. La disponibilità completa, a restare a lavoro senza guardare l’orario, solo per il bene del paziente. I miei giovani internisti si comportano così. Oggi abbiamo bisogno di giovani così, che scelgono di curare i malati e non le malattie, che non siano interessati ai soldi, e con i loro principi etici e comportamentali onorano una generazione. La bellezza non è fisica, come si sa si cambia e tutti invecchiamo. La bellezza è valori, è umanità ed empatia. E’ saper dire le parole giuste al momento giusto a chi in un letto sta per morire ed essere in grado di consolare e sedare il dolore, quando non puoi guarire. Questa è essenza del valore umano ed etico della professione medica. Parliamo dei nostri malati, perché ”il paziente non è un cliente l’Ospedale non è una azienda, e la sanità è fuori dal mercato” così diceva il Cardinale Martini, queste sante parole ormai rimbombano vane nelle orecchie di una classe politica sorda alle esigenze dei cittadini e della loro salute. Sono le cose che penso, mentre chiedo a loro le criticità, discutiamo dei casi clinici complessi, dove c’è da prendere decisioni importanti, accanirsi o astenersi. Parliamo dei giovani ricoverati con patologie gravi e malattie rare, e davanti a giovani pazienti il rispetto per la malattia ed il dolore ed il pensiero di essere malati che ti cambia la vita, fa percepire ai giovani medici la sofferenza insita in un percorso di malattia che inizia presto e che spesso non può guarire, cronicizzandosi accompagnandoti tutta la vita. Cerchiamo di analizzare problemi, risolvere qualche caso, spesso ci riusciamo, qualche volta no. Li guardo giovani belli e felici i medici internisti, di fronte a tanto dolore qualcuno mi dice, siamo fortunati siamo qui per lavorare, noi rispetto ai nostri poveri pazienti, naufraghiamo in un oceano di gioia. E’ meraviglioso vedere questi giovani già assunti che lavorano, sorridono, contribuiscono al bene dei malati e del paese. Di loro nessuno ne parla, spesso ignorati, da un sistema dove contano i soldi ed il successo. Borges diceva “I giovani sono geniali diventato mediocri quando ascoltano gli adulti”. Ma di queste belle persone, medici e professionisti, se ne parla poco. Il sistema sanitario va avanti grazie a loro. Parliamone sarà forse il primo segno di speranza, in questa tristezza che sta travolgendo medici, infermieri e malati.