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a cura di Daniele Passaro
Cuba e le macchine americane
La foto di oggi è stata scattata durante il mio viaggio fotografico a Cuba, devo subito dire che la foto non è bella ma la storia che racconta, ne sono certo, vi piacerà
Cuba si sa è magia, è colori, è musica (in altre puntante lo vedrete).
Cuba (per tanti) è un sogno inattuato, per altri è la prova di un fallimento.
Cuba è una contraddizione vivente.
É solo a Cuba trovi quelle bellissime macchine americane coloratissime, sempre luccicanti, cromate e pulitissime, abbandonate li dagli statunitensi fuggiti all’improvviso; sembrano enormi ed accattivanti mastodonti con i quali i tassisti (ma solo alcuni) portano in giro i ricchi turisti.
Ma Cuba è soprattutto povertà ed embargo (i cubani lo chiamano “el bloqueo”) e tu, anche se tutti ne parlano, anche se un manifesto su tre ne parla, non capisci fino in fondo cosa è.
Poi lo vivi sulla tua pelle di turista ricco che è abituato ad avere tutto e allora capisci.
Capita infatti che il tuo tassista buchi una gomma in autostrada – quando per arrivare a La Habana mancano oltre 30 km – e tu allora, mentre la macchina dondolando tristemente si accosta, scorgi la disperazione nei suoi occhi e non capisci perché.
La gomma di scorta c’è, l’hai vista quando con i tuoi amici fotografi hai caricato il tuo zaino nel bagagliaio della vecchissima eppure luccicante Chevrolet anni 50, a modo suo elegante nel suo improbabile verde smeraldo metallizzato.
Allora domandi, chiedi, e così scopri che si, la ruota di scorta c’è, ma quello che manca è il crick!
Come puoi mai sollevare quel bestione a mano?
E allora, ingenuo ed incredulo, fai la domanda cretina… “Perché non lo compri un crick, cosa vuoi che possa costare”?
La risposta è secca e ti lascia di sale… “perché non c’è”…
Crick a Cuba non se ne trovano, e quando ne arriva un carico (raro e con pochi pezzi) si esaurisce in mezz’ora.
E allora non resta che stare li, a bordo autostrada, con quel mastodonte americano (che di originale, forse, ha solo la carrozzeria più e più volte riverniciata) che sta inclinato su un lato come fosse un grosso rinoceronte ferito e lui, il tassista, seduto sul bordo del bagagliaio, aspetta.
Ed aspetti anche tu (per almeno due ore) che un altro tassista chiamato in soccorso dopo una decina di inutili telefonate ad altri, venga fin li con la sua Buick rossa a portare, in soccorso del suo amico e di noi, straniti ed increduli turisti ricchi, un crick che sollevi il rinoceronte ferito.
Ed in quelle due ore scopri che il macchinone su cui viaggi, pieno di improbabili gadget quali luci a led rosse che illuminano l’abitacolo come fosse un postribolo semovente, sono il frutto di plurimi e fantasiosi interventi di meccanici e lattonieri che nell’arte di arrangiarsi sono maestri.
Il motore è preso da un camioncino Hyundai.
I sedili, in similpelle vengono da non si sa quale altra vettura non più riparabile e devono essere stati ritappezzati una dozzina di volte.
Il vetro del tuo finestrino posteriore ha un apparente e modernissimo pulsante elettrico che però non funziona.
Siamo fermi da oltre mezz’ora, l’amico con il crick non arriva e c’è caldo, vorrei stare seduto in macchina perché fuori francamente è eccessivo sedersi sul ciglio dell’autostrada.
Provo ad azionare il pulsante ma il vetro non scende.
Altra domanda scema… “perché se il pulsante per fare scendere il finestrino non funziona non metti la maniglia”?
No no, risponde, la maniglia è brutta, e poi il pulsante funziona, però manca un pezzo per connetterlo alla batteria.
E allora come si fa?
Lui, in silenzio, soddisfatto ed orgoglioso, tira fuori un filo elettrico volante dal cruscotto, apre il mio sportello, collega il filo al pulsante e – magia – il vetro scende, e io – stupito e non meno soddisfatto di lui – finalmente respiro aria.
Ma mi chiedo… e come farò in piena autostrada per tirare su sto vetro quando cammineremo di nuovo, se mai ci verranno a recuperare?
La domanda non l’ho mai fatta.
Quando il nostro rinoceronte verde smeraldo, con la ruota di scorta montata, è ripartito sbuffando spinto dal suo improbabile motore asiatico, ho preferito – zitto zitto – beccarmi il vento in viso per tutto il tragitto meditando sul bloqueo e sugli americani.
Questi i dati di scatto (dati c.d. exif) per chi fosse interessato
Nikon D750 – Nikkor 70-200 f.2.8 mm. Tempo di esposizione: 1/250 sec, F: f/2.8 ISO 500