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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Caratteri in carrozzina”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Caratteri in carrozzina”

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di Filippo Cavallaro

Luce e Luxina sono i soprannomi di due mie amiche che stanno tanto in sintonia quando sono insieme. Durante i mesi di lockdown, anche per i 15 giorni di ferie d’ufficio, ho letto due romanzi che avevo ricevuto per il mio compleanno. Li ho letti, uno di seguito all’altro, ed in ambedue ho riscontrato la presenza di un personaggio cardine, che può essere tale grazie ad una persona con cui trova una sintonia. Sia nei romanzi che per le mie amiche vale la regola della presenza di una disabilità.

I romanzi sono “Patria” di Fernando Aramburu ed “Il museo delle penultime cose” di Massimiliano Boni.

Il personaggio di “Patria” è Arantxa, che secondo la madre ha una complicità con Celeste, mentre il personaggio di “Il museo delle penultime cose” è Attilio, il quale cerca e trova dopo decenni una sintonia con Pacifico.

Arantxa ed Attilio stanno quasi sempre in carrozzina per affrontare i trasferimenti. Secondo come sono descritti, riuscirebbero a fare solo pochi passi, e sempre con assistenza. Da soli il rischio di una caduta sarebbe elevatissimo. Anche Luce preferisce la carrozzina, per i trasferimenti oltre i dieci metri, e Luxina, la sua fisioterapista, si dedica a lei per mantenere al meglio l’autonomia nello spazio peripersonale.

I due romanzi raccontano pagine drammatiche, il primo è ambientato nelle provincie Basche degli ultimi anni del secolo scorso, martoriate da intimidazioni ed attentati, ed il secondo in una Roma del prossimo futuro dove continua l’abbandono delle periferie che produce odio, vera e propria miccia ed innesco alla violenza antisemita.

È molto difficile essere amico di Luce.

Bisogna sapersi avvicinare, trovare la complicità, ma anche trovare la sintonia dei gesti nell’aiutarla e nell’accompagnarla.

Anche Attilio ed Arantxa sono persone di carattere e la donna basca definisce il desiderio di solitudine che spesso prende chi è, amorevolmente, sempre (!) accudito ed assistito:

“… essere finalmente da sola, fuori dal campo visivo di consiglieri, di spingitori di sedia, di alimentatori, protettori …”

Attilio ha un passato drammatico che ha voluto nascondere, dimenticare, cancellando anche il numero tatuato sull’avambraccio ad Auschwitz. È ospitato in una casa famiglia per anziani gestita da religiosi e sta in carrozzina per gli esiti di un parkinsonismo, che, sommato all’età di 98 anni, lo rende molto instabile nelle attività.

Arantxa ha avuto un ictus mentre si trovava in vacanza con la famiglia, dopo un periodo di fisioterapia, presso un centro di riabilitazione, ha lasciato marito e figli per andare a stare in casa dei genitori, dato che l’appartamento  era stato reso accessibile abbattendo le barriere architettoniche, e realizzando anche un bagno appositamente adatto.

Vivere la disabilità, la fragilità o la diversità richiede una grande forza per superare i disagi quotidiani, continui di limitazioni che non permettono la libertà di azione. Per questo la sintonia è difficile e chi riesce a superare la diffidenza è spesso chi, a sua volta, condivide condizioni di difficoltà.

Pacifico, ha spesso dolore per una frattura alla gamba di quando era bambino, inoltre vive il disagio della Shoah. Questo è stato percepito da Attilio, che a lui, e solo a lui, decide di raccontare la sua drammatica sopravvivenza al genocidio.

Celeste, è una immigrata equadoregna che è disposta a qualsiasi lavoro per poter portare a casa qualche soldo. La sua disponibilità permette ad Arantxa di essere l’artefice di un avvicinamento tra il proprio fratello in carcere per omicidio ed attività terroristica nell’Eta, e la moglie del vicino di casa, amico di famiglia, preso di mira e caduto vittima di un attentato di tale organizzazione.

Genocidio, terrorismo, drammi che non sono da meno delle malattie e del bisogno.

Vite vissute con difficoltà, e vita … difficile da affrontare. Quotidianità vissute pericolosamente. Vite coraggiose senza altra scelta. Tenacia nell’affrontare i problemi che rinforza il carattere. Equilibrio tra persona con disabilità, famiglia, care giver ed ausili.

Una macedonia, una insalata, o un cocktail un miscuglio che porta ad un risultato ottimale.

Grazie ad Arantxa, ad Attilio e Luce, ma anche alle loro famiglie ed a Celeste, Pacifico e Luxina, grazie alle carrozzine ed all’equilibrato risultato.