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di Marcello Aricò
Tra le diverse leggende che popolano le credenze popolari dei messinesi se ne annovera una che probabilmente ha un riscontro nella presenza di un una piccola lapide di marmo delle dimensioni di circa 20 cm x 5 cm a forma di cartiglio murata tra le liste orizzontali di marmi policromi della facciata del Duomo di Messina. Più precisamente essa si trova a circa 3 m dal suolo tra il Portale Gotico principale e quello alla sinistra di chi guarda. Il gesuita Placido Samperi nel 1644 attestava che vi era incisa la frase: ”Signum Perfidorum Iudaeorum” che sembrerebbe recitare così: “Questo è il segno dei perfidi giudei”.
Oggi il piccolo marmo appare gravemente danneggiato e la scritta risulta incompleta e poco leggibile. Sembrerebbe un anacronistico segno di antisemitismo o forse è il risultato di un clima di diffidenza dovuto dall’ignoranza che si respirava da tempo e che culmina nel XV secolo con le leggi con cui Ferdinando e Isabella di Castiglia decretarono che «todos los judias grandes y pequenyos» cioè gli ebrei dovevano lasciare il regno entro tre mesi. Da qui storie e leggende antisemite si sono intrecciate per dare forza all’antisemitismo sempre strisciante e a volte anche con la complicità della chiesa che non vedeva di buon occhio il sorgere e l’estendersi delle comunità religiose non cattoliche e meno ancora di quella ebraica.
La storiella poi racconta di efferati crimini perpetrati dagli ebrei nei confronti di giovani sacrileghi e della reazione dei cristiani con altrettanti misfatti che culminarono secondo la leggenda con l’intervento del Tribunale di Giustizia che, condannò i rabbini inquisiti a morte, e le loro teste furono lasciate appese al muro della Sinagoga dove venne incisa la “ Pietra dei Giudei “ a vergogna e ricordo della perfidia degli Ebrei. Quando la sinagoga venne distrutta, affinché non si perdesse la memoria, il cartiglio di pietra girovagò per secoli da un palazzo all’altro di Messina e da quattrocento anni ha trovato il suo domicilio sulla facciata del Duomo della città.