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Pupi Avati: “Pronto a girare il 51esimo film”

Pupi Avati: “Pronto a girare il 51esimo film”

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Premio Troisi alla carriera per la IX edizione di Marefestival al grande regista e maestro del cinema Italiano Pupi Avati, che ha annunciato sul palco di Malfa che è pronto a girare il suo 51esimo film. La “Gazzetta” lo ha intervistato.

Oltre 50 film girati e altrettante sceneggiature, ha vinto tre David di Donatello e anche un nastro d’argento per il suo ultimo film. Quali sono stati i lavori che hanno maggiormente segnato la sua carriera?

È molto difficile guardare dietro di sé alle singole cose che hai fatto, tutte diventano una cosa sola. Il numero elevato di film che ho girato fa sì che la mia filmografia è come se fosse composta da un’unica grande opera prima. La prossima settimana inizierò le riprese di un nuovo film e l’ho pensato e immaginato come se fosse anche questo un’opera prima, è un mestiere che non si impara mai, è un mestiere che fa sì che ogni film è come se fosse il primo.

Nel suo percorso ha anche impiegato attori comici per ruoli drammatici, ad esempio Ezio Greggio, tra l’altro testimonial di Marefestival, ne “Il papà di Giovanna”, com’è avvenuta questa scelta?

Ezio Greggio è un amico, quando mi sono trovato a scrivere Il papà di Giovanna c’era il personaggio di questo fascista, che in realtà era in fondo un bonaccione, non era così negativo come in genere vengono rappresentati i fascisti e pensai ‘ma Greggio può fare una cosa del genere? è credibile uno che la sera fa Striscia La Notizia? Tra l’altro mentre si girava, lui ogni sera con l’elicottero tornava a Segrate per Striscia. Ma è riuscito benissimo ad entrare in questo personaggio così lontano da quello che lui abitualmente faceva, tanto è vero che vinse il Nastro d’Argento. Nelle prossime settimane inizierò le riprese di ‘Lei mi parla ancora’ con un altro attore comico, Renato Pozzetto. Anche lui certamente non ha alle spalle nessun ruolo drammatico e dovrà interpretare un uomo sposato da 65 anni con la stessa donna. Renato ha una storia familiare molto dolorosa, ha perso sua moglie 9 anni fa e secondo me è maturo per interpretare una storia emotivamente densa. Il film parla del legame più straordinario che possa esistere, quello tra un uomo e una donna.

Anche lei crede nell’amore e nel matrimonio?

Io vivo da 55 anni con la stessa donna, con alti e bassi, lacerazioni anche profonde, però abbiamo resistito. Credo fortemente nel matrimonio inteso nel senso più tradizionale, quello del ‘per sempre’ che ti lega ad una persona. Io sono estremamente riconoscente a mia moglie. Lei è come un hard disk che ha dentro tutti i file della mia vita. E’ l’unica persona dentro i cui occhi ci sono io.

Marefestival è dedicato all’indimenticabile Massimo Troisi, ha avuto modo di conoscerlo?

Ho conosciuto Massimo Troisi quando vinse la Coppa Volpi Venezia per “Che ora è” di Ettore Scola. Troisi come alcuni altri personaggi dello showbusiness come Fiorello e Arbore sono arrivati in altro perché hanno trovato la loro dimensione, rispettato le opinioni altrui, sono stati sempre al di fuori della mischia e a me piacciono queste persone.

Ha mai pensato di girare un film in Sicilia?

Non ho mai pensato nemmeno di girare un film a Roma nonostante ci viva da 53 anni. Io i primi 30 anni della mia vita li ho vissuti a Bologna e tutto quello che penso lo immagino collocato là dove ho le mie radici. Non mi permetterei mai di affrontare la Sicilia senza sentirla mia solo per fare una cartolina. Devo rimproverare alla Sicilia e a tutto il meridione italiano di farsi raccontare sempre in modo negativo, questo è un limite della cultura locale nonostante i tantissimi aspetti positivi che ci sono.

Qual è lo stato di salute del cinema Italiano?

Penso che la storia del cinema italiano abbia già toccato il suo fondo, ma adesso ci sono molti giovani talenti e anche molti produttori che non hanno più come fine l’aspetto commerciale. Per tanti anni abbiamo visto solo commediole, adesso invece mi sembra che si sia tornati all’ambizione di voler fare un cinema vero. Recentemente ho visto “Favolacce” con un grandissimo Elio Germano, che è un esempio di cinema italiano di grandissimo prestigio e di grandissima poesia.

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