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Il “male oscuro”: tra pregiudizi e superficialità

Il “male oscuro”: tra pregiudizi e superficialità

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La conosciamo meglio, ma la depressione è ancora una “bestia nera” per la maggioranza degli italiani. Ne hanno sentito parlare tutti, 4 persone su 10 ammettono di averne sofferto o di avere familiari o amici che hanno affrontato il problema, ma nonostante questo si tratta tuttora di una malattia che per 4 connazionali su 5 va vissuta da soli, senza parlarne neppure con il medico di famiglia. Uno su 3 ha ancora pregiudizi e false credenze e la ritiene addirittura una patologia “pericolosa” o che si potrebbe “risolvere con un pò di volontà”.

Lo rivela un’indagine condotta dal Centro Studi e Ricerche in Psichiatria della ASL 2 di Torino in collaborazione con Doxa, presentata a Milano durante il 46° Congresso Nazionale dellaSocietà Italiana di Psichiatria e realizzata intervistando 1.000 italiani rappresentativi della popolazione nazionale per valutare quanto e come conosciamo la depressione.

I dati rivelano ad esempio che la maggioranza degli italiani consiglierebbe a una persona con depressione di rivolgersi a uno psicologo o al medico di famiglia, solo 1 su 3 raccomanderebbe uno psichiatra e il 25% proporrebbe parenti, amici o conoscenti, mentre poco meno del 10% suggerirebbe un prete o un guaritore. E anche se un italiano su due ritiene il medico di medicina generale perfettamente in grado di gestire un paziente depresso, 3 su 5 si sentirebbero in imbarazzo a parlare con lui di depressione.

Non va meglio in materia di terapie: il 40% degli italiani ritiene che i farmaci non siano necessari per curare la depressione e il 55-65% crede che abbiano gravi effetti collaterali e possano indurre dipendenza, tanto che in media si pensa che ricostituenti e vitamine possano essere più utili e sicuri degli antidepressivi. L’85% tuttavia ritiene che un trattamento psicoterapico, con una vera psicoterapia o colloqui, sia opportuno per curare la depressione; in sette casi su dieci ci si rivolgerebbe a una psicoterapia di lunga durata, mentre quelle brevi vengono considerate efficaci soltanto dal 30% degli italiani.

Inoltre, la maggioranza considera fondamentale il sostegno di familiari e amici per uscire dalla depressione, reputando essenziale anche ritrovare un proprio benessere fisico e psicologico: 8 italiani su 10 pensano che fare più attività fisica e risolvere i propri problemi di natura sociale possa aiutare a risolvere la depressione, 6 su 10 credono che sarebbe molto utile partecipare a un corso di rilassamento e di gestione dello stress.

E’ una malattia che colpisce circa il 15% della popolazione, e nell’80% dei casi, gli italiani la definiscono una malattia come le altre. La sensibilità nei confronti del problema è maggiore in chi ha un grado di istruzione più elevato e soprattutto in chi ne ha fatto esperienza: chi non l’ha mai vissuta da vicino ne parla più spesso come di una ‘debolezza di carattere’ piuttosto che come di una malattia.

Il 75% degli italiani ritiene la depressione un problema di cui non è opportuno parlare, da vivere e risolvere da soli, il 30% pensa che si tratti di una malattia da cui è possibile uscire senza chiedere aiuto e il 25% crede addirittura che sia una patologia pericolosa per gli altri. Inoltre c’è un buon 30% che ritiene inopportuno assumere una persona che
soffre di depressione e un 16% che preferisce non frequentare i pazienti perché pensa di potersi ammalare a sua volta.

“Il vero problema è che non sempre il paziente depresso riconosce il suo problema: accade solo in un caso su due”,commenta Claudio Mencacci, presidente del Congresso Sip. Fra questi, solo un’ulteriore metà si rivolge al medico e, fra chi chiede aiuto, solo il 50% non abbandona le terapie. Con queste premesse si può capire come il problema depressione sia ben lungi dall’essere risolto, anche perché spesso non ci si rivolge alla persona giusta, come evidenzia l’indagine: il primo specialista che viene in mente di consultare in caso di depressione è lo psicologo, non lo psichiatra.

Il medico di medicina generale è visto come una possibile ancora di salvezza, e lo sarebbe perché oggi è realmente capace di gestire un paziente con depressione o almeno di fare da ponte fra lui e lo specialista psichiatra: purtroppo però gli italiani provano imbarazzo a parlare col proprio medico della depressione e in un caso su due lo ritengono troppo occupato per dare loro la giusta attenzione.

Un altro scoglio è tra l’altro la resistenza alle terapie con i farmaci: la maggioranza degli italiani li teme, pensa che possano dare dipendenza o effetti collaterali gravi. E così non li assume o alla prima occasione abbandona le terapie, vanificandone gli effetti.

(Fonte: fnomceo.it)