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La trasfusione consiste nell’infusione di sangue o di alcuni suoi componenti (ovvero di uno dei prodotti che vengono ricavati dalla separazione del sangue intero) per rispondere a delle esigenze cliniche specifiche. Comporta rischi misurabili e prevede l’utilizzo di una risorsa limitata quale è il sangue (che non può essere prodotto artificialmente in laboratorio). Anche per tale ragione deve essere utilizzata secondo precise indicazioni e impiegando il componente del sangue specifico per il difetto che si vuole correggere.
Gli emocomponenti che derivano dal frazionamento del sangue donato si distinguono in:
globuli rossi (per la cura delle anemie)
piastrine (per il trattamento delle piastrinopenie)
plasma (per la terapia dei disordini della coagulazione)
La trasfusione di globuli rossi ha come indicazione primaria quella di ristabilire, o mantenere, il trasporto di ossigeno dai polmoni ai tessuti. Tale funzione è svolta dall’emoglobina, una proteina che è il costituente principale dei globuli rossi.
In alcune specifiche situazioni conseguenti all’anemia, per aumentare il valore dell’emoglobina e, quindi, dell’ossigeno disponibile, si può effettuare una trasfusione di globuli rossi. È un tipo di trasfusione molto comune e rappresenta spesso una terapia salvavita in alcune condizioni quali:
eventi traumatici, incidenti o interventi chirurgici
anemie croniche quali la talassemia o l’anemia falciforme o altre forme presenti alla nascita (congenite) di difetto della membrana dei globuli rossi
malattie tumorali o onco-ematologiche (leucemie, linfomi etc)
anemie gravi correlate ad alcuni tipi di terapie (ad esempio, chemioterapie)
anemie gravi che non possono essere curate con ferro, folati o vitamina B (ematinici)
La trasfusione di piastrine può essere impiegata:
a scopo preventivo, per evitare episodi di sanguinamento
a scopo terapeutico, per bloccare il sanguinamento in corrispondenza delle aree in cui sono presenti emorragie
La trasfusione di plasma trova la sua principale indicazione nella correzione delle carenze selettive di fattori della coagulazione per le quali non esista una specifica terapia sostitutiva oppure nel caso di carenza di più fattori della coagulazione in pazienti con sanguinamento in atto. Altre indicazioni sono:
severa malattia del fegato con alterazioni della coagulazione (INR≥ 2) e sanguinamento in corso
terapia di alcune malattie, quali le microangiopatie trombotiche (ad esempio porpora trombotica trombocitopenia, sindrome uremico-emolitica)
sostituzione del sangue del malato con quello di un donatore attraverso delle trasfusioni continue (ricostituzione di sangue intero per exsanguino-trasfusione)
angioedema ereditario per mancanza di un componente che interviene nelle reazioni immunitarie (l’attivatore della C1 esterasi), in assenza di una specifica terapia sostitutiva
Prima di essere sottoposto a terapia trasfusionale il malato deve sempre essere informato correttamente e in maniera completa delle possibili alternative alla trasfusione (ove esistenti), dei benefici che da essa derivano, dei suoi potenziali effetti indesiderati (effetti collaterali) e anche delle possibili conseguenze in caso di rifiuto di sottoporsi a tale cura. L’espressione del consenso a sottoporsi alla terapia trasfusionale deve sempre prevedere la firma del documento informativo da parte del malato (consenso informato).
La procedura
La trasfusione di sangue consiste nell’infondere per via endovenosa ad una persona (detta ricevente) globuli rossi, plasma oppure piastrine prelevati da un individuo che volontariamente ha donato il sangue (donatore).
Durante la trasfusione è inserito un piccolo ago in una vena della persona che deve ricevere la trasfusione, per consentire al componente (emocomponente) contenuto nella sacca (unità) di entrare nel circolo sanguigno. La durata della trasfusione dipende dalla tipologia di emocomponente trasfuso; generalmente, nei primi 15 minuti la velocità di infusione deve essere pari a 10-20 gocce al minuto. Successivamente, se non sono comparsi disturbi (sintomi) che indichino una reazione alla trasfusione, la velocità di infusione può essere aumentata a giudizio del medico e compatibilmente con le condizioni del paziente.
Su ogni sacca (unità) di emocomponente assegnata è applicata un’etichetta (etichetta di assegnazione) contenente l’attestazione di compatibilità, i dati identificativi dell’emocomponente e quelli della persona che riceverà la trasfusione. L’identificazione della persona da sottoporre a trasfusione (ricevente) deve essere effettuata da due operatori sanitari immediatamente prima dell’inizio della trasfusione. Richiede la collaborazione del paziente, se le sue condizioni lo consentono, e prevede la richiesta delle sue generalità (nome, cognome e data di nascita), la verifica che i dati riportati sul suo braccialetto identificativo corrispondano a quelli presenti su ogni singola unità da trasfondere.
Sicurezza
La maggior parte delle trasfusioni viene effettuata senza problemi per il ricevente. Solo in rari casi possono verificarsi reazioni più o meno gravi (reazioni emolitiche, febbrili, allergiche ecc).
Una diversa tipologia di possibili complicazioni che potrebbero verificarsi è rappresentata dalla trasmissione di agenti infettivi (HIV, virus dell’epatite B, virus dell’epatite C, sifilide). A questo proposito è opportuno sottolineare che in Italia il grado di sicurezza degli emocomponenti rispetto al rischio di trasmissione di agenti infettivi noti (HIV, virus dell’epatite B, virus dell’epatite C e sifilide) ha raggiunto, da molti anni, livelli estremamente elevati. Tale livello di sicurezza è garantito da un sistema basato sulla donazione volontaria, periodica, anonima, responsabile e non remunerata, dall’utilizzo di test di laboratorio altamente sensibili e da un’accurata selezione medica dei donatori di sangue, che prevede l’esclusione delle persone che, per ragioni cliniche o comportamentali, possono essere considerate a rischio.
In Italia, in base alla normativa in vigore, su ogni unità di sangue donata deve essere effettuata la ricerca del virus dell’epatite B (HBV), del virus dell’epatite C (HCV), del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e del Treponema pallidum (sifilide). Solo le unità di sangue risultate negative ai suddetti test possono essere utilizzate a scopo trasfusionale (leggi la Bufala).
Il rischio di contrarre un’infezione a seguito di una trasfusione di sangue, quindi, è prossimo allo zero. A fronte di più di 3 milioni di emocomponenti trasfusi ogni anno (8.349 emocomponenti trasfusi ogni giorno), da oltre dieci anni in Italia non sono state segnalate infezioni post-trasfusionali da HIV, virus dell’epatite B e virus dell’epatite C.
LINK APPROFONDIMENTO
Ministero della Salute. Decreto 2 novembre 2015. Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti
Centro Nazionale Sangue