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2021-2030 “Decennio ONU dell’Invecchiamento in Buona Salute”

2021-2030 “Decennio ONU dell’Invecchiamento in Buona Salute”

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di Antonino Arcoraci

L’Assemblea Generale dell’ONU, senza voto, il 14 dicembre 2020, ha adottato la risoluzione A/75/L.47 che proclama il 2021-2030 come The United Nations Decade of Healthy Ageing, il “Decennio delle Nazioni Unite dell’Invecchiamento in Buona Salute”. Lo ha pubblicato il 7 gennaio 2021 e lo ha fatto a seguito dell’approvazione del Decennio da parte dell’Assemblea Mondiale della Sanità motivato dalla preoccupazione che, malgrado sia previsto l’invecchiamento della popolazione, si conosca il suo ritmo accelerato e il modo in cui si invecchia, il “mondo” non si prepara a sufficienza a rispondere in maniera adeguata al diritto e al bisogno delle persone anziane.

L’ONU con questa risoluzione, riconosce che l’invecchiamento con le sue implicazioni fisiche e mentali, interferisce sui sistemi sanitari nazionali, sulla società a partire dal mercato del lavoro e finanziario, sulla domanda di beni e servizi, sull’istruzione, sull’alloggio e sull’assistenza a lungo termine delle persone avanti negli anni. L’ONU si preoccupa e, partendo dal presupposto che tra il 2019 e il 2030, il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni crescerà del 38%, che il numero degli anziani supererà il numero globale dei giovani, vuole sottolineare il problema e mostrare il suo interesse per le persone anziane: vuole proteggerle, vuole garantirle nella dignità, nel diritto compreso quello del godere e a lungo, dello stato di salute fisico e mentale. Prende iniziative mirate e si da un decennio per pensare e agire. Adotta il concetto di healthy ageing – la prevenzione in ogni fase della vita – come nuova prospettiva di longevità e benessere e, dato che non è possibile bloccare l’invecchiamento, programma per coloro che ne godranno, un invecchiamento in salute, attivo, per il bene del singolo, della comunità tutta, dell’economia delle nazioni e per la società.

Punta su “salute, partecipazione e sicurezza”: tre pilastri dell’invecchiamento attivo già al centro dell’attenzione dell’Oms e delle politiche sociali dei vari governi sin dal 2002; sul consolidamento del quadro istituzionale e sul ruolo decisionale del Parlamento dei vari paesi; sulla necessità di accelerare la capacità di dare risposte rapide, di agire e, in maniera particolare frenare le gravi minacce sanitarie con la promozione della salute attraverso un sistema coordinato e finalizzato alla prevenzione, alla diagnostica, alla terapia e al recupero. Chiede collaborazione agli organismi delle Nazioni Unite, alle organizzazioni internazionali, all’OMS, ai governi, alle organizzazioni regionali, alla società civile, al settore privato, al mondo accademico e ai media. Incoraggia e sostiene gli obiettivi. Accoglie con favore l’iniziativa per il “Decennio dell’Invecchiamento in Buona Salute” proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: il framework teorico sull’invecchiamento sano sotto l’aspetto sanitario anche nel cambiamento fisiologico e psico-sociale, lo studio mondiale sulle condizioni di invecchiamento e sulle buone pratiche al quale contribuiscono 100 differenti organizzazioni con 350 studi di caso in 55 paesi in tutto il mondo. Vi partecipa anche l’Auser, associazione di volontariato e di promozione che si proietta come “buona pratica internazionale e finestra sul mondo” per proporre cultura con incontri on-line di geopolitica e politiche internazionali. Soprattutto come presenza amica delle “persone anziane” che considera protagoniste e risorsa anche se sole e fragili. 

L’obiettivo è: 1) affrontare le principali cause alla base dei problemi di salute, che siano essi legati agli stili di vita personali o a fattori economico-ambientali (inquinamento da pesticidi, metalli pesanti, interferenti endocrini). In particolare: ambiente, trasporti, agricoltura. “) creare una stretta collaborazione tra tutte le parti interessate perché ci sia attenzione, interesse, trasparenza. 3) proporre a tutte le nazioni quanto è già istituzionalizzato a livello UE in tema di consultazione pubblica sulle questioni sanitarie che si poggiano, come scrive Maria Enza Giannetto, sui trattati di Maastricht del 1992, di Amsterdam del 1997, di Lisbona 2007, sull’istituzione dell’anno 2012 anno europeo per l’invecchiamento attivo, sul programma di sanità pubblica dell’UE per il periodo 2003-2008, su quello per la salute 2009-2013 e sul terzo programma per la salute 2014-2020. 4) sostenere politiche che rafforzino il concetto di sanità efficiente, che “garantiscano un livello elevato di protezione della salute umana”.

L’OMS lascia la responsabilità primaria per la tutela della salute, agli Stati aderenti e porta come esempio l’UE che ha già attuato, con successo, la politica globale, mediante la strategia sanitaria, «Salute per la crescita», il programma d’azione (2014-2020), ha gestito il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), continua a sostenere finanziariamente il periodo programmato 2021-2027. L’Articolo 168 TFUE e l’articolo 114 TFUE sono stati approvati dalla Corte di giustizia.

Sempre, l’ONU riconosce le cinque “abilità” base da cui partire e misurare l’invecchiamento in buona salute proposte dall’Oms e pubblicate nel Report Baseline for the Decade of Healthy Ageing. Per affrontare nei prossimi 10 anni, la popolazione sempre più longeva, mette: al punto 1: la salute al centro di tutte le politiche codificate con il trattato dell’Unione nella Carta dei diritti fondamentali fondate sulle sinergie tra i vari settori politici e mirate alla strategia: Dal produttore al consumatore, inquinamento zero, integrazione dei finanziamenti per la salute pubblica nel Fondo sociale europeo Plus (FSE+). Al punto 2: la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, specie per le neoplasie, a partire dallo screening; l’azione congiunta dell’UE sulla salute e sul benessere mentale, sulle malattie trasmissibili per le quali è già in vigore la decisione n. 1082/2013/UE, sul consumo di droghe, di alcool e tabacco, sull’obesità infantile. Al punto 3: i cambiamenti sociali, la transizione demografica, l’invecchiamento in particolare per il quale la Commissione Von der Leyen si è già impegnata per elaborare un Libro verde, le crisi migratorie da paesi terzi che impongono un piano sull’integrazione, le disuguaglianze nell’infanzia. Al punto 4: i medicinali, a partire dal regolamento sulle sperimentazioni cliniche, sui dispositivi medici e medico-diagnostici in vitro, sulla resistenza antimicrobica. Al punto 5: l’assistenza sanitaria online con le nuove tecnologie d’informazione e di comunicazione; la digitalizzazione del settore sanitario già avviata dal 2018 e mirata all’accesso sicuro dei cittadini, dei loro sanitari anche a livello transfrontaliero; la valorizzazione della medicina di genere e della medicina personalizzata.

Di questi punti l’ONU fa “un obiettivo universale che diventa anche un diritto universale” da conquistare con le “regole d’oro”.

Longevità, infatti, non fa necessariamente rima con invecchiare in salute. Le prove e gli studi dei casi provenienti da tutte le parti del mondo, secondo Anshu Banerjee, direttore del Dipartimento per la Salute materna, neonatale, infantile e adolescenziale e Invecchiamento dell’Oms, forniranno gli esempi pratici di ciò che esiste e di ciò che può essere fatto in tutti i Paesi, in tutte le latitudini e non solo per le persone anziane. Sempre secondo il Report, oggi, solo un quarto dei Paesi nel mondo compila dati comparabili e utilizzabili per monitorare i progressi globali verso un invecchiamento sano. Solo Cile, Cina, Finlandia, Ghana, India, Qatar, Singapore e Thailandia li utilizzano per migliorare le loro politiche locali e per fare ulteriori programmi migliorativi.

L’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, considera questo studio “essenziale” per focalizzare le necessità delle persone anziane, le loro priorità; per dare risposte concrete; per facilitare l’approccio “olistico” – globale nell’unione di mente, corpo, ambiente e società. – basato sia sulla cura, che sulla tutela delle persone anziane; sia sulla costruzione di ambienti accoglienti che sulla partecipazione in società eque e inclusive”.

I dati divisi per precise fasce di età, confrontati con quelli degli altri paesi, aiuteranno ad avere una visione ampia e condivisa di invecchiamento da vivere in salute. Per Ritu Sadana, autrice principale del report e capo dell’Unità Invecchiamento, “il report” sarà punto di riferimento utile per promuovere l’apprendimento in tutti i Paesi…Misurerà i progressi che si faranno per un invecchiamento in buona salute.

L’OMS si è data disponibile a rendere pubbliche le relazioni relative a questi progressi nel 2023, nel 2026 e nel 2029.

Il Parlamento europeo la sostiene. Applica già una politica coerente in materia di sanità pubblica; rafforzerà e promuoverà la politica sanitaria con propri pareri, studi, dibattiti, relazioni, dichiarazioni sulle varie iniziative. Si farà sostenere dalla collaborazione dei paesi aderenti e interessati al problema comune. Ambiente, sanità pubblica, sicurezza alimentare occupano già oltre il 10 % dell’intera attività legislativa dell’Istituzione. Tra i fascicoli legislativi adottati di recente c’è il nuovo regolamento sulle sperimentazioni cliniche, sui dispositivi medici e sui dispositivi medico-diagnostici in vitro, sull’assistenza sanitaria transfrontaliera. Ci sono le direttive sui prodotti del tabacco e sulle decisioni prese per i programmi di finanziamento. C’è anche la parte sostanziale del pacchetto Green Deal europeo (COM (2019) 640) con l’obiettivo “inquinamento zero”; c’è la norma per la sostenibilità della catena alimentare e la neutralità climatica.

Anche l’Italia contribuisce al progetto. Lo sostiene con i 20 miliardi di euro staccati dal Recovery Plan da investire sul Servizio sanitario nazionale. Entro il 30 aprile consegnerà all’Europa il piano strategico che prevede l’assistenza di prossimità, la telemedicina, la digitalizzazione, la ricerca. Se ne è parlato durante il terzo Live di SaniTask, appuntamento mensile di SaniTask, iniziativa editoriale di Sics sostenuta da Alfasigma che approfondisce i temi più importanti che interessano il management sanitario a tutti i livelli. Purtroppo, secondo gli esperti, la bozza del piano presentato è troppo generica, manca di obiettivi precisi da raggiungere. Per Francesco Ripa di Meana, presidente Fiaso, per rilanciare il Ssn massimizzando il value for money, cioè il ritorno in termini di salute delle risorse investite, è necessario riprogrammare a partire dalle aziende sanitarie in maniera da avere una “operatività veloce”.

Anche Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe vede molte criticità nel documento, lo trova carente nella designazione delle “risorse da dedicare a ciascuna voce”, non vede chiara “la ripartizione tra le Regioni” e “il sistema di monitoraggio delle spese”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Francesco Saverio Mennini, presidente della Sihta (Società italiana di Health technology assessment) perché, a suo avviso, non è bene specificato l’acceso precoce alle tecnologie e all’ammodernamento tecnologico specifico e mirato.

L’impressione diffusa, secondo Michela Perrone, è che “il Piano è composto da una serie di contenitori che vanno riempiti di contenuto” e che si rischia di sperperare “una somma che probabilmente la sanità italiana non rivedrà mai (e che dovrà restituire per i due terzi)”.

Per il “Decennio delle Nazioni Unite dell’Invecchiamento in Buona Salute”, Luciano Pletti, vicepresidente della Card, propone “tempestività”, “investimento” e una “governance in grado di programmare, di mettere in campo in poco tempo gli interventi”. Luca Caterino di Federsanità Anci Toscana lo sostiene: sottolinea la necessità di potenziare il rapporto tra sistema sanitario, sociale e assistenziale. Lo considera un “bisogno” che deve partire dalla formazione degli operatori della sanità e dalla formulazione della cartella clinica integrata da mettere a disposizione di tutti coloro che si occupano dell’assistenza alla persona.

Alla luce delle tante informazioni, le iniziative non mancano. L’imput lanciato dalle Nazioni Unite trova sensibili tutti e a tutti i livelli: dal locale al mondiale. Il fine è giusto e condiviso. Non tutte le nazioni però risponderanno alla stessa maniera e nei tempi stabiliti. 10 anni solo apparentemente sono tanti e L’uomo invecchia spontaneamente, per legge di natura, come ha scritto Nicolò Rosario Lombardo. Il suo modo di invecchiare dipende da come egli stesso sa gestirsi e, molto di più, dipende da quanto fa su di lui l’ambiente che lo circonda. L’uomo invecchia nel sistema e risente del sistema. Da questo trae il giovamento e da questo è condizionato per tutto ciò che gli è nocivo.

Io sono me più il mio ambiente dice Josè Ortega Y Gasset e Ron Hubbard aggiunge: ogni persona è l’effetto dell’ambiente che lo circonda…ogni persona è capace di avere effetto sull’ambiente che lo circonda.