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di Filippo Cavallaro
La recente iniziativa tenuta da Don Minico che mi ha avuto come narratore dei fatti del risorgimento messinese mi ha fatto ricordare un evento di qualche anno fa.
Quando in libreria, per la giornata della poesia, proponemmo le opere e la vita di Mariano Scalesi (1892 – 1922). Avevo conosciuto questo autore grazie al libro di Beatrice Monroy, dal titolo “Ragazzo di razza incerta” edito nel 2013 da La Meridiana. Lo avevo scoperto per caso ma lo trovai adeguato ad un laboratorio sulla riabilitazione in ambito psichiatrico, nel quale avremmo analizzato l’evoluzione delle strutture di assistenza dal 1800 ad oggi. Per analizzare il testo ed i contenuti avremmo potuto utilizzare la LIM. Nell’ultimo incontro avemmo come ospite l’autrice che restò molto sorpresa di come e quanto avessimo scavato nel testo e nella vita di Mariano.
La storia drammatica è quella di un giovane poeta nato a Tunisi da una famiglia di emigrati siciliani, l’unità d’Italia, questo l’aggancio risorgimentale, ha impoverito ulteriormente la Sicilia, ed in tanti andarono a lavorare in nord africa.
Ha studiato alla scuola francese Mariano, e si diverte a trasportare le parole che impara nel linguaggio parlato in famiglia, il siciliano, o in quello in uso nel quartiere, il sabir, la lingua condivisa da tutti coloro che frequentano da secoli il mediterraneo. È molto diligente ed ordinato a scuola, ed è entusiasta dello straordinario contenuto che hanno i libri.
La famiglia è povera ed a seguito di una caduta Mariano ha strutturato una grave scoliosi. Questo lo fa seguire dai Servizi Sociali francesi che governano la Tunisia come colonia. Mariano per questo è andato alla scuola francese. L’importante scoliosi ci è descritta dalle foto che lo ritraggono. Ha un lavoro ed è apprezzato come poeta e critico letterario. Alcune poesie furono lette in quella giornata della poesia e tra queste “l’accident”, quella che narra della caduta dalle scale. Un malessere, una febbre, lo porta all’ospedale francese, ma un accordo internazionale non permette che sia curato in quell’ospedale, deve andare all’ospedale coloniale italiano “Giuseppe Garibaldi” di Tunisi. Qui non hanno modo di assisterlo per cui dovrà andare in un ospedale a Palermo.
La poesia, l’eleganza della lingua francese diventano il suo dramma, lo strumento che diventerà condanna.
All’osservazione la postura è molto squilibrata, disarmonica, l’incomunicabilità in italiano è un ostacolo all’inquadramento clinico, ancora più difficile qualche citazione colta, latina, dei medici, la barba e la provenienza dall’Africa, di cui è nativo, all’epoca viene quasi automaticamente considerato diencefalico.
Finirà alla Vignicella, la denominazione della storica residenza estiva dei Gesuiti, che dopo le varie applicazioni delle Leggi Siccardi era stata trasformata in Real Casa dei matti, ma ormai è il Manicomio con i suoi 5000 abitanti. Qualche medico resta sorpreso nel sentirgli proclamare le poesie di Baudelaire “Faut-il partir? Rester? Si tu peux rester, reste; pars, s’il le faut.” Che presto diventa “Chaque jour vers l’enfer nous descendons d’un pas.”
Il 9 novembre 1921 il Tribunale di Palermo autorizza l’ammissione di Scalesi al manicomio per Psicosi nevrastenica. La condanna definitiva. L’inferno. Mariano il 13 marzo 1922 muore di marasma, la famiglia non ha la possibilità di recuperare la salma e verrà seppellito nella fossa comune.
Oggi non può più succedere le persone straniere ricevono tutte l’assistenza di un traduttore o un mediatore culturale, il personale sanitario è tutto formato in un’ottica di accoglienza e conosce almeno una lingua straniera. Inoltre tutti hanno studiato in lingua originale almeno i capisaldi delle opere che hanno portato all’attuale spessore la cultura e le opere dell’uomo.
Anche coloro che per problemi di salute sono disartrici, afasici, o muti, sono facilitati nella comunicazione grazie alla disponibilità di tecnologie e professionisti esperti. Anche perché la legge del 28 marzo 2001, n. 145 ha ratificato la Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina, firmata a Oviedo il 4 aprile 1997 confermando quanto già sostenuto dal punto di vista normativo, all’art.13 ed all’art. 32 della Costituzione italiana dove si sancisce che la persona nella necessità delle cure deve essere informata e dare il consenso, per cui nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, in sintonia con il principio fondamentale della inviolabilità della libertà personale.
L’ACCIDENT
L’instant où j’ai cessé de vivre,
Je le verrai longtemps encor.
(Quand l’espoir a fermé son livre
On peut bien dire qu’on est mort).
Muse, je veux que tu célèbres
Ce vieil et banal escalier
Qui, m’ayant brisé les vertèbres,
Me force à ne point l’oublier.
Tu connais l’histoire, je pense,
Puisque étaient par toi visités
Ces fantasques rêves d’enfance
Où riaient mes naïvetés.
C’était Noël. L’hiver d’Afrique,
Cet hiver aux avrils pareil,
Fleurissait dans l’air balsamique;
Sous les dorures du soleil.
J’allais là-haut chercher des cartes.
Une coutume d’autrefois
Voulait que l’on jouât les tartes,
Les fèves cuites et les noix.
L’escalier était un peu sombre.
Heureux, je rapportais le jeu,
Lorsque mon pied glissa dans l’ombre
Comme je songeais au ciel bleu.
On dit que, fuyant le suaire,
Parfois, la nuit, un trépassé
Hante sa chambre mortuaire
Pour y revivre le passé.
Et ces macabres escapades,
Voyez comme on les nie à tort:
Je sens fuir mes pensées malades
Vers l’escalier où je suis mort.