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La biodiversità è la diversità della vita, dal singolo gene alle specie, fino ai livelli più complessi (ecosistemi). Senza la varietà delle forme viventi, scompare la vita stessa, perché perde la capacità di adattarsi ai cambiamenti. Slow Food si occupa della biodiversità che contribuisce all’agricoltura e alla produzione del cibo: le specie e le varietà vegetali, le razze animali domesticate; gli insetti (e tra questi gli impollinatori); gli invertebrati e i microrganismi che garantiscono la fertilità del suolo e che reggono la catena alimentare negli oceani; la microflora che vive nell’apparato digerente e quella che consente i processi di fermentazione alla base della maggior parte dei cibi (pani, formaggi, salumi…); ma anche la diversità culturale, che comprende la storia, la lingua, i valori, i rituali e i comportamenti dei popoli, e in particolare i saperi che hanno permesso ai contadini di selezionare e adattare vegetali, animali, tecniche colturali e di allevamento ai vari contesti ambientali, di trasformare e conservare le materie prime. Slow Food è stata una delle prime realtà della società civile a focalizzare la propria attenzione sulla biodiversità domestica ed è la prima in assoluto ad aver considerato le tecniche e i prodotti trasformati come parte integrante della biodiversità da salvare. Nella sua visione tutto è connesso: ciò che accade nel regno dei microrganismi influenza l’agricoltura, la salute delle piante, degli animali e dell’uomo; la gestione delle montagne innesca un meccanismo di conseguenze che seguono il corso dei fiumi e giungono fino alle profondità degli oceani; una tecnica o un sapere applicato in campo ha un impatto sui prodotti che se ne ricavano, sulle loro caratteristiche nutrizionali, sulla loro salubrità e sul gusto; e così via. La biodiversità permette ai sistemi agricoli di superare shock ambientali, cambiamenti climatici, pandemie. Fornisce servizi ecosistemici essenziali alla vita, come l’impollinazione. Consente di produrre cibo con un minore impatto sulle risorse non rinnovabili (acqua e suolo in primis) e con meno input esterni, costosi e dannosi per l’ambiente (fertilizzanti e pesticidi nelle filiere vegetali; antibiotici nelle filiere animali). 2 Nutrire il pianeta garantendo a tutti un cibo buono, pulito e giusto è possibile solo ripartendo dalla biodiversità e invertendo un modello di produzione del cibo che ha generato disastri ambientali e sociali e che ha minato le fondamenta della sicurezza alimentare per le generazioni presenti e future. Oggi le più autorevoli istituzioni internazionali hanno riconosciuto il valore cruciale della biodiversità e il suo stretto legame con il cibo. Nel suo rapporto sullo stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura, pubblicato il 22 febbraio 2019, la Fao ha dichiarato che “la biodiversità è indispensabile per la sicurezza alimentare” ed “è una risorsa chiave per aumentare la produzione alimentare, limitando al contempo gli impatti negativi sull’ambiente e per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 20301 . Eppure, nonostante questa crescente consapevolezza, non è stato invertito e neppure rallentato il processo di erosione della biodiversità: i sistemi di produzione del cibo, in tutto il mondo, continuano a ridurre il loro tasso di diversità in termini di specie, varietà e razze, e ad aumentare il loro impatto sull’ambiente e sul clima: crescono in modo esponenziale le monocolture e gli allevamenti intensivi, il controllo sulle risorse genetiche (vegetali e animali) si concentra progressivamente nelle mani di poche multinazionali, che puntano su un numero sempre più ristretto di varietà vegetali e di razze animali commerciali da diffondere a ogni latitudine; procede la deforestazione per destinare terreni all’agricoltura e all’allevamento intensivo, la pesca industriale e l’acquacoltura intensiva devastano gli ecosistemi marini (i fondali costieri, le foreste di mangrovie, le barriere coralline). In questo modo, scompaiono a ritmi impressionanti varietà vegetali e razze animali selezionati in millenni di storia dell’agricoltura, ecosistemi e specie selvatiche, saperi tramandati da generazioni. E si degradano irrimediabilmente le basi stesse della vita: la terra e l’acqua. Sempre secondo il rapporto della Fao, il collasso dell’intero sistema di produzione alimentare è inevitabile se non invertiamo lo stato delle cose entro 10 anni2 . Slow Food si impegna da oltre 20 anni nella salvaguardia della biodiversità con numerosi progetti, a partire dall’Arca del Gusto e dai Presìdi, e ha costruito nel tempo una rete mondiale di decine di migliaia di produttori che la preservano e la condividono. Oggi non sono più soli, perché la consapevolezza sul valore della biodiversità è trasversale, ma ora occorre tradurla in azioni concrete. Questo documento illustra la posizione di Slow Food, le sue iniziative in corso e le sue proposte per le istituzioni europee e lo trovate al link “https://www.fondazioneslowfood.com/wp-content/uploads/2021/01/IT_Position-paper-biodiversita%CC%80.pdf”