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“Non riesco a muovermi, non sento più le mani e i piedi”. Lo ha detto Anatoly Chubais a sua moglie prima di essere trasferito dalla Costa Smeralda, dove si trovava in vacanza, in una clinica europea dove è ora ricoverato.
All’economista russo, un tempo vicino al presidente Vladimir Putin, sarebbe stata diagnosticata la sindrome di Guillain Barré. Di cosa si tratta? L’agenzia Dire ne ha parlato con il professor Giancarlo Zito, neurologo dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma.
“La sindrome di Guillain Barré- spiega l’esperto- è una poliradicoloneurite infiammatoria acuta autoimmune. È una patologia che colpisce il sistema nervoso periferico, quindi I nostro nervi, dovuta a una risposta aberrante autoimmune del nostro stesso sistema immunitario contro i nostri stessi nervi su insulto che normalmente è dato da un virus esterno e del quale noi non siamo affatto a conoscenza. È infatti molto improbabile, se non impossibile, riuscire a risalire alla eziologia precisa del fattore scatenante. È qualcosa che non si può prevedere”.
Zito aggiunge, però, che la malattia può essere curata. Normalmente la risposta alle terapie è tanto più efficace quanto più è precoce la diagnosi. Quindi generalmente all’occhio del neurologo la sindrome di Guillain Barré emerge in maniera abbastanza eclatante. “La conferma diagnostica- informa Zito- si ha attraverso l’estrazione del liquor dallo spazio cerebrospinale che viene poi sottoposto ad analisi. Il riscontro di una certa alterazione all’interno del liquor ci permette indirettamente di arrivare alla diagnosi, oltre al corredo di sintomi specifici e che normalmente è dato da una debolezza muscolare importante di segmenti specifici del corpo, di solito gli arti, e che si unisce, poi, ad alterazioni della sensibilità”.
Lo spettro clinico può essere molto ampio. “Si va da forme paucisintomatiche, o comunque a basso impatto clinico, a forme a rapida progressione che possono anche portare all’insufficienza respiratoria e alla morte, quindi comunque alla necessità di dover intubare il paziente e di doverlo assistere in un ambiente rianimatorio”, conclude.
Con il covid lieve aumento incidenza sindrome Guillain Barré
Uno o due casi su 100.000 abitanti a livello mondiale
“L’incidenza generale della sindrome di Guillain Barré con il Covid è solo lievemente incrementata. Parliamo di uno o due casi su 100.000 abitanti, un quadro che fortunatamente rimane abbastanza contenuto”. Lo afferma alla Dire il professor Giancarlo Zito, neurologo dell’Irccs San Raffaele
Pisana di Roma.
L’esperto sottolinea che “il Covid, infatti, può aver determinato un aumento di tale sindrome nella misura in cui si è trattato di un’affezione virale che ha colpito le vie respiratorie. Quindi in questo senso alcuni soggetti predisposti possono aver più facilmente contratto la sindrome di Guillain Barré, ma possiamo affermare che non si è assistito ad una esplosione dell’incidenza o ad un qualcosa che possa essere proporzionale invece ai numeri che hanno altresì caratterizzato il Covid a livello di pandemia globale”.
Il professor Zito tiene poi a informare come da parte degli organi competenti non ci siano raccomandazioni specifiche sulla astensione dal vaccino qualora si abbia avuto la sindrome di Guillain Barré. “Non si è verificato un alert, un allarme specifico in tal senso. L’astensione della vaccinazione dal Covid espone al Covid stesso e non riduce comunque il rischio di avere una sindrome di Guillain Barré rispetto alla popolazione generale. Se ho avuto una sindrome di Guillain Barré in passato non mi posso ritenere immune come se invece ho avuto il Covid, perchè l’espressione clinica del Covid può essere considerata al pari di una vaccinazione”.
“Chi, ad esempio, si sta approssimando a fare la quarta dose perchè rientra nella popolazione ultra 65enne o comunque fragile ed esposta al rischio di una reinfezione da Covid e contrae il Covid può non fare la quarta vaccinazione- prosegue il neurologo- perchè, di fatto, l’infezione da Covid ha in qualche modo riattivato il suo sistema immunitario. E questo è qualcosa che riguarda esclusivamente il Covid. Viceversa, la possibilità di avere la sindrome di Guillain Barré nella vita rimane bassa ma comunque costante, indipendentemente dalle vaccinazioni per il Covid”.
Il medico rende poi noto che “queste cross-reattività che si possono essere manifestate dopo la vaccinazione, in realtà non sono identificabili in maniera univoca nè come una conseguenza al vaccino, di qualunque tipo si tratti, nè tantomeno ad una affezione del sistema immunitario indotta dal vaccino che poi possa aver determinato l’aumento dell’incidenza di Guillain Barré”.
Recentemente l’Agenzia italiana del farmaco ha fornito un report sull’incidenza degli effetti collaterali a livello globale e nazionale. “A fronte di circa 138 milioni di dosi di vaccino somministrate, l’incidenza degli effetti collaterali, inclusa la sindrome di Guillain Barré, è rimasta in ogni caso estremamente bassa”, conclude.
Covid: da Centaurus problematiche di ordine cognitivo
Nuova variante causa annebbiamento del pensiero
“La nuova variante del Covid, la Centaurus, è caratterizzata da una particolare capacità di diffusione e da una ridotta capacità di indurre effetti collaterali gravi, oltre a dare problematiche di ordine cognitivo”. Lo spiega alla Dire il professor Giancarlo Zito, neurologo dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma.
L’esperto sottolinea che “fino ad ora queste problematiche hanno per lo più riguardato la coda dell’infezione da Covid, più nota come ‘Long Covid Sindrome’, un po’ dovuta a cause non ben chiarite ma caratterizzate da un annebbiamento del pensiero, che può presentarsi anche a distanza di molto tempo”.
Questo, stando ai dati epidemiologici al momento disponibili, non è però ancora sufficiente per porre un allarme specifico sul sistema cognitivo dopo l’infezione da questa variante. “Probabilmente nelle stagioni che seguiranno, con un fisiologico incremento del picco, il quadro si delineerà in maniera più chiara”, conclude.
fonte «Agenzia DIRE»