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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Turbare”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Turbare”

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di Filippo Cavallaro

La copertina di un recente libro mi ha fatto pensare alla tavola dell’Annunciata di Antonello da Messina ed al turbamento, percepibile, che Maria visse in quel momento in cui l’angelo le si presentò.
Il libro è di Michela Murgia e nel sottotitolo viene inquadrato come Catechismo con un titolo molto attento alle tematiche di genere “God Save the Queer”.
Nel quadro la Madonna esprime il proprio stato d’animo con lo sguardo stupito e la mano destra che si sta allungando in avanti come ad allontanare la presenza dell’angelo che, è fuori dal dipinto, accanto a noi osservatori, di fronte a Lei.
Maria è turbata perché si è manifestata una presenza inattesa, forse molesta, è turbata perché la sua serenità, di ragazza intenta alla lettura, è stata alterata da quanto le viene annunciato.
Spesso capita che sia il fisioterapista, nel definire il contratto terapeutico con la persona da riabilitare, colui che crea turbamento, un esempio fu parlando con un paziente, appena indirizzato alla riabilitazione, che sembrava non avesse avuto da nessuno notizie chiare riguardo la sua condizione di salute, e, meno che mai, l’informazione che la fisioterapia sarebbe stata uno strumento utile al recupero funzionale sin dalla fase acuta della malattia.
Insomma, a lui nessuno gli aveva detto, o gli aveva fatto capire, che il suo cervello era sofferente e che delle terapie innovative stavano evitando che la malattia e gli esiti si manifestassero nella loro totalità. Il paziente, infatti, confidava, quanto si stesse scervellando a cercare il significato della sigla STROKE che assolutamente non associava ad emiplegia o paralisi.
Il libro della Murgia turba, ma la sua preparazione in ambito di religione è grande. Certamente turba pensare al figliol prodigo, caratterizzandolo esplicitamente come uno scialacquatore, visto che etimologicamente vuol dire che getta in avanti i propri beni, li sperpera. La scrittrice nei testi e nelle conferenze lo spiega così, vivificando il personaggio.
Allo stesso modo, altrove, dà vita all’ultima cena, che nell’immaginario collettivo è la tavolata dipinta da Leonardo da Vinci, e che invece deve essere stata più partecipata, ci dovevano essere le donne. C’erano come discepole e nella cena in casa, in cucina, una come Marta, così operativa, c’era di sicuro per preparare, mentre Maria potrebbe essere che era fuori dal quadro a contemplare la scena di tanti discepoli insieme, questo solo citando le due sorelle di Betania.
Parole ed immagini che seppur utili a descrivere gli argomenti sacri poi di fatto li condizionano e solo chi ha modo di leggere i testi originali o comunque di confrontare varie traduzioni e trascrizioni riesce a comprendere. Tutto questo era impossibile fino a quando la competenza del leggere e dello scrivere non è stata offerta a tutti.
Mi entusiasma la visione che propone la Murgia quando afferma che l’essere umano “è fatto di movimento” e che ciò porta ad un costante cambiamento. Allo stesso modo come a lei dà conforto “sapere di essere credente in un Dio trinitario che è fatto di movimento e cambiamento”.
Il contratto terapeutico deriva da un rapporto diretto con la persona che richiede lo specifico intervento professionale ed è definito nel codice deontologico del fisioterapista chiaramente: si effettuano l’anamnesi e la valutazione clinico-funzionale fisioterapica; si analizza e studia la documentazione clinica in possesso dell’assistito; si elabora attraverso il ragionamento clinico l’ipotesi dell’intervento fisioterapico mirato al problema evidenziato; nel caso in cui questo processo non possa essere completato per mancanza di dati o perché al di là delle proprie conoscenze o competenze si invita la persona assistita ad effettuare ulteriori approfondimenti; si elabora il programma fisioterapico, individuando i problemi e gli obiettivi terapeutici; si pianifica ed esegue l’intervento; si misurano i risultati ottenuti; si partecipa al progetto multidisciplinare di cura negli ambiti e campi specifici della professione. Tanta professionalità declinata su un soggetto che cambia, migliora, recupera e si riabilita.