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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Q”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Q”

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di Filippo Cavallaro

Quello di questa noterella è un libro particolare in quanto reca la dicitura «Si consente la riproduzione parziale o totale dell’opera e la sua diffusione per via telematica, purché non a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta.»

Generalmente la titolarità e la proprietà intellettuale viene tutelata, ed esiste proprio un ente di vigilanza, la Società Italiana Autori ed Editori – SIAE, anche se oggi il nostro Paese ha una legislazione specifica con il DL 148 del 16.10.2017 (legge sul diritto d’autore), per il recepimento della Direttiva europea 2014/26/UE, che permette all’autore di agire direttamente per il rispetto dei suoi diritti.

Si tratta di un romanzo storico, dal titolo Q, scritto da Luther Blissett, edito da Einaudi nel 1999. Questo è un precedente importante poiché questa è la prima opera pubblicata da una major con una formula copyleft o formula anti-copyright.

Interessante è anche scoprire che l’autore Luther Blissett è lo stesso che, già nel 1996, aveva pubblicato altre opere, alcune con lo pseudonimo di Wu Ming, in tutto più di 40 testi, a volte con piccolissimi editori.

Ci sorprende perché Luther Blissett non è una persona, e neanche Wu Ming è una persona, è un nome multiplo sotto il quale agisce programmaticamente un nucleo di destabilizzatori del senso comune, un universo comunicazionale di singoli individui e di collettivi di scrittura.

Il senso comune vorrebbe che l’autore voglia rispettato il possesso del diritto d’autore, invece i quattro scrittori, che formano il collettivo si nascondono dietro i differenti pseudonimi, rinnegano il possesso, anzi si propongono a continue collaborazioni con altri, che arricchiscano piuttosto che alterare o inquinare il racconto.

Le aziende, le imprese, il mondo dell’economia considerano la condivisione del sapere un valore aggiunto, essenziale per colmare le distanze tra gli esperti all’interno dell’organizzazione.

In sanità, nel nostro Servizio Sanitario lo sappiamo, tutti siamo invitati a lavorare in team. Il paziente è al centro del sistema, attorno a lui tutti i professionisti, che in sinergia condivisa se ne prendono cura, condividendo con lui il miglior percorso terapeutico. Ci sarà un team dimensionato ai bisogni della persona, una squadra di esperti che nel caso di persone con disabilità dovrà essere più numerosa. Ognuno di noi elabora il proprio programma di intervento e lo propone al team di lavoro, ognuno di noi studia gli interventi proposti dagli altri per rendere coerente l’intervento come summa di saperi e di azioni condivise, declinate sul paziente.

Tutti ci conosciamo, sappiamo bene le competenze di ognuno e lo specifico campo d’azione su cui ognuno si muoverà per garantire alla persona la risposta giusta al suo specifico bisogno di salute.

Nelle aziende commerciali è più difficile, le specificità professionali non sono sancite dalla legge che identifica e definisce i profili professionali. Il sistema produttivo deve correre, innovarsi continuamente. Per questo motivo promuove la condivisione delle conoscenze, incrementando il coinvolgimento di tutti nel processo produttivo, ottenendo nuovi stimoli per migliorare e qualificare la produzione per affrontare la competizione del mercato.

La costruzione di una cultura di condivisione del sapere è un processo lungo e complesso, richiede un’attenta pianificazione e la partecipazione attiva dei professionisti impegnati che creano una vera e propria comunità … molto di più di un team.

Secondo uno studio di qualche anno fa le imprese private e gli enti o aziende pubblici non mettono a disposizione dei propri dipendenti spazi per conoscersi e condividere le proprie competenze. Eppure, supportare la condivisione delle conoscenze nel flusso di lavoro, quella sequenza di eventi necessari per eseguire un’attività, sarebbe incredibilmente efficace per imparare a collaborare ed interagire.

Tornando al romanzo, la storia attraversa l’Europa della prima metà del XVI secolo, tra riforma e controriforma, ha due protagonisti: il narratore, un eretico dalle molteplici identità, ed il suo nemico, che si firma Q o Qoèlet, una spia del cardinale Gian Pietro Carafa. Dopo battaglie, fughe e continui intrighi la storia finisce ad Istanbul nel 1555, il cardinale è diventato papa Paolo IV e la Pace di Augusta ha posto fine alla guerra tra Papa ed Imperatore, ed il narratore, ora con il nome di Ismael racconta le sue avventure al sultano.

Un testo molto articolato e pertinente negli aspetti storici narrati che suggella la collaborazione letteraria tra Bui, Cattabriga, Di Meo e Guglielmi identificati dallo pseudonimo con cui si presenta l’autore, ed è diventato l’occasione per rilanciare la collaborazione con altri autori, singoli o collettivi, ma anche tra questi e gli editori, piccoli o grandi che siano.

In Sanità un team tra professionisti che si conoscono e rispettano, che colgono il momento migliore per proporre il proprio intervento al fine di sodisfare il bisogno di salute della persona malata.

Grande l’impegno dei professionisti, ma, ben poca cosa rispetto al ruolo attivo richiesto al paziente, che deve andare dall’empowerment all’engagement. Un contesto che si sa essere di “asimmetria informativa”, tra chi “ne sa” e chi no, ma soprattutto tra chi ha la competenza tecnica e chi no. Sbilanciato dal sapere dei sanitari rispetto alla persona malata, anche se oggi sempre più frequentemente ci troviamo di fronte a pazienti competenti che debbono confrontarsi con strutture dei Servizi Territoriali disorganizzate se non propriamente ignoranti.