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di Marcello Aricò
La Chiesa del Graffeo
Un racconto di fantascienza del 2016 di Michael Swanwick intitolato “Universo in scatola“ racconta della capacità di un piccolo scrigno di contenere un intero universo. Spesso al di la del nostro vedere, si cela se non un universo, un tesoro che ai più è celato da un semplice ostacolo che se superato si svela in tutta la sua grandezza. In via I Settembre, al numero civico 171 della palazzina che forma angolo con la via Università, celata da un portone di un piccolo condominio, nell’atrio, si trovano i resti dell’antico ingresso di un importante edificio chiesastico di rito greco-latino per il quale, il clero che l’officiava, fu sempre in armonia con la fede cattolica romana rifiutando qualsiasi adesione all’ortodossia scismatica. L’antica Chiesa di Santa Maria del Graffeo detta “la Cattolica” fu utilizzata fin dal 1168 per le celebrazioni di rito greco a Messina, salvaguardando la continuità della tradizione bizantina, presente in Sicilia fin dalla prima evangelizzazione e maggioritaria fino all’invasione islamica. Denominata “Cattolica” secondo un privilegio accordato alle più importanti fra le chiese non latine a possedere un battistero. Venne quindi introdotto il culto per la sacra immagine della Madre di Dio del Graffeo, che presso il clero latino era appellata come Madonna della Lettera. In entrambi i riti la festività ricorreva il 3 giugno.
In seguito, con una Bolla Pontificia emanata da Papa Benedetto XIV che voleva si mantenesse a Messina il rito greco, vennero confermati al clero bizantino messinese tutti i privilegi e le prerogative della dignità protopapale, compreso l’antichissimo diritto di eleggere il proprio superiore, chiamato Protopapa. I vari cataclismi che hanno funestato la città hanno distrutto il tempio e alcuni manufatti sono rimasti a memoria del passato. Appena si entra nell’atrio, si viene catapultati ne XII secolo. si trovano inglobati i resti dell’antico ingresso del tempio, gli archi dell’antica chiesa, due campate gotiche con volta crociera su colonne angolari. Il cartello antistante il portone ci ricorda che all’interno si trovavano una acquasantiera scolpita a bassorilievo risalente al XIV secolo che si trova al Museo e un dipinto su tavola della “Madonna del Graffeo col Bambino e la Lettera”, opera del sec. XIV donata alla chiesa da Luciano Foti ed oggi conservata nel tesoro del Duomo di Messina.
L’Arcivescovo di Messina ricostituì con proprio decreto la parrocchia bizantina messinese, affidandola nel 1999 al Papàs Antonio Cucinotta, primo sacerdote messinese di rito bizantino ordinato in Città dopo quasi cento anni. Dal 2012 la Divina Liturgia è ospitata presso la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (di origine bizantina) in piazza San Cosimo, nelle vicinanze del Gran Camposanto di Messina.