Views: 16
di Marinella Ruggeri
La violenza di genere è un grave problema di salute pubblica che colpisce milioni di individui in tutto il mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito che il 30% delle donne tra i 15 e i 19 anni nel 2021 ha subito violenza di genere nell’ambito delle proprie relazioni affettive e sessuali.
Inoltre, secondo the European Union Agency for Fundamental Rights, una donna europea su dieci è stata vittima di violenza sessuale, sia prima, sia dopo i 15 anni, e questo succede ovunque, comprese le scuole. La violenza di genere comprende atti o minacce di violenza sessuale, fisica o psicologica che si verificano all’interno e intorno alle scuole, perpetrati a causa di norme e stereotipi di genere e imposti da dinamiche di potere ineguali. Tuttavia, nel contesto scolastico, la violenza di genere viene segnalata solo occasionalmente ed è poco identificata come problema, già dall’infanzia. Pertanto, la mancanza di consapevolezza sulla violenza di genere nei primissimi anni di vita può ostacolare le opportunità per la sua prevenzione e per un intervento efficace. Le scuole sono ambienti ideali per promuovere la prevenzione degli abusi e della violenza di genere, fornendo conoscenze ai bambini per riconoscere e ridurre i comportamenti a rischio. È importante identificare strategie efficaci per prevenire la violenza di genere nei primi anni scolastici.
Fattori protettivi contro la violenza di genere sono l’empowerment e l’educazione sessuale. In particolare, per le ragazze l’empowerment si basa sullo sviluppo delle abilità verbali e sull’autodifesa fisica; per i ragazzi, invece, la formazione si concentra sulla promozione dell’uguaglianza di genere, al fine di diminuire l’accettazione degli atteggiamenti verso la violenza del partner e sviluppare competenze socio-emotive come mezzo per prevenire la violenza basata sul genere. Può essere utile un metodo di apprendimento attivo, utilizzando tecniche come la narrazione], giochi di ruolo, e, come nel cyberbullismo, il dialogo peer-to-peer.
Conoscenza e Consapevolezza sono le parole chiave che possono condurre le ragazze al coraggio di osare, di denunciare le aggressioni, di resistere alle aggressioni sessuali attraverso strategie di autoprotezione verbale e fisica.
L’apprendimento attivo e un ambiente scolastico sicuro possonoincoraggiare la partecipazione e il dialogo su questi temi, è importante che la scuola favorisca un ambiente in cui si sviluppano relazioni sociali di sostegno, neutralizzando qualsiasi vergogna di discutere di argomenti delicati.
La sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere è un passo avanti nella prevenzione della violenza di genere. Il superamento degli stereotipi è legato all’aumento della conoscenza dell’argomento e al motore interno che si può creare negli studenti. La ricerca ha identificato la vulnerabilità alla violenza nelle persone con bassa autostima e insicurezza.
Di conseguenza, l’empowerment dovrebbe essere un obiettivo importante dei programmi di prevenzione della violenza. Inoltre, molti dei programmi studiati per prevenire la violenza di genere hanno un effetto sul miglioramento delle relazioni e del clima scolastico.
La violenza di genere, si verifica anche nelle più giovani coppie, nei primi approcci o relazioni affettive vissute dagli adolescenti: l’Istat ci dice che 5 ragazzi su 10 non esiterebbero ad alzare le mani sulla loro partner (2014), e che 2 ragazze su 5 pensano che alzare le mani su una ragazza sia un atto di virilità (2015), mentre il 20% degli adolescenti controlla il telefono del partner, che viene obbligata a cancellare contatti sui social per la gelosia della partner o a condividere con la partner le password dei social network …(Osservatorio Nazionale Adolescenza, 2017)…
Bisogna promuovere un’educazione completa alla sessualità e all’affettività, che parli di corpi, di consenso e di bisogni, che non si limiti ad esporre rischi e conseguenze negative della sfera sessuale ma al contrario favorisca atteggiamenti responsabili verso un sano sviluppo delle competenze socio-emotive dei giovani.
Timori apparentemente infondati se si guarda allo studio The impact of sex education on the sexual behaviour of young people (L’impatto dell’educazione sessuale sul comportamento dei giovani), elaborato nel 2011 dal Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite, il quale mostra che i programmi di educazione sessuale ritardano l’età del primo rapporto.
Il primo STEP deve essere educare alla sessualità e all’affettività, e questo insegnamento dovrebbe essere la normalità in un Paese come il nostro, dove viene uccisa una donna ogni tre giorni.
La paura che l’educazione sessuale insegni la pornografia, l’autoerotismo, “il gioco del dottore” è lo specchio della cultura patriarcale in cui si è cresciuti.
Non per nulla, l’indagine condotta del Ministero ha messo altresì in luce che l’assenza e la frammentarietà dell’educazione sessuale costringono la stragrande maggioranza degli adolescenti italiani (l’89 per cento dei ragazzi e l’84 per cento delle ragazze) a informarsi ricorrendo ainternet.
A monte c’è un chiaro analfabetismo empatico ed emotivo!!!
Il secondo STEP è far passare il messaggio che esiste un diritto dell’altra persona a non essere toccato, a non essere abbracciato perché manca il consenso. Ed è importante anche comprendere che questo non c’entra niente con il sesso ma c’entra con la relazione, con l’affettività, con il riconoscere le emozioni e saper dar loro un nome.
Il terzo STEP deve indurre ad insegnare un alfabeto gentile delle emozioni e delle relazioni, lasciando uno spazio di confronto e di dialogo fin dal primo incontro con gli studenti perché la sessualità e l’affettività riguardano il corpo che cambia e si trasforma, e questo processo interessa sin da subito.
C’è un disagio e una solitudine fra i ragazzi che non possono più essere ignorati. C’è un’esigenza di confronto, anche psicologico, che è fondamentale. Introdurre questa novità nella scuola costituirà la vera svolta. Ci vorrà più tempo per farlo, ma se non si parte, saremo sempre “una di meno”.
La salute sessuale e riproduttiva è un importante aspetto della crescita e dello sviluppo in particolare in età adolescenziale, averne cura fin dall’infanzia è indispensabile per evitare che patologie o comportamenti scorretti e dannosi possano compromettere la fertilità futura. La salute sessuale, intesa come stato di benessere fisico, emotivo mentale e sociale, non riguarda solo l’assenza di malattie della sfera sessuale.
L’educazione sessuale è qualcosa di più di un trasferimento di informazioni di tipo medico-sanitario essendo strettamente connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni, al rispetto dei diritti umani e della parità tra i sessi.
L’educazione all’affettività e sessualità deve essere appropriata per l’età e deve avere un approccio olistico, basato sul concetto di affettività e sessualità come area del potenziale umano, che aiuta a far maturare nei bambini e negli adolescenti le competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo.
L’educazione sessuale deve quindi mettere in grado i giovani, di fare scelte informate e consapevoli e di agire in modo responsabile verso se stessi e il proprio partner; dobbiamo tornare a raccontare la specificità maschile e femminile, la bellezza dell’incontro, il corteggiamento, il rispetto, l’amore, il dono di sé. Anche qui c’è una complessità da educare, ci sono adulti che devono tornare a fare gli adulti senza delegare l’educazione ai siti pornografici.
Nelle giornate organizzate dalle scuole con gli esperti, spesso, si persegue solo l’obiettivo di prevenire le infezioni sessualmente trasmissibili o le gravidanze non desiderate, e invece, non si dovrebbe tralasciare di comunicare altri aspetti fondamentali quali la gestione delle emozioni e le relazioni affettive, il rapporto con il proprio corpo, il piacere, l’uguaglianza di genere e il rispetto, la buona relazione interpersonale attraverso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, lavorando sulla consapevolezza delle proprie emozioni, il controllo degli impulsi emotivi, la cognizione delle conseguenze delle proprie azioni.
Preadolescenti e adolescenti sono sottoposti a continue e pressanti sollecitazioni che li spingono a volere tutto e subito, a fare tutto troppo presto e a esporsi a pericoli di cui non comprendono la portata. Immersi nel flusso dei social network, sono indotti a combattere contro il proprio corpo (convincendosi di dover essere sempre belli e sexy), contro gli amici (per sembrare più grandi e migliori), contro se stessi (entrando in una spirale di comportamenti promiscui e rischiosi). La tecnologia rende accessibili in un clic contenuti ed esperienze che i giovanissimi non sono in grado di capire e gestire, finendo così per farsi un’idea distorta della sessualità e mettendo a rischio la propria salute fisica e psicologica.
Sexting, pornografia, adescamento online e sessualizzazione precoce sono temi di cui si sente parlare sempre più di frequente, ma davanti ai quali i genitori sono spesso disarmati.
In questo vuoto di assunzione di responsabilità educative, internet e soprattutto la pornografia online assumono una funzione di supplenza, diventando fonti di informazioni non filtrate, che spesso fanno da cassa di risonanza inducendo la mente a guardare ad una normalizzazione della violenza e della prevaricazione nelle relazioni di intimità.
I nativi digitali sono anche natanti digitali, immersi nella vita virtuale, hanno libero accesso a siti, territori ed esperienze in cui è stato distrutto il concetto di fase-specificità; attraverso la Rete hanno già visto tutto, mentre il mondo degli adulti è rimasto zitto. E così la sessualità resta spesso una dimensione sollecitata esclusivamente nell’area dell’eccitazione. Del suo valore relazionale ed emotivo i minori non sanno nulla.
È più che mai fondamentale trasformare la sessualità da materia gestita dal mercato che la veicola solo secondo il codice dell’eccitazione, a dimensione gestita dagli educatori che la devono veicolare per tutta la bellezza e il piacere che ilviverla con consapevolezza, empatia e rispetto sa mettere nelle nostre vite. Se non comprendiamo che questa deve essere l’essenza di ogni azione educativa nell’ambito della sessualità, sapremo fornire a chi cresce solo un deserto educativo con sporadici messaggi di natura pseudoscientifica finalizzati a raccontare il rischio correlato ai comportamenti sessuali agiti in modo irresponsabile. Ma non è questo che serve per diventare grandi.
O meglio: non è solo questo!!!
I percorsi da presentare devono occuparsi di parità di genere, affettività e consapevole sessualità, come necessaria formazione individuale. Educare alla sessualità e al rispetto dell’altro e del proprio corpo, vorrebbe dire formare civilmente e con consapevolezza critica lo studente, che sarà il cittadino del domani. Si ribadisce dunque quanto sia basilare, per la formazione di un buon cittadino l’introduzione di questa nuova disciplina all’interno dei percorsi didattici della scuola secondaria, necessaria a fornire gli strumenti per il raggiungimento di una educazione completa.
L’educazione sessuale è un intervento educativo per tutti gli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado e mira alla consapevolezza della sessualità negli ambiti biologico-sessuale e psicologico-relazionale. L’educazione sessuale completa le competenze in uscita in campo sociale e civile.
La scuola è il luogo per eccellenza in cui gettare le basi per una consapevolezza critica e informata del proprio agire sessuale. L’introduzione all’interno dei percorsi didattici della scuola di primo e secondo grado dell’educazione sessuale come autonoma disciplina offre gli strumenti per creare un sano, corretto e attivo rapporto interpersonale: è dal proprio agire che ciascuno di noi si distingue come buon cittadino del mondo.
L’OMS afferma che la salute della persona non riguarda solo l’aspetto biologico dell’uomo ma anche e soprattutto quello psicologico. Lo scopo dell’educazione sessuale è proprio quello di informare sul benessere fisico e mentale stessi.
Se consideriamo l’istituzione scolastica non solo come un luogo dove si apprendono contenuti teorici, ma anche come uno spazio di produzione e riproduzione di pratiche che normalizzano le soggettività che la attraversano, possiamo osservare come, quotidianamente, la scuola svolga un ruolo centrale nell’educare lo studente alla sessualità.
La mancanza di un discorso esplicito sui corpi, sulle emozioni, sul genere e sulla sessualità dello studente consente all’istituzione scolastica di colmare questo vuoto, in modo naturale e all’interno del gruppo, favorendo una più efficace conoscenza e formazione con risvolti poi nei comportamenti personali che diventano la vera strategia di prevenzione, per fare di loro degli adulti che nella relazione ricercano un mondo emozionale e intimo, ben lontano dall’esercizio di una qualsiasi forma di abuso e violenza.