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Stili di vita sbagliati e inquinamento ambientale sono tra i principali determinanti dell’insorgenza e della progressione del diabete tipo 2.
Il SSN può e deve contribuire alla sostenibilità ambientale non solo attraverso una gestione responsabile delle risorse (materie prime, rifiuti, energia) ma anche riconoscendo il giusto valore alle tecnologie sanitarie che tutelano l’ambiente e migliorano la vita del paziente.
Roma, 13 dicembre 2023 – Le sfide di salute e quelle ambientali si alternano tra i temi più ricorrenti nel dibattito della comunità scientifica e nelle agende politiche ormai da diverso tempo. Eppure, nonostante le interazioni tra di esse siano state ampiamente dimostrate dalla letteratura e dall’evidenza empirica, nella maggior parte dei casi questi due filoni continuano a viaggiare su binari paralleli.
Il Position Paper “Innovazione, Salute e Sostenibilità nell’ambito del diabete”, realizzato da The European House – Ambrosetti con il contribuito non condizionante di Novo Nordisk e presentato oggi a Roma nella cornice dell’Istituto Luigi Sturzo, ha esplorato queste interconnessioni, da un lato mettendo in guardia rispetto ad uno scenario socio-demografico e un contesto ambientale sempre più critici in cui le patologie a più alto impatto sistemico come il diabete continuano ad aumentare, dall’altro sottolineando che solo agendo sui fattori di rischio alla base di queste patologie, in gran parte modificabili, e sfruttando le nuove tecnologie e innovazioni è possibile invertire o almeno frenare questa tendenza.
Il 24% del carico di malattia a livello globale deriva dall’esposizione a fattori di rischio ambientali, che ogni anno causano più di 13 milioni di decessi nel mondo. D’altra parte, gli stessi sistemi sanitari, anche a causa dei crescenti bisogni di salute, sono parte attiva del processo, producendo il 4,4% delle emissioni globali di gas serra e generando una serie di impatti che, sommati, li renderebbe nel complesso il 5° Paese al mondo per CO2 emessa.
Lavorare al contrasto o alla mitigazione dei fattori di rischio, guardando non solo all’inquinamento atmosferico ma anche a inquinamento acustico o luminoso, disponibilità di servizi e prodotti alimentari di qualità o impianti sportivi e coinvolgendo tutti gli stakeholder, dai medici ai pazienti, dai regolatori alle aziende produttrici, genererebbe non solo benefici per il Pianeta ma anche per chi lo abita. Soprattutto per le patologie a più alto impatto, sia in termini di sulla salute pubblica, riducendo mortalità e disabilità, ma anche di costi. Il diabete, che costa ogni anno 20 miliardi di euro al nostro sistema sanitario tra spese dirette (9 miliardi, pari a 2.800 euro pro capite) e indirette (11 miliardi), è una delle patologie croniche maggiormente condizionate sia in fase di insorgenza che nella progressione dai fattori di rischio modificabili. Basti pensare che la presenza di servizi di mobilità attiva riduce la probabilità di insorgenza del diabete del 25% quando combinata con una riduzione delle emissioni di CO2, così come la riduzione di fattori stressanti ha un impatto nel decorso della patologia diabetica.