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di Calogero Centofanti
In questi ultimi tempi si assiste ad un utilizzo esponenziale dei “social”, con la conseguenza diretta che i diversi tipi di dialogo vanno a modificarsi. Per arginare questo fenomeno in progressiva espansione, gran parte dei cittadini chiedono a gran voce una regolamentazione di questo strumento così “particolare”, che riesce a far sì che migliaia di persone si confrontino sovente in un commento esasperato che lascia poco spazio alla verità e tanto alle maldicenze. Al riguardo, è il caso di ricordare quando i social erano rappresentati dai cortili, dalle botteghe di frutta e verdure, dai saloni da barba, luoghi questi un cui il dialogo, lo scambio di opinioni si sviluppava in modo genuino, con un colloquio diretto, esprimendo opinioni su casi che avevano attirato particolarmente l’attenzione del pubblico. Di certo, nessuno vuole impedire il ricorso ai social come chiara espressione di quelli che sono i tempi moderni , per argomentare sulle più variegate questioni, ma è anche ,altrettanto, opportuno che questo ormai diffusissimo strumento di comunicazione, possa essere modellato e rimodulato sull’esempio di un confronto aperto sereno, disteso , senza esagerazioni, né esasperazioni di giudizi, commenti, opinioni, riportando lo stesso a mezzo di comunicazione sana e semplice, senza dar luogo a processi degenerativi che fanno di questa fonte informativa un momento di indebolimento psicologico della personalità, con il desolante obiettivo di un meschino solipsismo isolazionista.