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Sua maestà l’amigdala

Sua maestà l’amigdala

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di Marinella Ruggeri

 Una piccola ghiandola a forma di mandorla localizzata nel lobo temporale.

Piccola nelle dimensioni, grande nelle funzioni perché  proprio

grazie alle sue connessioni con ippocampo, ipotalamo, talamo e corteccia, influisce sull’innesco dei comportamenti associati alle EMOZIONI.

E’ formata da diversi gruppi di nuclei che individuano tre aree:

area corticale con i nuclei corticomediali, è una estensione del sistema olfattivo , pertanto implicata nel dare un significato emotivo agli odori;

area basolaterale con i nuclei basolaterali , riceve informazioni dai sensi e le invia alla corteccia prefrontale e all’ippocampo per la formazione della memoria emotiva e cognitiva;

area centromediale formata dai nuclei profondi che ricevono informazioni da talamo ed ipotalamo e inviano al sistema neurovegetativo, influenzando le risposte del corpo agli stati emozionali; in particolare il nucleo centrale è fondamentale per l’espressione delle risposte emozionali a stimoli nocivi; a sua volta la stimolazione ipotalamica attiva l’ortosimpatico e l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene per sostenere la risposta di attacco e fuga.

I segnali che provengono dagli organi di senso consentono all’amigdala di analizzarli e da “ sentinella psicologica” li filtra e a seconda del grado di emergenza si attiva per rispondere.

Nel sistema nervoso lamigdala riveste, in assoluto, il ruolo di MEDIATORE CENTRALE delle emozioni.

Nello specifico, l’informazione emotiva può percorrere 2 vie principali:

  • il CIRCUITO TALAMO-CORTECCIA-AMIGDALA con il quale l’informazione sensoriale raggiunge il talamo sensoriale e da qui  passa alla corteccia sensoriale per arrivare alle aree associative dell’ippocampo e a porzioni del cervello anteriore, tra cui l’amigdala. Dal cervello anteriore le vie efferenti (quelle che inviano le informazioni dal SNC al resto del corpo) attivano la risposta endocrina, motoria, autonoma che si può manifestare sotto forma di espressioni facciali ed effetti somatici.
    L’amigdala attribuisce significato emotivo a informazioni di stimoli provenienti dal mondo esterno, dall’interno del corpo e dal cervello, come pensieri e ricordi.

 Le proiezioni dell’ippocampo sull’amigdala consentono una modulazione della sua azione. È un circuito bidirezionale, l’amigdala può inviare proiezioni all’ippocampo e da qui raggiungere le aree corticali che l’hanno precedentemente attivata, influenzando così pensiero, percezione e memoria. Il complesso ippocampo-amigdala rende conto dell’influenza reciproca tra valutazione emotiva ed elaborazione cognitiva.

  • Il CIRCUITO TALAMO-AMIGDALA è più diretto e riguarda connessioni monosinaptiche tra talamo e amigdala, che consentono una risposta immediata a stimoli, però, poco complessi. È un sistema che gli esseri umani hanno in comune con gli animali che non hanno sviluppato la neocorteccia, e che viene utilizzato dai bambini piccoli i quali non presentano ancora una maturazione completa. Questo circuito opera anche negli adulti prima del riconoscimento di aspetti percettivi o oggetti. Potrebbe assolvere anche ad una funzione preparatoria per l’amigdala, rendendola pronta a ricevere informazioni più complesse ed elaborate dall’altro circuito. Questo circuito, dunque, è responsabile dell’elaborazione di stimoli grezzi e delle risposte immediate.

Le EMOZIONI possono essere considerate delle transazioni con l’ambiente a cui sono associate delle modificazioni fisiologiche, esperienziali e comportamentali.

 Per transazioni con l’ambiente intendiamo uno stimolo che può essere esterno (la vista di un cane) o anche interno (una fitta allo stomaco o il pensiero di un’interrogazione). Ognuno di questi stimoli non ha un valore assoluto, ma soggettivo. Un cane per alcune persone può essere terrificante, per altre può rappresentare un amico, per altre ancora un simpatico animaletto. Lo stesso si può dire per gli stimoli interni. La fitta allo stomaco potrà essere antecedente ad un appuntamento atteso, o successiva ad una cena abbondante.

Pertanto le modificazioni fisiologiche  possono essere precedenti o antecedenti ad un “etichettamento” dell’emozione.

 In seguito alla percezione di uno stimolo avviene una modificazione dell’espressione facciale che ha la funzione di informare sul tipo di sensazione. Per cui, in modo inconsapevole, una persona si sentirebbe arrabbiata o impaurita dopo aver elaborato le informazioni provenienti dallo stimolo e quelle relative alla propria espressione facciale.
E’ anche vero però che uno stimolo è sempre seguito da una valutazione cognitiva che permette di interpretarlo e dare un’etichetta all’emozione. Quanto descritto risulterà di più facile comprensione andando ad indagare le basi neurofisiologiche delle emozioni.

Le BASI NEUROFISIOLOGICHE delle EMOZIONI:
 

Darwin sosteneva che le emozioni erano innate e che le differenze culturali influenzassero solo la loro modulazione. In questo modo, in alcune culture, le emozioni possono essere “miniaturizzate” o “teatralizzate”, ma la struttura rimarrebbe identica. Per testare questa sua ipotesi Darwin mise a confronto le mimiche di soggetti appartenenti a gruppi etnici diversi. I risultati furono sorprendenti: tutti i soggetti presentavano le stesse mimiche per esprimere le stesse emozioni. Un africano poteva essere così in grado di cogliere dall’espressione l’emozione di un europeo, così come un indiano l’espressione di un australiano. Ekman, un ricercatore americano, ha voluto testare questa ipotesi andando a chiedere a soggetti provenienti da popolazioni diverse quale emozione esprimesse un individuo in una foto. Anche in questo caso venne dimostrata l’universalità delle emozioni.
Le emozioni maggiormente descritte per le loro mimiche facciali sono 7: rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa, disgusto/disprezzo, interesse.

Alla base di questa riflessione ci sono le MOTIVAZIONI, che sono i fattori dinamici che spiegano il perché del comportamento di un individuo.

 Il concetto di motivazione cerca di spiegare tre aspetti del comportamento. Innanzi tutto descrive che cosa ha fatto sì che un certo comportamento abbia avuto luogo, poi, descrive la relazione tra l’origine dello stimolo che ha portato al comportamento e la meta del comportamento stesso, ed infine,  permette di descrivere e interpretare le differenze di reattività tra gli individui.

Le motivazioni possono essere distinte per il loro livello di complessità in:

  • fisiologiche/primarie: spiegano un comportamento in relazione a spinte di base come la sopravvivenza (la fame, la sete, il proteggersi dal caldo o dal freddo)
  • psicologiche-cognitive/secondarie: spiegano un comportamento in relazione a idee, concetti (un ideale politico, religioso, modelli culturali e sociali).

Le motivazioni seguano un modello di crescita che si articola per fasi successive, dove ogni fase precedente deve essere soddisfatta per passare alle motivazioni di ordine superiore. Si ipotizza l’esistenza di 5 classi di BISOGNI:

  • bisogni fisiologici: sono i primi bisogni che si manifestano alla nascita e in ogni giorno della vita dell’individuo (per esempio il bisogno di cibo, di acqua, di dormire),
  • bisogni di sicurezza: sono i bisogni legati alla ricerca di protezione, sicurezza e vicinanza rispetto alle figure che accudiscono il bambino; si possono manifestare solo dopo che i primi siano stati appagati,
  • bisogni di amore e di appartenenza: sono i bisogni che rappresentano il desiderio di dare e ricevere amore, di sentirsi parte di un gruppo e cooperare con i suoi membri,
  • bisogni di rendimento e riconoscimento: corrispondono all’esigenza di sentirsi competenti e produttivi e di veder riconosciuti i propri meriti e le proprie capacità,
  • bisogno di realizzazione del sé: è la fase più elevata dello sviluppo nella quale gli individui possono vedere il più alto punto di crescita e la miglior applicazione delle loro capacità potenziali,

bisogno di trascendenza: consistono nel cercare di superare i propri limiti, andando oltre se stessi per sentirsi parte di un ordine più vasto divino.

I bisogni di ordine superiore hanno sempre alla base la soddisfazione di quelli inferiori. Una persona affamata non penserà ad altro che a procurarsi cibo rischiando anche di procurarsi del cibo dannoso o inquinato. In casi come questo le funzioni superiori vengono meno finché non si sia ristabilito un soddisfacimento delle necessità fisiologiche.

Queste riflessioni ci aiutano a capire come spesso alla base della NEVROSI, in generale, ma soprattutto in questo TEMPO in cui stiamo vivendo, vi è frustrazione dei bisogni e della mancanza di autorealizzazione.

In conclusione, il nostro sguardo dovrebbe rivolgersi più al nostro interno, e meno all’esterno, per poter attenzionare i nostri BISOGNI e recuperare l’equilibrio psico-fisico  fondamentale per il nostro benessere emotivo e cognitivo.