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Quanti ne vuoi se a intermittenza
La conferma viene dalla biochimica degli alimenti e dal processo di assimilazione della pasta, del pane e della pizza. L’esperto spiega come il controllo dei tempi e non le quantità, possa fare dei carboidrati amidacei la soluzione ai problemi di peso unito sempre
a una corretta educazione alimentare
Milano, 7 febbraio 2024 – Non si tratta del digiuno intermittente, ma piuttosto di uno stop dei carboidrati a base di amido, quelli più temuti per chi è a dieta. E’ come fare un pieno di energia senza pensare alle quantità di carboidrati, e senza smettere di mangiare per il resto della giornata.
E’ questa una delle regole del Metodo Bianchini che sta riscuotendo notevole successo.
“Esiste un meccanismo biochimico che limita il tempo di assunzione dei carboidrati amidacei, per intenderci quelli della pasta, del riso del pane e della pizza. Il tempo migliore per la migliore assunzione corrisponde al mattino, tra le 7 e le 8.30 e la spiegazione viene dalla produzione di cortisolo da parte del nostro fisico – interviene Paolo BIANCHINI, consulente nutrizionale e nutraceutico di Salò, e autore del metodo omonimo – che ha come picco questa fase della giornata. Lo scopo è quello di fornire al corpo l’energia di cui ha bisogno per affrontare la giornata. In questo modo è possibile elaborare a livello biochimico l’amido e quindi il glucosio di cui la pasta è composta. Diversamente provocherebbe un disequilibrio insulinico e relativa conseguenza infiammatoria sulle cellule oltre che un aumento di massa grassa”.
UNO STOP INTELLIGENTE SENZA RINUNCE A TUTTO IL RESTO E SENZA BILANCIA
“Il digiuno a intermittenza del mio Metodo riguarda solo i carboidrati amidacei, a cui molti dei miei pazienti non potrebbero mai rinunciare. Così facendo possono mangiarne in quantità illimitate con l’unica restrizione legata alla fascia oraria. Le proteine e gli altri carboidrati come quelli delle verdure continuano a esserci nel regime alimentare del mio Metodo già molto apprezzato. Perché apprezzato? Non si usa la bilancia, non si contano le calorie, non si assumono farmaci, non si acquistano prodotti particolari e non serve fare attività fisica. Di contro, oltre al digiuno intermittente di quei carboidrati – prosegue BIANCHINI – per via dell’azione immunosquilibrante di molte bevande, va evitato il latte, gli alcolici, le bibite, i succhi, le spremute, il caffè d’orzo e il ginseng. Un divieto che vale anche per i composti aggiunti quali zucchero e aceto. Nessuna restrizione sui condimenti e sulla scelta della cottura e c’è solo una preferenza per alcune proteine, insaccati e frutta fresca”.
QUAL E’ IL MECCANISMO BIOCHIMICO DEI CARBOIDRATI
“Non appena mangiamo carboidrati amidacei, vengono convertiti in glucosio che fa salire la glicemia e il pancreas è costretto a secerne l’insulina. Il pancreas non riesce a elaborare la quantità di zucchero e le molecole di glucosio e di insulina rimangono in circolo favorendo l’aumento del grasso addominale. Di conseguenza – continua BIANCHINI – le calorie per dare energia al corpo vengono meno quindi inizia a mancare il carburante. Il risultato è che nonostante i carboidrati vengano ingeriti, si depositano nel grasso corporeo ma non nutrono, per cui si è sempre più stanchi e affamati. Nel tempo si genera l’insulino-resistenza, cioè le cellule non captano più l’ormone e la glicemia continua a crescere. Questa è una delle principali cause del diabete tipo 2. Per questo motivo la quantità che può esser consumata è illimitata fino a senso di sazietà. Se l’alimento è biochimicamente favorevole non influisce la quantità assunta”.