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di Carmelo Micalizzi
Santa Maria di Gesù superiore in una inedita immagine ottocentesca.
Una carta topografica, anteriore al sisma del 1908, con la raffigurazione della chiesa di Santa Maria di Gesù superiore di contrada Ritiro, è un rinvenimento importante, forse un unicum1. Si tratta di un disegno a inchiostro di china ed acquerello giunto dal mercato antiquario, datato 1895 e firmato dall’ingegnere agronomo Giuseppe Pugliatti2. La carta misura cm. 33 X 26 e delinea, in scala 1:3000, il territorio in cui le fiumare Badiazza e San Michele convergono nella fiumara Giostra con i particolari delle alture, delle valli, della strada nova per Palermo3 e dei sentieri sulle pendici collinari. Un documento che, dettagliando la topografia della chiesa francescana e del convento subito dopo il terremoto del novembre 1894 e ben quindici anni prima del terremoto del 1908, si pone come fondamentale riferimento allorché si procederà a portare alla luce le strutture murarie del monastero dei frati dell’Osservanza francescana e del più arcaico impianto dei Bagnicelli4, fondati su preesistenti publica balnea di epoca romana5: una indagine archeologica, fortemente auspicata da decenni dagli organi di stampa e da qualche Istituzione, ma mai realizzata.
La pianta delinea la villa Arenaprimo, i caseggiati delle contrade Cavaliere e San Paolo, il ponticello sulla fiumara San Michele, la fornace Gentiluomo, la gebbia ad uso dell’ospedale di “isolamento” e altri particolari. È significativo il rilievo dentro la fiumara Giostra di vasti accumuli di terra, rappresentativi della scarsa cura dell’alveo, che hanno certamente favorito le periodiche esondazioni. Si nota, a sinistra, al margine della strada, una cappelletta e una piccola area cimiteriale di cui si è persa oggi la memoria e che può rimandare ai seppellimenti fatti durante l’epidemia di colera del 1887, causa di 2300 di morti in città, un centinaio nei casali di San Michele, Scala, Ritiro, che rese necessario lo scavo di piccoli cimiteri rurali6.
Il plesso monastico ha radici antiche. Si colloca lungo la traccia viaria sulla dorsale di scavalcamento di epoca preromana delle prime pendici collinari verso il litorale tirrenico. Il sito era noto, ancora agli inizi del secolo scorso, per le acque calde e solforose utilizzate dagli artigiani locali per la lavorazione del cuoio.
La presenza di un balneum di età romana fu segnalata da Placido Reina autore Delle notizie storiche della città di Messina7. Lo storico vi descrive un antico edificio con molti sedili uguali l’uno accanto all’altro murati in cerchio ciascuno di essi come in una nicchia presso cui scorrevano delle acque salutari.
Vi erano anticamente verso la contrada superiore di Santa Maria di Gesù [bagni salutiferi] chiamati li bagnicelli. Delle virtù dei quali perdutasi nel percorso del tempo la memoria, ne sono solamente rimasti i fondamenti dell’antico edificio ch’era, per quanto si può comprendere, ripartito in molti sedili uguali l’un a canto all’altro murati in cerchio, ciascuno di essi come in una nicchia. Veggonsi ancora lì per terra scorrere l’acque le quali in alcuni mesi dell’anno si sentono più calde che tutte le altre del nostro territorio mandando pure fuori un certo odore di zolfo d’altre cose minerali.
Anche il filologo olandese Johann Georg Graeve8, latinizzato Graevius , nella monumentale opera Thesaurus antiquitatum et historiarum Siciliae, collettanea sulla storia della Sicilia redatta in latino ad uso degli studiosi di ogni parte d’Europa, si sofferma sui balnea peloritani, vulgo balneola, trascrivendo la versione del Reina.
Alia olimerant balnea, vulgo balneola dicta, in superioris parte regionis, S. Mariae de Jesu vocatae. Horum vero successu temporis memoria paene intereeit, solaque supersunt fundamenta domus olim ibi exstructae. Quae quidem, quantum intellegi potest, in multas fedes contiguas, quamquam separatas, distributa erat, ac circulum referebat. Aquae adhuc ex terra ibi prorumpunt: quae quibusdam anni mensibus omnibus reliquis tractus nostri aquis calidiores sunt, ac odorem quemdam sulphureum aut huic cognatum spirant […].
L’argomento è ripreso da Antonino Mongitore9 autore Della Sicilia Ricercata nelle sue cose memorabili. Nel capitolo XIV il filologo palermitano svolge il tema De’ Bagni ed Acque minerali in cui dedica trenta pagine alle acque salutifere dell’isola annoverando, per il Valdemone, tre sorgenti termali: quelle di Alì sulla costa ionica, quelle di Castroreale sulla costa tirrenica e i Bagnicelli di Ritiro le cui falde sono descritte con un odore di zolfo e altra materia minerale.
Li bagni d’acque minerali e salutifere la rendono rinomata per tutta la Sicilia, specialmente quelle d’Alì, che vagliano a curare moltissime infermità come l’esperienza continuamente dimostra. Non fò qui parola degli altri bagni che anticamente intorno alla città vi erano come quelli di Santa Maria di Gesù Superiore (le cui acque al tempo del Reina servivano per li maestri che acconciavano i Cuoi) comecché ora sono quasi perduti.
Caio Domenico Gallo annota nell’Apparato agli Annali della Città di Messina10 la presenza delle acque sorgive ribadendone i benefici:
Li bagni d’acque minerali e salutifere la rendono [Messina] rinomata per tutta la Sicilia, specialmente quelle d’Alì che vagliano a curare moltissime infermità come l’esperienza continuamente dimostra. Non fò qui parola degli altri bagni che anticamente intorno alla città vi erano come quelli di Santa Maria del Gesù Superiore (le cui acque al tempo del Reina servivano per li maestri che acconciavano i Cuoi) comecchè ora sono quasi perduti.
Giuseppe Grosso Cacopardo11 nella Guida per la città di Messina,narra che in un fondo attiguo alla chiesa francescana si vedono i ruderi d’un antico edificio che serviva di bagno pubblico a causa di acque termali. Il letterato segnala il rinvenimento di un antico bassorilievo di marmo, significativo della remota frequentazione del sito, raffigurante tre fanciulle, una delle quali con un vaso versa acqua sul capo di un’altra mentre una terza la raccoglie in un bacile.
Nel 1897 Gaetano La Corte scrive in un suo breve saggio, La Chiesa di S. Maria di Gesù Superiore ed una statua di Antonello Gagino12, come ai suoi tempi fossero ancora visibili nella contrada avanzi delle antiche terme, di mura che per un vasto spazio del terreno costituivano l’edifizi e di un serbatoio in cui si immettevano tre acquedotti13. Lo storico spiega come il rilievo marmoreo, di cui si sono purtroppo perse le tracce, era stato rinvenuto innanzi un ingresso interrato, nella circostanza in cui si tentò uno scavosui ruderi completamente sepolti dall’alluvione del 1831.
Riguardo il cenobio dei Francescani Osservanti14, il sito ha avuto tre fondazioni. La prima nel 1166 secolo ad opera di monaci dell’Ordine del Carmelo giunti dalla Palestina15 che eressero una chiesa e un piccolo monastero posto sotto la giurisdizione di Santa Maria de Balnearia16 da Guglielmo II il Buono e dal vescovo cistercense Ubaldo Allucignoli, futuro papa Lucio III, legato apostolico in Sicilia nel biennio 1166-116717. A quei religiosi succedettero nel 1263 le monache dello stesso Ordine18. Nel 1425 il cenobio venne acquisito dai frati mendicanti francescani subentrati alle monache carmelitane trasferitesi in un monastero all’interno della città. Nei tempi successivi gli edifici religiosi furono più volte oggetto di restauri per la fatiscenza delle strutture e per le tracimazioni del torrente. I frati si prodigarono ad ampliare e abbellire chiesa e convento che, nella circostanza del colera del 1743, fu in parte adibito a lazzaretto19. Ulteriori rovine arrecarono i terremoti del 178320 e l’esondazione del 1831. I primitivi e cadenti fabbricati quattrocenteschi vennero distrutti nell’alluvione del 1855 (forse assieme al sepolcro di Antonello da Messina che si ritiene sia stato lì seppellito). Chiesa e convento vennero ricostruiti (seconda fondazione) ma un’ennesima alluvione, nel 1863, ne provocò la completa rovina21. Furono tuttavia riedificati (terza fondazione) sugli stessi spazi interrati dei precedenti, ripetendone la planimetria ma ad un livello più alto22. Il grande refettorio del convento venne trasformato in chiesa e questa ornata con marmi e frammenti architettonici provenienti dalla chiesa camilliana dei Crociferi dismessa per le leggi del 7 luglio 1866. I fabbricati furono danneggiati nel sisma del 1894, circostanza che forse motivò l’ingegnere Pugliatti a delineare la mappa. L’ultima, definitiva rovina del complesso religioso avvenne nel terremoto del 190823. Una semplice chiesa in legno fu eretta ad appena un mese dal sisma tra il convento e l’argine del torrente, con funzione vicaria della chiesa di Santa Maria dell’Arco fino alla sua elevazione a parrocchia nonostante ancora in baracca, nel 1921. Inaugurata da monsignor Angelo Pajno, si eresse nel 1934 la nuova chiesa che mantenne il titolo devozionale di quella antica, su di un terreno donato dal barone Francesco Marullo di Condojanni, sulla sponda opposta della fiumara, sede a tutt’oggi del secolare culto.
Nel 1989, durante i lavori per la realizzazione della strada vennero alla luce i ruderi dell’antico complesso conventuale. Nella circostanza la Soprintendenza di Messina effettuò una campagna di scavi che portarono alla luce un locale di sepoltura con sedili colatoi, il porticato del chiostro, un antico pavimento in cotto (di cui pare se ne siano perse le tracce), un largo pozzo, fregi e reperti marmorei che vennero avviati alla custodia presso il museo regionale. Da quell’evento – sono trascorsi trentacinque anni – nulla è stato fatto per il recupero del palinsesto archeologico anche a soli fini esplorativi. Nel frattempo la manutenzione del vasto complesso è stata gestita dai volontari della Fondazione di Partecipazione Antonello da Messina a cura del presidente Giuseppe Previti.
Si auspica pertanto che il ritrovamento della mappa realizzata da Giuseppe Pugliatti nel 1895 possa contribuire a sollecitare un fattivo interesse, anche un parziale recupero, della millenaria area archeologica.
NOTE
1 La piccola carta è l’unica immagine raffigurante la chiesa francescana allo stato di quindici anni prima del sisma del 1908. Cfr.: C. MICALIZZI, Un’inedita raffigurazione ottocentesca della Chiesa di Santa Maria del Gesù Superiore, in «Messina Medica», Speciale 2023, Messina 20 novembre 2023, pp. 18-19: compendio, senza note e senza bibliografia dell’articolo qui pubblicato con aggiunte e revisioni
2 Giuseppe Pugliatti (Messina 1875-1957)). Pugliatti, ingegnere agronomo, ha venti anni quando disegna la carta topografica: un documento di studio – pertanto – all’inizio del suo percorso di studi universitari
3 Messina e dintorni. Guida a cura del Municipio, Messina 1902, pp. 381-382: “La strada provinciale intesa Strada nova fu aperta dal 1826 al 1838 […]. Essa inizia all’estremo nord della città seguendo per buon tratto il torrente San Michele o San Francesco di Paola, rasente la località detta la Giostra ov’è tradizione abbiano avuto luogo le antiche giostre ed ove in varie epoche si sono scoperti marmi e ricordi vari”
4 A. MESSINA, Artigiani messinesi nei secoli XIII E XIV in Quellen und Forschungen aus italianischen Bibliotheken und Archiven, vol. 76, 1996; R. STARRABA, I diplomi della Cattedrale di Messina raccolti da Antonino Amico, «Documenti a servire alla storia di Sicilia», I, Palermo 1988, atto 147, a. 1324
5 C. MICALIZZI, Ritiro in «Questioni di Lingua», 19, «Messina medica», 2 dicembre 2019; IDEM, I bagnicelli di contrada Ritiro. Le terme romane e il “putridarium” francescano in «Questioni di Lingua», 36, «Messina Medica», 7 febbraio 2022; IDEM, Parco archeologico a Ritiro: si facciano campagne di scavi. Un’area dallo straordinario valore storico in «Gazzetta del Sud», a. 70, n° 51, 21.02.2022, p.9
6 G. TOMASELLO, Cholera morbus. L’ultima grande epidemia di colera a Messina, Messina 2016; D. DE PASQUALE, Il Gran Camposanto di Messina in Storie dell’altro blog, dariodepasquale.it, consultato l’11.11.2023; IDEM, Dal Gran Camposanto ai cimiteri rurali. Una scelta quasi obbligata, in Storie dell’altro blog, dariodepasquale.it, consultato l’11.11.2023; per il secolare impiego della contrada a luogo di cura, cfr.: C. MICALIZZI, Ritiro, in Questioni di Lingua, 19, «Messina Medica», Messina 2 dicembre 2019
7 P. REINA, Delle notizie istoriche della Città di Messina, Messina 1658, t. I°, p. 18
8 J. G. GRAEVIUS, Thesaurus antiquitatum et historiarum Siciliae, Leida 1723, vol. IX, p. 10
9 A. MONGITORE, Della Sicilia Ricercata nelle cose più memorabili, Palermo 1743, tomo II, p. 262
10 C.D. GALLO, Apparato agli Annali della Città di Messina, Messina 1755, p. 6
11 G. GROSSO CACOPARDO, Guida per la città di Messina, Messina 1841 (Ia ediz. 1826), p. 103; Idem, Gaetano Grosso Cacopardo, Opere. II. Scritti maggiori (1821-1841), a cura di G. Molonia, Messina 2007, p. 516
12 G. LA CORTE CAILLER, La chiesa di S. Maria di Gesù Superiore ed una statua di Antonello Gagino, Messina 1897
13 Messina e dintorni…, cit., p. 382: “Dietro il Convento, nella proprietà Cassisi, sono avanzi di antiche Terme ove furono rinvenuti, in varie epoche, dei marmi interessanti”
14 P. SAMPERI, Iconologia della gloriosa Vergine Maria protettrice di Messina, Messina 1644; F. ROTOLO, Gli Osservanti a Messina. qualche riflessione sulla fondazione di un convento e di una chiesa nel secolo XV in «Mediterranea. Ricerche storiche», n. 18, a. VII, aprile 2010, pp. 55-86
15Guglielmo di Sanvico, Chronica, 1291 ca.; A.M. MARTINO, Il commento della Regola nel Carmelo antico in «Ephemerides Carmeliticae» 02 (1948/1) 99-122
16 Messina e dintorni…, cit., p. 38: “A due chilometri, sul torrente, è l’ex Convento con la Chiesa di Santa Maria di Gesù Superiore nella contrada Ritiro già dei Minori Osservanti fondato dai Carmelitani nel 1166 ed ora ridotto dal Comune ad Ospedale delle malattie infettive”
17 L’abbazia normanna di Bagnara Calabra, con diploma di fondazione del 1085, nasce per volontà del conte Ruggero d’Altavilla. Arricchito dalla nobiltà normanna, il monastero aveva un vasto corpus feudale con grange in Calabria e nel Valdemone dove era annoverato il cenobio carmelitano del Ritiro di Messina
18 PIETRO DA EBOLI, Liber ad honorem Augusti, 1196; G.G. MERLO, Lucio III in «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 66 (2006)
19 C.D. GALLO, Annali della Città di Messina, Messina, l. V, pp. 328, 347; G. LA CORTE CAILLER, La chiesa di S. Maria di Gesù Superiore…, cit.: “Durante la peste del 1743, il Convento fu mutato in Ospedale, i monaci si ritirarono in altri luoghi religiosi, ma alcuni di essi rimasero in qualità di infermieri a servire gli ammorbati, e sette vi lasciarono la vita”
20 G. LA CORTE CAILLER, La chiesa di S. Maria di Gesù Superiore…, cit.: “Il tremuoto del Febbraio 1783 rovinava quasi al completo, e non lievi danni arrecava alle fabbriche dei Minori Osservanti, al Ritiro”
21 F. PERGOLIZZI, Dove fu sepolto Antonello, «Gazzetta del Sud», a. XXXIII, 3 agosto 1983, p. 3; S. TRAMONTANA, Gli Osservanti a Messina. Qualche riflessione sulla fondazione di un convento e di una chiesa nel secolo XV, in «Mediterranea Ricerche Storiche», XVIII (2010), pp. 55-87
22 N. PRINCIPATO, Il Quartiere S. Leone di Messina. Guida storico-artistica con glossario toponomastico di Aldo Di Blasi, Messina 1989, pp. 256, 261; F. GALLETTA, La lunga ecclissi. Notazioni, riflessioni e supposizioni intorno alla sepoltura di Antonello da Messina in Santa Maria di Gesù Superiore e nel rapporto con la città quattrocentesca, in A. ALTADONNA, M. MANGANARO, A. ANASTASI (a cura di), Trasformazioni urbane. Analisi e rilevamenti nella Provincia di Messina, Messina 2007, pp. 153-158; A. ALLEGRA, P. GIACOPELLO, La tomba di Antonello da Messina in «Agorà» 58-59, Catania 2017, pp. 15-20; P. GIACOPELLO, Antonello, l’Osservanza e Santa Maria di Gesù superiore in «Agorà» n° 71-74, Catania 2020, pp. 71-75,
23 P. GIACOPELLO, Indagini sulla storica chiesa di Santa Maria di Gesù superiore o extra moenia poi detta del Ritiro. Un intero “palinsesto architettonico” da svelare in Lo stato delle indagini sul sepolcro di Antonello da Messina a cura di L. Santagati in «Archivio Nisseno», Caltanissetta 2018, a. XII, n° 23, Supplemento, tomo II, pp. 7-20; N. PRINCIPATO, Il complesso di Santa Maria di Gesù Superiore dei Minori Osservanti e la sepoltura di Antonello da Messina. Analisi storica alla luce dei documenti e degli atti notarili in Lo stato delle indagini…, cit., pp. 27-33; G. PREVITI, I resti del convento di Santa Maria di Gesù superiore in Lo stato delle indagini…, cit., pp. 21-25; F. IMBESI, Indagini conoscitive e recupero di aspetti storici e architettonici nel monastero di Santa Maria di Gesù superiore di Messina in Lo stato delle indagini…, cit., 35-69; F. IMBESI, Antonello da Messina, rivelazioni e indagini sul monastero di Santa Maria di Gesù superiore in Lo stato delle indagini…, cit., pp. 76-83
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