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di Filippo Cavallaro
Demotivazione, rassegnazione, pessimismo, passività, tendenza a lamentarsi, sguardo rivolto al passato, ma anche il parlare altisonante, la verbosità nelle relazioni, voglia di viaggiare e di conoscere luoghi e persone diverse, queste, secondo Anastasio Majolino, le caratteristiche dei Messinesi nel suo “Lo stretto i miti e la psicologia dei messinesi” che tanti hanno acquistato in edicola con la Gazzetta del sud qualche anno fa.
Per lui “parlare dello Stretto significa riferirsi allo scenario naturale verso cui guarda la città, ma, soprattutto rapportarsi agli aspetti di tipo funzionale che ne derivano, e che sono relativi al tipo di rapporto stabilito dalla natura tra mare e terraferma. Un contesto naturale in cui l’esistenza di una particolare morfologia degli elementi che lo compongono determina tra le parti del territorio, costa siciliana e calabra, una netta soluzione di continuità: cioè la separazione creata dal mare, che conferisce al luogo, nel suo complesso, una configurazione di raccordo particolare”.
Paragona così lo spazio dello Stretto ad una sinapsi e Sicilia e continente a due neuroni. Alla stessa maniera troviamo a paragonare, del neurone, il neurotrasmettitore, la sostanza che contenuta in vescicole, viene riversata nello spazio intersinaptico per poi essere accolta dal neurone post-sinaptico, dove le vescicole sono i vari tipi di veicoli che portano in riva allo stretto persone, animali e merci che trovano altri mezzi marittimi per raggiungere la riva opposta ed esserne accolti.
Sempre secondo Majolino ” solo così può avvenire la trasmissione fisica dei pacchetti quantici di energia-informazione che, sotto forma di impulsi nervosi, arrivano dagli altri centri della rete neurale.”
Fa specie nel testo che poi parlando di messinesi si citano Martino, Pugliatti … valorizzando le caratteristiche della messinesità che addirittura si acquisisce e quindi troviamo citati anche La Pira e Quasimodo.
L’acquisizione è legata all’ambiente che nello stretto veicola come la sinapsi informazioni, e, tra le persone che vivono sulle rive dello stretto, anche quei contenuti psichici che sono stati elaborati e trasformati in messaggi operativi, azioni, comportamenti, narrazioni. Tutto questo grazie all’azione di mediatori, costituiti dai sistemi simbolici della mente in interazione tra loro, porta le persone a modificarsi con lo sviluppo della messinesità.
Nell’ambito dello Stretto questo accade per la naturale interruzione della terra per cui il percorso di un qualsiasi mezzo o essere che debba attraversarlo, viene obbligatoriamente impedito a causa dell’ostacolo rappresentato dal mare. Sarà a questo punto necessario risolvere il problema ricorrendo ad altre forme di trasferimento. Chi sa’ farlo potrà attraversarlo a nuoto, la maggioranza cercherà di approfittare di mezzi marittimi. Per il messinese questo è un automatismo, per cui riusciamo a sorprendere i “forestieri”, per noi lo stretto, non è un limite, non è un ostacolo, è una sinapsi, una struttura organizzata.
Quindi Gaetano Martino, di cui monumenti ed istituzioni onorano il ricordo, a Messina fu scienziato, cattedratico, rettore, uomo politico, diplomatico, statista e convinto europeista. In lui la messinesità ha raggiunto livelli altissimi per il suo eccletismo, la capacità comunicativa, lo spirito di solidarietà, svolgendo ruoli di mediazione tra persone e culture diverse.
Poi Salvatore Quasimodo tra i messinesi di adozione, con Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira frequentò L’Istituto tecnico Jaci. Insieme animarono i circoli culturali cittadini con entusiasmo, spronandosi reciprocamente per costruire una solida formazione umana a cui aggiungere la formazione culturale, scientifica o artistica. Proprio quest’ultima, nella poesia, venne coltivata da Quasimodo che lo portò nel 1959 al Nobel per la letteratura.
Dove esiste uno stretto/sinapsi c’è un collegamento, esiste un’organizzazione che continuamente provvede a veicolare nei due sensi persone, macchine ed animali giorno e notte, anche premi Nobel ed insigni europeisti sempre.