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di Marinella Ruggeri
La Festa della Liberazione italiana ci propone una riflessione sulla libertà in senso ampio. Una condizione interiore che si acquisisce nel tempo ed è alla base anche delle relazioni, in particolare in ambito psico-terapeutico.
Il 25 aprile di ogni anno si celebra un anniversario molto significativo nella storia italiana, in questo giorno, la parola”libertà” ritorna spesso nei discorsi istituzionali e non solo. Un concetto molto ampio, quello della libertà, che riguarda tutti e che si può declinare in mille modi diversi; per un bambino può significare essere libero di giocare con i compagni, per un anziano può significare essere libero di poter soddisfare solo se stesso, per un adulto, può rappresentare un tempo della settimana in cui, fuori dal senso del dovere può coltivare una passione.
In realtà, la libertà è una condizione interiore, che si acquisisce gradualmente nel tempo, spesso confusa con libertinaggio, pertanto assumere la consapevolezza del vero significato di questa parola, può richiedere, se necessario un aiuto esterno.
In psicologia rappresenta un concetto-chiave alla base della relazione terapeutica. Possiamo pensare al concetto di libertà riferendolo alla possibilità di esprimersi liberamente nella stanza di terapia, in cui poter esternare le proprie emozioni, fantasie, bisogni, desideri, disagi, e il tutto, in libertà, in una situazione protetta, nella quale si viene ascoltati e accolti senza giudizio da parte del terapeuta. Questo, rappresenta le fondamenta di una relazione terapeutica.
L’alleanza terapeutica inizia proprio dalla libertà di espressione.
Nella relazione terapeutica la persona si trova ad assumere un ruolo attivo nel proprio processo di crescita e di consapevolezza; psicoterapeuta e paziente diventano così entrambi poli attivi di questo viaggio che percorrono insieme, ognuno col proprio ruolo: il paziente condividendo il suo mondo interno, il terapeuta attraverso una restituzione delle diverse dinamiche che man mano emergono e aiutando a far emergere gli strumenti e le risorse interne inespresse con l’obiettivo di rendere la persona attiva nello sviluppo del suo benessere psicologico.
Libertà è anche interagire diversamente con gli altri. Senza imputare a terze persone colpe che non hanno, ma assumendosi le proprie responsabilità. E’ realmente possibile sperimentare un senso di libertà, attraverso una conoscenza più profonda di sé stessi e una maggiore consapevolezza della strada di vita percorsa .
Un uomo o una donna libera, infondono pace ed equilibrio intorno a loro, manifestano il coraggio di chiedere scusa dove serve, di esprimere le loro idee dove è scomodo farlo, di ringraziare dove nessuno se lo aspetta, perché ormai tutto è scontato. Chi è libero non ripone aspettative sugli altri e, per questo motivo, diventa testimonianza di saggezza, di maturità, di forza.
La libertà raggiunge l’apice quando si arriva a riconoscere quelle catene invisibili, quegli aspetti inconsapevoli che facevano rimanere ancorati a una condizione di sofferenza; una volta individuate, è possibile innescare il cambiamento, creando nuove modalità di esprimersi che aiuteranno ad apprezzare di più sé stessi e l’ambiente che ci circonda.
La libertà trova le sue radici nella nostra mente, nelle nostre emozioni, nel nostro cuore, nel profondo della nostra anima e nel nostro essere.
Spesso la nostra coscienza non è totalmente libera da catene e attaccamenti, il che condiziona i nostri pensieri e il modo di vedere e capire il mondo. Quel che è certo è che, per la maggior parte delle persone, la libertà radica in altri concetti, molto spesso più astratti che questi, come il sentimento di appartenenza, le barriere fisiche o il fatto di vivere in un luogo piuttosto che in un altro. Non abbiamo dubbi sul fatto che si vive molto meglio in stati democratici, piuttosto che sotto una ferrea dittatura che controlla l’individuo. Tuttavia, in realtà, questo ci rende liberi?
Un grande esempio di libertà è stato Aleksei Navalny che pur essendo prigioniero, è stato capace di scegliere la libertà di restare fedele a se stesso, denunciando un governo repressivo, pur sapendo che sarebbe stato torturato e avrebbe patito grandi sofferenze; ha pagato il prezzo più alto per aver difeso la libertà di espressione. Quest’uomo è stato più libero di tanti di noi, che non siamo sotto un regime repressivo, ma siamo annebbiati mentalmente, e incapaci di vivere senza dipendenze e condizionamenti.
Vale a dire, è più libera una persona vittima di un sistema politico e sociale determinato o forse qualcuno che, qualsiasi sia il luogo d’origine o quello in cui ha la fortuna o meno di vivere, si sente libero dalle convenzioni? Noi diremmo che oggigiorno siamo tutti capaci di creare la nostra propria prigione, e per questo, è indifferente dove viviamo. Questo significa che, anche se siamo nati nel luogo più liberale del mondo, possiamo creare catene tanto forti con il semplice uso della nostra mente e del nostro cuore, che non libereranno mai i nostri piedi, le nostre caviglie e il nostro petto. Al contrario, chi sogna, chi crede in se stesso e formula le sue idee personali, chi legge, sperimenta, cerca di comprendere, ama, si entusiasma ed è capace di creare, da qualsiasi luogo provenga, si sentirà libero.
In realtà, la vera libertà è quella che giace all’interno del nostro cuore, nei nostri pensieri, nelle nostre emozioni e nei nostri sogni.
Solo noi, qualsiasi cosa sia scritta sul nostro documento d’identità, siamo capaci di sentirci davvero liberi. Per caso una persona che intraprende una relazione tossica è libera? Rende liberi morire per amore e non essere capaci di reagire? Siamo davvero liberi quando ostentiamo un lavoro che non sopportiamo? Siamo liberi, quando fuggiamo dalle nostre responsabilità o perdiamo l’occasione di cambiare schemi predefiniti, in nome del rispetto di un’altra persona, che inaspettatamente, la vita ci fa incontrare? Siamo in grado di comprendere che l’altro ha un valore superiore ai nostri schemi, che in quanto tali non ci rendono liberi?
In realtà, la libertà inizia da se stessi. Solo se diventiamo capaci di sentire, di emozionarci, di innamorarci, di sognare, di cercare altre prospettive di vita, di reagire alle critiche positive e costruttive, di cercare tutte le facce di una stessa moneta o di gridare dall’interno, stiamo già facendo un grande esercizio di libertà. E possiamo essere sicuri del fatto che, solo, nella solitudine della nostra mente, siamo davvero liberi. Non importa cosa dicono le persone che ci circondano, quello che una determinata fazione politica ci faccia credere, quello che i mezzi di comunicazione e i dittatori vogliono controllare, perché dentro di noi, possediamo tutta la libertà del mondo per essere UNICI.
La nostra capacità di sognare, di immaginare, di credere, di vedere, di interpretare, di essere quello che siamo, è qualcosa di cui mai nessuno potrà privarci se ci crediamo davvero.
Pertanto, non dobbiamo rincorrere la libertà in spazi fisici, nazionalità o territori, ma dobbiamo cercarla dentro di noi, nel nostro pensiero, nelle nostre capacità di critica, nelle nostra volontà, nelle nostre idee, nelle nostre emozioni, nei nostri sentimenti, perché solo lì, la possiamo trovare allo stato puro, senza macchie e con tutto il suo significato.
Solo quando piangiamo per una poesia, quando ci emozioniamo davanti ad un alba, ad un tramonto, alla scena di un film; quando ridiamo di ciò che ci circonda, quando non smettiamo di sognare una meta, possiamo restare fedeli ai noi stessi, e, solo così saremo capaci di trovare la vera libertà, nell’unico vero luogo in cui la possiamo trovare: dentro NOI STESSI.
Pertanto , questo anniversario del 25 aprile, diventa monito per impegnarci ogni giorno, a trovare la nostra libertà, a costo della vita, perché certamente, per ognuno di noi, l’idea di poter un giorno morire senza essere mai stato libero , è come non aver vissuto fino in fondo!