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di Filippo Cavallaro
Profittare di un aiuto per superare un problema è sicuramente intelligente.
Utilizzare un ausilio per una difficoltà motoria è scoprire un mondo.
Questo è stato quanto mi capitava domenica scorsa quando per una escursione sull’Etna ho usato per la prima volta le ciaspole.
È stato impegnativo imparate ad indossarle ed ancora di più ad usarle correttamente.
Quattro cadute nella prima ora, poi appreso il modo di utilizzo ho potuto godermi una giornata di neve tra le betulle dei monti Sartorius.
La storia di Giovanni, il protagonista del romanzo “Vita avventurosa di un’acciuga cantabrica” scritto da Lucio di Cicco per l’Orma editore, è un continuo imparare nuove attività restando sempre legato all’essere un marinaio. Alla stessa maniera sulla neve con le ciaspole ho dovuto imparare nuovamente a camminare, in quanto lo schema motorio che mettevo in atto, quello usato quotidianamente, era sbagliato.
Le ciaspole danno una maggiore superficie su cui distribuire il peso che se andasse sui circa 300 cm² della pedata sprofonderebbe nell’oltre un metro di neve, che ricopriva tutto. La superficie si triplica ma obbliga a tenere le gambe divaricate portando sicuramente ad una riduzione della velocità, divenendo, inoltre, un ostacolo, in quanto se capita di sovrapporne una parte, ci si procura uno sgambetto, finendo per terra. Questo fu ciò che mi capitò due volte nei primi 10 minuti con un simpatico morbido tuffo sulla neve.
A terra scoprii che era cambiato il baricentro, non riuscivo a trovarlo per rialzarmi, e grazie a due amici, da questa prima caduta, sono riuscito a rimettermi in piedi. La seconda volta per rialzarmi ,ho fatto una manovra differente, passando in ginocchio e caricando lateralmente su un piede ed i due bastoncini.
La terza caduta fu dettata dalla struttura della ciaspola, che ha sotto dei chiodi ed un puntale tipo ramponi per cui si deve sollevare e staccare dalla superficie, altrimenti si resta attaccati al suolo. Mi ero spostato lateralmente a passettini, le ciaspole restando incollate alla superfice ho perso l’equilibrio e giù per terra. Anche qui è stato impegnativo rialzarsi ma sono riuscito a farlo sempre lateralmente senza aiuto.
Dopo un po’ in una radura di neve soffice pensando di poter fare una foto al gruppo di amici la quarta caduta. Per inquadrare con il telefonino il gruppo e dare valore allo sfondo avevo provato ad andare indietro e qui la scoperta che le ciaspole si aprono totalmente restando posteriormente ancorate alla neve. Arrivato per terra ho potuto scattare la foto con lo sfondo desiderato.
Il marinaio Giovanni in Patagonia comprende che le geografie, le culture, … le vite sagomano dei limiti, dei confini ben definiti. Impossibili da attraversare.
Impossibili per tutti tranne che per uno straniero. Solo lui che per sopravvivere aveva cambiato tante identità era la persona giusta, “lo straniero”, che poteva scegliere liberamente da che parte stare … quale sorte accettare o rifiutare. … “Solo lo straniero ha il cuore puro di un bambino con dentro la testa tutta la furbizia del vecchio volpone.”
Così per me quest’esperienza di un corpo abituato a trovare il baricentro malgrado le variazioni di attrito, pendenza, ampiezza, altezza, appoggio, ritmo, velocità, sussidi ed ausili. Di fronte alla nuova condizione motoria, una alienazione, il corpo, il mio solito corpo, mi ha permesso di elaborare per tentativi ed errori la strategia che per il resto della giornata mi ha permesso di muovermi sul manto nevoso. Non andavo a marcia indietro, alzavo completamente la ciaspola dal terreno, mi muovevo con spostamenti lenti rispettando la distanza tra le gambe utile a non sovrapporre le ciaspole. Da una condizione di disabilità motoria con le ciaspole ero in grado di gestire la nuova dimensione ed esercitare delle nuove abilità apprese nel muovermi con una attrezzatura utile per raggiungere luoghi meravigliosi.
Nel romanzo Giovanni scopre di avere una missione da compiere, lo chiama “piano d’azione”, un progetto di vita che non si allontana mai da ciò che si è “perché ognuno sta dove deve stare e non può fare niente di diverso da quello che deve fare”.