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Analisi della Fondazione Gimbe: la sanità si avvia verso la privatizzazione

Analisi della Fondazione Gimbe: la sanità si avvia verso la privatizzazione

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Nel gennaio 2019, con il report sulla sanita’ integrativa e con l’ audizione parlamentare nell’ ambito della “Indagine conoscitiva in materia di fondi integrativi del Servizio Sanitario Nazionale”, la Fondazione GIMBE ha invocato un riordino legislativo per restituire alla sanita’ integrativa il suo ruolo originale, ovvero rimborsare esclusivamente prestazioni non incluse nei LEA, evitando che il denaro pubblico, sotto forma di incentivi fiscali, alimenti i profitti dell’ intermediazione finanziaria e assicurativa. Con il 4° Rapporto GIMBE sulla sostenibilita’ del Servizio Sanitario Nazionale la Fondazione ha confermato che l’ espansione incontrollata del cosiddetto “secondo pilastro” rientra tra le determinanti della crisi di sostenibilita’ del SSN.

“In un momento di gravissima difficolta’ della sanita’ pubblica – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – pesantemente segnata dalla carenza e dalla demotivazione del personale, non e’ accettabile che le agevolazioni fiscali destinate a fondi integrativi e welfare aziendale favoriscano la privatizzazione del SSN. I dati documentano infatti che siamo di fronte alla progressiva espansione di un servizio sanitario “parallelo” che sottrae denaro pubblico per alimentare anche profitti privati, senza alcuna connotazione di reale “integrazione” rispetto a quanto gia’ offerto dai livelli essenziali di assistenza”. “Finalmente da quest’ anno – spiega il presidente – sono disponibili i dati ufficiali dell’ Anagrafe dei Fondi Sanitari Integrativi mantenuta dal Ministero della Salute e soprattutto gli importi relativi alle detrazioni e deduzioni di imposta presentati dall’ Agenzia delle Entrate nel corso di un’ audizione parlamentare e ripresi dal Rapporto della Corte dei Conti 2019 sul coordinamento della finanza pubblica”.

Le analisi effettuate dalla Fondazione GIMBE su varie fonti documentano per l’ anno 2017: 322 fondi sanitari integrativi attestati dal Ministero della Salute; 10.616.847 di iscritti ai fondi di cui il 73% lavoratori, il 22,3% familiari e il 4,7% pensionati; 85% dei fondi sanitari riassicurati e/o gestiti da compagnie assicurative; 40% dei contributi versati erosi da costi amministrativi, oneri di riassicurazione e utili delle assicurazioni; 2.329 milioni le risorse utilizzate per rimborsare prestazioni agli iscritti; 32% la percentuale di risorse destinate a prestazioni integrative quali odontoiatria e long term care; 11.164 milioni l’ ammontare dei contributi versati ai fondi portati in deduzione da persone fisiche per una spesa fiscale complessiva di 3.361 milioni, considerando un’ aliquota IRPEF media del 30%; 2.053 milioni l’ ammontare dei contributi versati da datori di lavoro/societa’ di capitali, per una spesa fiscale complessiva di 493 milioni, considerando l’ aliquota IRES del 24%.

Ai 3.854 milioni di spesa fiscale per fondi sanitari bisogna aggiungere il mancato gettito fiscale per i premi di risultato previsti dal welfare aziendale. Su questo, in assenza di dati ufficiali dall’ Agenzia delle Entrate, la Fondazione GIMBE ha stimato per il 2017 un importo di circa 311 milioni sulla base dei seguenti dati: 2.038.647 lavoratori hanno percepito premi di risultato; 1.270 stima del premio di risultato individuale medio; 40% dei servizi di welfare aziendale riguardano forme di sanita’ integrativa; 1.036 milioni il totale dei premi di risultato, per una spesa fiscale complessiva di 311 milioni, considerando un’ aliquota IRPEF media del 30%.